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Atletica, il giorno di Tamberi vs Barshim ai Mondiali. Osakue può stupire, Folorunso insegue la finale

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Gianmarco Taberi

Quattro azzurri in finale, altri a caccia dell’exploit: è una notte da vivere tutta d’un fiato, la quarta dei Mondiali di Budapest che per l’Italia è soprattutto la “notte di Gianmarco Tamberi”. Il campione olimpico prova a salire sul podio che ancora gli manca alla collezione per chiudere il cerchio e per dimostrare che la scelta di cambiare allenatore fatta ad inizio stagione ha portato i suoi frutti.

Gianmarco Tamberi, dopo avere sofferto tantissimo in qualificazione, può confermare una condizione ottimale e ha tutte le carte in regola per puntare al podio. Assieme a lui in finale ci sarà il redivivo Marco Fassinotti, per il quale una tra le prime otto posizioni non è impossibile da raggiungere e sarebbe risultato di grande prestigio nell’anno del rilancio. L’avversario numero uno del marchigiano è sempre lui, il tre volte campione del mondo Mutaz Essa Barshim, qatarino che, ha condiviso con l’azzurro l’oro olimpico a Tokyo e che quest’anno ha scavalcato 2,36 contro i 2,34 dell’italiano. Possono essere della partita il talento USA JuVaughn Harrison (2,35 in stagione), il solido coreano Woo Sang-hyeok, l’ucraino Protsenko il tedesco Potye e l’australiano Starc che non ha impressionato il qualificazione ma oggi è un altro giorno.

Non ci sono azzurre in gara nei 100 ostacoli che iniziano il loro percorso. La campionessa olimpica Tobi Amusan, fermata inizialmente per aver saltato tre controlli, ha ottenuto da Athletics Integrity Unit il permesso di gareggiare. L’alternativa ad Amusan è la portoricana oro olimpico Jasmine Camacho-Quinn ma attenzione alle statunitensi Nia Ali e Kendra Harrison e alle giamaicane Megan Tapper, Danielle Williams, già d’oro otto anni fa, e alla 21enne Ackera Nugenta, oltre all’elvetica Ditaji Kambundji e alla polacca Pia Skrzyszowska.

Tre gli azzurri a caccia della semifinale negli 800 maschili, Simone Barontini, Catalin Tecuceanu e Francesco Pernici, tutti con le carte in regola per superare almeno il primo turno, mentre sarà molto complicato (non impossibile) vedere un azzurro in finale. Il favorito numero uno è il campione mondiale uscente e anche quello olimpico in carica, il keniano Emmanuel Korir. A completare una batteria di keniani di altissima qualità il 19enne Emmanuel Wanyonyi, Kipngetich e Ferguson Rotich. Attenzione soprattutto agli algerini  Slimane Moula e Djamel Sedjati (argento un anno fa), splendidi finisseur, al 21enne Mohamed Ali Gouaned, al canadese Marco Arop, bronzo a Eugene, agli statunitensi Hoppel e Murphy, agli australiani Joseph Deng e Peter Bol, ai giovani ma già rodati britannici Max Burgin e Ben Pattison, oltre al più esperto e solido Daniel Rowden, ai francesi Benjamin Robert e Gabriel Tual, agli spagnoli Ben, Ordonez, Attaoui e Mariano Garcia e al bosniaco di stanza in Italia Amel Tuka.

Per l’Italia nella finale del lancio del disco c’è Daisy Osakue che, conquistato il posto tra le prime 12, può entrare in pedana senza particolari pressioni e provare ad avvicinare il record italiano che le servirebbe per disputare i tre lanci di finale. La statunitense Valarie Allman è la favorita e ha anche il dente avvelenato dopo che Feng Bin l’ha battuta in casa. La cinese ha le carte in regola per riprovarci. Da non sottovalutare l’olandese Jorinde Van Klinken, la highlander serba Sandra Perkovic e le tedesche Pudenz, Craft e Vita concludono il lotto delle aspiranti al podio.

Nei 400 ostacoli donne, dove si disputano le semifinali, occasione da prendere al volo per l’olandese Femke Bol che cercherà di approfittare dell’assenza di Sydney McLaughlin-Levrone, alle prese con un problema al ginocchio. Da tenere d’occhio le statunitensi Shamier Little, l’ex-primatista mondiale Dalilah Muhammad (dal 2016 sempre a podio tra Mondiali e Giochi Olimpici) e Anna Cockrell e le giamaicane Andrenette Knight, Janieve Russell e Rushell Clayton.

C’è il ritrovato Davide Re a caccia di un risultato di prestigio nelle semifinali dei 400 metri maschili che si preannunciano spettacolari con grandi interpreti ed incertezza e una sfida che sembrava ristretta a due atleti ma che con le batterie si è allargata in chiave podio. Si preannuncia battaglia su altissimi livelli tra il rappresentante delle Bahamas Steven Gardiner e il sudafricano primatista mondiale Wayde Van Niekerk, tornato protagonista dopo i problemi fisici delle ultime due stagioni. Non mancano gli outsider di lusso, a partire dal norvegese Ingvaldsen che ha impressionato in batteria, passando per il botswaniano Ndori, l’esperto grenadino Kirani James che fu campione del mondo (2011) e argento un anno fa. In casa Usa non ci sarà il campione in carica Michael Norman fermato dai problemi fisici, ma Norwood e Hall, che non hanno rubato l’occhio in batteria, potranno provarci, così come i giamaicani Bailey e Watson e il britannico, bronzo uscente e due volte campione continentale, Matthew Hudson-Smith.

C’è una sorprendente e pimpante Ludovica Cavalli al via della finale dei 1500 che si preannuncia incertissima. La keniana Faith Kipyegon ha migliorato il record del mondo in stagione con 3’49”11 e va a caccia del terzo titolo iridato ma, a proposito di triplette, l’olandese primatista d’Europa e oro olimpico e mondiale sulla distanza Sifan Hassan dopo la caduta nei 10000 vuole tornare a salire sul podio iridato, possibilmente sul gradino più alto. Attenzione anche al contingente etiope, con Birke Haylom e Diribe Welteji, all’altra keniana Nelly Chepchirchir, all’australiana Hull, alla scozzese Laura Muir (argento olimpico e bronzo a Eugene) e la statunitense McGee.

In chiusura di serata si assegna il titolo dei 3000 siepi senza azzurri che avevano abituato bene i tifosi azzurri nelle ultime stagioni e che stavolta non hanno risposto presente alla chiamata iridata. Va in scena la battaglia attesa tra i due protagonisti annunciati, il marocchino Soufiane El Bakkali (oro olimpico) e l’etiope Lamecha Girma, che con 7’52”11 ha ritoccato il primato mondiale quest’anno e che vorrebbe rompere la maledizione dell’argento (due iridati e uno olimpico in bacheca). Il Kenya ci prova con Abraham Kibiwot, Leonard Bett e il fenomeno 20enne Simon Kiprop Koech, che a breve potrebbe riportare in alto il suo paese. L’Etiopia può provarci anche con Getnet Wale.

Foto Lapresse

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