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Da Melbourne a New York, Musetti fuori al 1° turno. Una solidità tecnica e mentale ancora da trovare sul cemento
Cemento outdoor difficile da digerire? Il responso è stato questo per Lorenzo Musetti in questo 2023 di alti e bassi. Il carrarino si augurava di fare molta più strada agli US Open di New York. Le proprie sensazioni alla vigilia erano buone, anche perché a detta sua i campi sono più lenti rispetto all’anno scorso e meglio si prestano al suo tennis che ha apertura abbastanza ampie.
Purtroppo, però, come era accaduto a inizio anno a Melbourne contro il sudafricano Lloyd Harris nel primo turno degli Australian Open, si è replicato il medesimo riscontro: sconfitta al quinto set. Tuttavia, ci sono delle differenze: in Australia, Musetti aveva vissuto un mese travagliato, per il problema alla spalla nel corso della United Cup e per di più il suo coach, Simone Tartarini, ebbe un malore (attacco di panico) e non era presente nel corso del match citato.
Nella partita di ieri contro il francese Droguet (n.171 del mondo), proveniente dalle qualificazioni, i presupposti erano molto diversi, ma nella sostanza il tennis di qualità del toscano non si è visto. Di contro, si sono notati i soliti problemi attitudinali di Lorenzo, che poi hanno inevitabilmente dei riflessi sul suo tennis. Un giocatore contratto e incerto il classe 2002 del Bel Paese, non in grado di far viaggiare la palla come si dovrebbe e molto falloso. I numeri da questo punto di vista sono stati impietosi: 13 doppi falli e 67 errori non forzati.
In uno stato del genere anche le criticità tecniche, evidenziate dalla superficie, si sono acuite. Il riferimento è alla poca incidenza alla risposta e all’incapacità, salvo qualche raro caso, di ottenere punti con colpi anticipati, oltre alla scarsa incisività al servizio. Aspetti su cui dovrà riflettere Lorenzo con il proprio tecnico perché, se le sue aspettative sono quelle di entrare in top-10, non si può prescindere dall’avere una certa continuità di alto livello nel proprio tennis.
Foto: LaPresse