Biathlon
Biathlon, Anastasiya Kuzmina torna in attività. Solo un “cameo” per gli Europei in Slovacchia, o c’è di più?
Nella giornata di martedì 10 ottobre, il circuito del biathlon è stato scosso dalla notizia del ritorno in attività di Anastasiya Kuzmina. La novità ha colto tutti in contropiede, poiché la tre volte campionessa olimpica ha 39 anni e non gareggia da quattro. Si era, infatti, ritirata nel 2019, ancora estremamente competitiva. Proprio per questo, la decisione è sorprendente. C’è però un evidente ratio alle sue fondamenta.
A fine gennaio, la Slovacchia ospiterà gli Europei. Manifestazione in tutto e per tutto di “Serie B”, essendo valida per l’Ibu Cup. Cionondimeno, nell’ottica di chi l’organizza, è molto importante. Il comprensorio di Brezno-Osrblie non può più reggere la concorrenza, per infrastrutture e attrattiva, con tante altre località desiderose di avere una tappa di Coppa del Mondo. Indi per cui ha da tempo tirato i remi in barca, concentrando i propri sforzi sull’accaparrarsi quanti più eventi cadetti o minori. Politica saggia, per chi sa di non poter sfidare ad armi pari altre location.
Peraltro gli Europei hanno comunque una valenza di un certo rilievo nelle logiche dei Paesi dell’Europa centrale e orientale. Slovacchia compresa. Slovacchia che però si trova a fronteggiare un serio problema. Il movimento slovensko è, de facto, stato azzerato dalle circostanze. Dal 2019 in poi, tutti i risultati di rilievo sono stati ottenuti dalle sorelle Fialkova. Principalmente dalla maggiore, Paulina, salita 9 volte sul podio in Coppa del Mondo. La minore, Ivona, ha occasionalmente firmato qualche fiammata da top-10. Ebbene, né l’una né l’altra saranno in pista nel 2023-24.
Paulina, classe 1992, è in maternità. Ivona ha invece deciso di appendere sci e carabina al chiodo a 29 anni. In questo modo, il biathlon slovacco si è trovato totalmente scoperto. Nel settore femminile, il meglio che può essere messo in campo è rappresentato dalle gemelle Remenova. Maria e Zuzana, però, in Coppa del Mondo faticano a entrare nelle prime 60 posizioni (in un contesto peraltro depauperato di russe e bielorusse). Nel settore maschile non c’è molto di meglio. Lo scorso anno, nonostante il campo partenti decurtato da parecchi avversari, il miglior risultato nel massimo circuito è rappresentato da un 28° posto raccolto da Michal Sima.
Il lettore più perspicace ha già capito tutto. Se non ci sono protagonisti, non c’è interesse neppure in Slovacchia. Se non c’è interesse, non c’è ritorno economico. Se non c’è ritorno economico, c’è un grosso problema per chi organizza gli eventi. Ecco, dunque, spiegata l’improvvisa novità del ritorno in azione di Kuzmina, che infatti ha voluto mettere le mani avanti: “Non posso dire quale sarà il mio livello agli Europei. Sarà molto, molto, difficile per me. Però cercherò di fare del mio meglio. Non sarò al via solo per salutare gli spettatori”.
Insomma, è un comeback effettuato a uso e consumo di chi si è preso l’impegno di ospitare la manifestazione continentale. Con Kuzmina in pista, o quantomeno con la possibilità che gareggi, ci sarà un motivo d’interesse attorno all’evento. “Chi glielo fa fare?” si starà domandando qualcuno. Bisogna ricordarsi che se Anastasiya ha avuto modo di avere la brillante carriera avuta (3 ori olimpici, 1 mondiale, 9 medaglie individuali complessive tra Giochi e Mondiali) è grazie alla federazione slovacca, che nel 2008 l’accolse a braccia aperte, dopo che il sistema russo aveva letteralmente snobbato e scartato “Nastiya”.
Di sicuro, una Kuzmina in condizione atletica decente, non sfigurerebbe nel contesto dell’Ibu Cup attuale neppure a 39 anni. Poi chissà, magari trovandosi in pista a fianco di avversarie lontane dal suo livello, potrebbe anche venirle la pazza idea di non effettuare un cameo una tantum per gli Europei di Brenzo-Osrblie 2024, bensì di tornare sulle scene a tempo pieno, costruendosi una nuova carriera “dopo gli anta”. Questo, però, dipende tutto da lei e dai risultati che potranno essere conseguiti se il ritorno sarà qualcosa di più di una toccata e fuga.
Foto: Federico Angiolini