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Coppa Davis, o l’Italia batte 3-0 il Cile o si mette a rischio per i risultati altrui

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Lorenzo Sonego

Si sono già aperti tutti i calcoli che portano verso il confronto tra Italia e Cile. Un match che, va detto, porta diversi ricordi in casa azzurra: la Davis del 1976 (con tutto il retrogusto storico, dato che fu una Coppa che travalicò qualsiasi dimensione sportiva), ma anche il 2011 con il ritorno nel World Group. Stavolta c’è da rimediare allo 0-3 subito contro il Canada.

Questo risultato, per via dell’attuale format della Davis, ha due effetti. Il primo è che l’Italia è ancora in corsa. Il secondo è che esiste la concreta necessità di vincere 3-0, possibilmente evitando anche di cedere set sia contro il Cile che contro la Svezia domenica. Questo perché, se dovessero verificarsi le condizioni (coesistenza del 3-0 anche di Canada su Svezia e Cile su Canada), a quel punto si potrebbe verificare una situazione da tre squadre con tre 6-3 nei match vinti. Lì entrerebbero in gioco conteggi legati ai set vinti e anche ai game vinti, dove necessario.

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Una questione che, con buona probabilità, andrebbe a riproporsi anche in caso di 5-4 da parte dell’Italia o di qualche altra selezione, dal momento che non è esattamente scontato che ci siano 3-0 in serie in questo stato delle cose. In breve, è la situazione più realistica per le protagoniste dei discorsi in essere. Il tutto sempre considerando che la Svezia, a questo punto, diventa la squadra che può “definire” qualche dettaglio in più con set o addirittura partite vinte (soprattutto con la mano di Elias Ymer più che di Leo Borg, che pure ha portato al terzo un poco in forma Cristian Garin). L’importante, in chiave azzurra, è evitare un doppio 2-1, cioè l’andare verso un 4-5 che avrebbe tutti i crismi della potenziale difficoltà in caso di arrivo a tre.

Ciò che preoccupa, in prospettiva, è l’eventualità di un Cile-Canada con le due squadre che, in caso di combinazioni favorevoli, conoscono già le comunque intricatissime combinazioni per assicurarsi il passaggio del turno. Chiaramente, però, prima ancora c’è un Canada-Svezia, con tutti i possibili rischi e i persistenti dubbi del caso (Shapovalov ci sarà? Galarneau e soprattutto Diallo manterranno il livello di ieri? Elias Ymer salirà?). Ecco perché, prima di andare a vivisezionare il confronto di sabato, è utile attendere quello odierno. Con una questione finale che rimane: per quanto questo format della Davis sia l’assurdo personificato (per i round robin “bastano” le ATP Finals, ex Masters), perlomeno si capisce con una chiarezza un minimo maggiore ciò che può accadere rispetto alle finali della Coppa con i gironi a tre squadre e calcoli che diventavano impossibili.

Foto: LaPresse

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