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Atletica, Franco Bragagna: “Stagione di Jacobs da 4. Tortu ha esaurito la spinta biologica”

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Marcell Jacobs

Ieri sera Franco Bragagna è stato ospite a Sprint2u, appuntamento settimanale sull’atletica condotto da Ferdinando Savarese e andato in onda sul canale YouTube di OA Sport. Il giornalista e telecronista della RAI ha trattato vari argomenti, tra cui i vari cambi allenatori che ci sono stati in quest’ultimo periodo e i risultati dell’Italia ai Mondiali di Budapest dello scorso agosto. Qui di seguito tutte le sue parole.

Franco Bragagna ha esordito parlando della decisione di Marcell Jacobs di terminare la collaborazione con l’allenatore Paolo Camossi: “Già da Budapest c’erano delle situazioni che mi avevano suggerito che c’era un fortissimo scricchiolio, anche forse nel rapporto umano tra le due persone. La notizia che credevo è che Marcell non si sarebbe spostato da Roma e invece poi ha detto che avrebbe lasciato la Capitale italiana con la famiglia, nonostante la famiglia non sembrasse così convinta subito”.

Passando oltre al cambio allenatore (da segnalare che il nuovo coach sarà Rana Reider), Bragagna ha poi commentato il 2023 di Jacobs: “La stagione individuale di Marcell è da 4. Ci sono le motivazioni: ha fatto benino fino agli Europei indoor, dove avrebbe vinto senza Ceccarelli, ma poi fisicamente non è mai stato bene. Io me lo aspettavo anche dopo i Mondiali che potesse fare bene, e invece dal punto di vista individuale non è riuscito a fare niente”. 

Il focus del discorso si è successivamente spostato sulla stagione di Tortu: “Penso che il voto per la stagione individuale di Filippo sia lo stesso di Marcell. Io credo che Filippo abbia esaurito la spinta biologica che aveva e che lo fece arrivare a 9.99 e non è più riuscito ad avvicinare quel risultato. Oggi credo che abbia anche esaurito il picco massimo di sua possibile velocità. Con lui non si è riusciti a perseguire metodologicamente quella crescita che un talento del genere aveva obbligato a pensare. Il discorso diventa diverso se parliamo delle staffette, dove Filippo sembra un clone che va meglio”. 

Oltre a Jacobs, poco tempo fa ha cambiato l’allenatore anche l’altista Elena Vallortigara, passando da Stefano Giardi ad Antonietta di Martino. “È chiaro che l’allenatore può essere la migliore persona del mondo, ma va bene se arrivano i risultati. È curioso perché Elena è laureata in psicologia e dovrebbe avere la situazione in mano, però dal punto di vista psicologico interno e di sicurezza sua ha tanto bisogno di essere sostenuta. C’è bisogno di un corto circuito a volte, di quella scossa in più. Non so però se la nuova allenatrice Antonietta di Martino sia la persona giusta, non si può sapere ora, vedremo”. 

Meno recente ma comunque importante è stato il cambio coach del campione del mondo e olimpico Gianmarco Tamberi: “Credo che in quel caso sia stato dettato da ragioni personali e anche tecniche”. Queste le parole a tal riguardo di Bragagna, che subito dopo ha aggiunto: “Comunque nel sistema allenatore-atleta seguito dalla Federazione Italiana di atletica leggera non funziona il fatto che i tecnici percepiscano una cifra in funzione dei risultati dei loro assistiti. È un sistema un po’ perverso che andrebbe cambiato, nel senso che andrebbe perseguita una politica che facesse avere qualcosa anche all’allenatore che ha fatto cominciare a fare atletica. Occorre una forma sfumata di avviamento, come succede in campo commerciale. Così ci sarebbe meno la caccia al grande atleta da parte degli allenatori”. 

Sui Mondiali di Budapest dello scorso agosto, parlando di ciò che più l’ha colpito:“Tamberi me lo aspettavo gagliardo, ma non da medaglia d’oro dopo aver visto la qualificazione, anche se so che lui è un mezzofondista del salto in alto. Lui ha bisogno di un rodaggio, tant’è che difficilmente perde qualità nei salti dopo il quinto/sesto/settimo e ottavo. Poi mi ha regalato grandi emozioni la staffetta 4×100, che, con un uomo nuovo (Roberto Rigali, ndr), ha colto un grandissimo risultato con un incredibile 37”65″.

Bragagna ha poi proseguito: “Anche Antonella Palmisano mi ha stupito e mi ha fatto gioire. Lei ha avuto un sacco di problemi, e non me l’aspettavo lì a lottare per la medaglia. Con 15/20 giorni di preparazione in più avrebbe lottato per l’oro”. 

Infine, non è mancato un commento sul settore lanci italiano: “Il settore lanci presenta delle difficoltà. L’Italia ha due lanciatori di peso di livello mondiale, c’è una martellista di livello mondiale, Sara Fantini, anche se me l’aspettavo un po’ più in crescita quest’anno, e poi c’è Daisy (Osakue, ndr), che deve mettere una serie di lanci tutti vicini o sopra i 65 m e ne ha la capacità. È un’atleta da prime dieci piazze sempre, ma potrebbe arrivare anche tra le prime tre qualche volta. Per quanto riguarda il resto, il getto del peso femminile non esiste, il giavellotto femminile esiste e bisogna recuperare un po’ di persone, il martello maschile esiste poco e il giavellotto maschile vedremo se con Michele Fina, che ha vinto il bronzo ai campionati europei U23, si può farlo crescere. Il problema comunque è semplice, cioè che tra i risultati fenomenali dei pesisti, molto buoni di Daisy e Sara Fantini, e le altre specialità c’è uno sprofondo”. 

L’INTERVISTA COMPLETA A FRANCO BRAGAGNA

Foto: LaPresse

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