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Rugby, dal 1999 al 2023: 7 Mondiali di disfatte per l’Italia. Cosa non è cambiato in un quarto di secolo

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Tommaso Allan

Si è chiusa l’avventura dell’Italia nella Rugby World Cup 2023 in Francia e dopo le speranze della vigilia, rilanciate più volte dai vertici federali e dalla stampa, si è tornati alla realtà. Gli azzurri hanno vinto (non senza faticare) contro Namibia e Uruguay, ma poi hanno subito due dure lezioni da All Blacks e Francia, mancando l’accesso ai quarti di finale.

L’Italia partecipa alla Coppa del Mondo di rugby fin dalla sua nascita nel 1987, ma da quando gli azzurri hanno conquistato il diritto di partecipare al 6 Nazioni, questo è equivalso a una serie di continui fallimenti iridati. Dal 101-3 subito contro gli All Blacks proprio pochi mesi prima dell’esordio nel 6 Nazioni, arrivando ai 156 punti subiti contro Nuova Zelanda e Francia quest’anno, l’obiettivo playoff è rimasto sempre una chimera.

Ma perché? Le motivazioni sono tante e imbarazzanti nella loro semplicità. La prima è che il gap tra le migliori nazionali del mondo e l’Italia non solo è ampia, ma si è allargata nel tempo. Il tutto, soprattutto, per un fraintendimento che sta alla base di queste disfatte. La Federazione italiana, chiunque ne sia stato presidente, ha programmato (parola grossa se si parla di Fir, ma tant’è) il lavoro della nazionale con progetti quadriennali legati ai Mondiali. Ma, oggettivamente, il torneo iridato non dovrebbe essere l’obiettivo del nostro rugby.

L’Italia deve lavorare per iniziare a vincere partite importanti ogni anno, iniziare a conquistare successi in ogni Sei Nazioni. Poi il passo successivo dovrebbe essere quello di lavorare per puntare a un posto sul podio del torneo continentale, per arrivare, nel giro di qualche anno, a giocarsi il titolo. Solo a quel punto, quando l’Italia sarà capace di vincere il Sei Nazioni, allora potrà lavorare e guardare ai Mondiali. E il motivo è semplice.

All Blacks, Australia e Sudafrica nell’Emisfero Sud hanno vinto più volte la Rugby Championship, così come nell’Emisfero Nord hanno vinto più volte il Sei Nazioni Inghilterra, Francia, Irlanda, Galles e Scozia. Questo vuol dire che queste squadre possono permettersi di programmare in ottica mondiale, anche sacrificando uno o due anni di Sei Nazioni, ricostruendo tutto dalle fondamenta. L’Italia, invece, non può permettersi tutto ciò, perché anno dopo anno è lì a inseguire i migliori senza raggiungerli. Insomma, in un quarto di secolo si creano illusioni e aspettative ai Mondiali che si scontrano contro la realtà dei fatti.

Foto: Michael Steele – World Rugby/World Rugby via Getty Images

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