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Coppa Davis, calendario assurdo con i gironi delle Finals 2 giorni dopo gli US Open. Un format che va rivoluzionato
Che della calendarizzazione della Coppa Davis ci si lamenti in maniera abbondante non è fatto nuovo: anche con il formato noto fino al 2018 compreso si faceva fatica a collocare le varie fasi della competizione a squadre maschile, che arrivava alternativamente dopo Wimbledon oppure, più spesso, dopo gli US Open. Il problema è stato ulteriormente riproposto dalle ultime edizioni: dopo la quasi “tabula rasa” a due settimane della prima versione dell’ormai non più presente accordo ITF-Kosmos, i gironi sono stati separati dalle Finals. E piazzati subito dopo l’ultimo Slam dell’anno.
Diverse conseguenze si sono avute già nel 2022: Jannik Sinner molto al di sotto del suo potenziale, Carlos Alcaraz pure, le difficoltà di Taylor Fritz e Cameron Norrie (in epoca top ten). Quest’anno il discorso si è ampliato ed è andato direttamente a portare lontani praticamente tutti i top ten in grado di partecipare: al momento sono confermati solo Novak Djokovic, che però arriva dalla finale degli US Open vinta e quindi genera più di un dubbio circa la propria presenza, e Frances Tiafoe, che è invece confermato nel ruolo di punta degli USA. Certo, per Djokovic c’è anche un discorso diverso: un anno fa si era fidato dei suoi compagni per il raggiungimento delle Finals, mentre lui era in altre faccende affaccendato, e invece il Canada tolse alla Serbia quello spot.
Il problema nasce dal fatto che, invece che al venerdì, qui si parta già dal mercoledì per alcuni e dal martedì per altri. Non è certo l’unico fatto da rilevare, nel senso che la formula in quanto tale è nell’occhio del ciclone di tanti. Non va dimenticato, del resto, che il format originale si è trasformato in un enorme problema economico per chi aveva ideato tutto questo tramite la riforma del 2018. Dal sistema turno di qualificazione-Finals in sede unica si è passati al triplicare le sedi, fino all’adozione dei gironi “staccati” da quelle Finals che sembravano in volo verso Abu Dhabi, se non ci fosse stata un’autentica ribellione di gran parte delle parti in causa, giocatori in testa, sufficiente a far ripiegare verso la Spagna, che è sempre stata il vero fulcro di tutto. Del resto, basti vedere le varie sedi delle Finals: Madrid e poi Malaga, con gironi a Valencia. Anche nel novero delle selezioni impegnate nei gironi, e dunque con chance di giocare almeno una volta in casa, questo è un caso unico: la Spagna non gioca un match in trasferta dal 2019 compreso (l’ultima è stata la semifinale persa a Lilla con la Francia nel 2018, con il vecchio format).
Calendario Coppa Davis 2023: orari e date Finals, programma, tv, streaming, sedi dei gironi
Sono tanti i problemi che andranno risolti verso quella che sarà l’edizione 2024, di cui pure si sa poco e nulla a causa del men che spettacolare strappo ITF-Kosmos con annesse vie legali. La collocazione in termini di date è una: probabilmente è più ideale la scelta di un periodo che sia più lontano di almeno una settimana rispetto agli Slam, dovendo usare quelli come riferimento. Il format in quanto tale viene di conseguenza: si discute da tempo se far diventare la Davis, quella che conoscevamo fino al 2018, un torneo biennale per mantenere ottavi, quarti, semifinali e finale con l’alternanza casa-trasferta. Oppure si può ricorrere a un’idea ricorrente, ma che aveva i suoi sostenitori: ottavi e quarti vecchio stampo e poi, dopo le ATP Finals, una Final Four in sede unica. Rimane anche il nodo dei tre o cinque set, perché sono in tanti a ricordare bene le lunghe lotte al meglio dei cinque set e a darne natura di essenza di quella che è stata quell’era della competizione. Attualmente, va ricordato, i cinque set si giocano solo negli Slam e sono stati tolti anche dalla finale delle Olimpiadi, che resisteva assieme alla Davis.
Bisogna peraltro vedere se il 2024 realmente conterrà un vento di cambiamento, perché ad oggi nel calendario del tour ATP per la prossima stagione permangono tutte le caratteristiche della Davis attuale: il preliminare subito dopo gli Australian Open a inizio febbraio, i gironi a settembre e le finali di Malaga a novembre. Potrebbe essere mantenuto ancora per un anno questo format in attesa del 2025, ma dall’ITF nessuna comunicazione è giunta in merito: rimane da capire se mai ne giungeranno. Da ricordare anche una questione importante: il 24 settembre, a Cancun, in Messico (cioè dove ci saranno le WTA Finals dopo un infinito tergiversare), Dave Haggerty, l’uomo che ha trascinato la Davis verso questa situazione, dovrà guadagnarsi la rielezione a capo dell’ITF contro Dietloff von Armin, già presidente della federazione tedesca e accesissimo critico di quanto accaduto nelle ultime stagioni.
Foto: LaPresse