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Tiro a segno, il piatto piange per l’Italia ai Mondiali. Cosa serve per tornare in carreggiata

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I Mondiali 2023 di tiro a segno sono andati in archivio emettendo i loro verdetti. L’evento planetario tenutosi a Baku, in contemporanea con le gare iridate di tiro a volo, ha assegnato medaglie e pass olimpici verso Parigi 2024 facendo emergere dei trend importanti, soprattutto in termini di punteggi e precisione. Andiamo ad analizzarli.

Sparare bene, con un punteggio mediamente alto, non basta più. Per garantirsi di essere nei migliori otto o sei delle varie specialità, ottenendo l’accesso alle finali, occorre una precisione tecnica e mentale di altissimo lignaggio.

Così come per il tiro a volo, la qualità si è alzata dal post Tokyo 2021, per diversi fattori: dalla possibilità di gareggiare ed allenarsi con costanza, ormai da 18 mesi, per tutti i contingenti mondiali, al fatto che tanti interpretino le sessioni di qualifica in modo molto più rapido rispetto al passato andando a lavorare sulla possibile pressione da indurre verso i tiratori contigui sulle linee di tiro; oltre che ai cambi di regolamento, come ad esempio il numero di colpi della gara di carabina 3 posizioni, sceso da 120 a 60 colpi.

E l’Italia a che punto è? In questo momento bisogna essere onesti: il piatto azzurro piange. Al momento l’unica carta olimpica contingentale è stata ottenuta da Danilo Dennis Sollazzo, nella gara di carabina 10m al maschile dei Mondiali 2022. Il differenziale attuale di pass olimpici, rispetto a Tokyo, recita di un pesantissimo -6 quote, anche se nei prossimi 10 mesi vi saranno delle occasioni per cercare di risalire un po’ la corrente.

Ai Mondiali 2023, solo Edoardo Bonazzi è stato in grado di trovare l’accesso alla finale, peraltro sempre nella stessa specialità di Sollazzo: la carabina 10m uomini.

Cosa serve per cambiare passo? Crescere di livello ovviamente andando a lavorare sulla costanza, perché agli azzurri e alle azzurre non è che manchi la tecnica di sparo. Far registrare punteggi alti, in serie, deve diventare un’abitudine e non il frutto di una prova sporadica dove tutto va bene, anche perché poi in finale la “casualità” quasi sempre non paga.

Il caso più eclatante? Quello del comparto di pistola maschile. Paolo Monna e Federico Nilo Maldini, dai 10m, e Riccardo Mazzetti, nella pistola automatica da 25m, hanno disputato dei Mondiali tutt’altro che pessimi, chiudendo rispettivamente in 19esima, 22esima e 23esima piazza, eppure non sono riusciti ad alzare la loro asticella per trovare quei due, tre punti in più per stare al passo del gotha planetario.

Ecco la distanza attuale da recuperare: 2-3 punti che all’Italia in questo momento mancano per figurare non come riferimento assoluto, ma come nazione da temere in maniera continuativa, al di là delle punte di diamante.

I 628 punti e spiccioli delle gare di carabina ad aria compressa devono diventare dei 630, i 580 della gara di pistola automatica dovranno trasformarsi in 583 e così via. Solo così si potrà arrivare a Parigi con un contingente “atteso” di atleti (almeno 3 o 4).

La risposta come sempre sul campo, direttamente dalle linee di tiro, in vista dei prossimi appuntamenti in calendario: dalle prove della Coppa del Mondo 2024 ai Campionati Europei a 10m che si terranno in Ungheria a fine febbraio-inizio marzo, senza dimenticare il torneo finale di qualificazione olimpica, in programma a Rio de Janeiro a metà aprile.

Foto: UITS

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