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Rugby
Rugby, ripensare il calendario per far crescere le nazionali minori
Si è chiusa la prima fase della Rugby World Cup 2023 e sono state decise le squadre che accedono ai quarti di finale. E, ancora una volta, sono le solite note. La Nuova Zelanda ha conquistato 8 volte la semifinale, la Francia sei volte, il Sudafrica 5 volte, l’Inghilterra altrettante, il Galles solo tre volte e due l’Argentina. L’Irlanda non ci è mai arrivata, ma ha conquistato nove quarti di finale con quello di quest’anno. In tutto ai quarti ci sono 7 titoli mondiali su 9 assegnati. Unica assente l’Australia. Insomma, tranne le Fiji, le solite note.
Il gap tra i top team di Ovalia e il resto del mondo resta ampio, anzi si amplia sempre più. Qualcosa che, ormai, è un danno non solo per lo sport, ma anche per gli interessi economici che ruotano attorno al rugby. Servono più partite tra top team e squadre di seconda fascia, serve far crescere nazionali come il Portogallo, ma anche come chi fatica a restare con le migliori, proprio come le Fiji, o Samoa e Tonga. E Bill Beaumont, il presidente di World Rugby, ammette che qualcosa va fatto.
“Ci sono stati tre momenti storici e importanti: l’esordio del Cile in una Rugby World Cup, la prima vittoria del Portogallo in un Mondiale e il terzo passaggio ai quarti di finale delle Fiji. A tal proposito vorrei dire che: con la conclusione della prima fase abbiamo salutato i giocatori di 12 squadre, fra cui appunto Portogallo, Samoa, Tonga, Uruguay, Cile e Georgia, ma non vogliamo che questi vengano dimenticati” ha dichiarato Beaumont, che poi cerca una soluzione.
“Dobbiamo fare tutto il possibile affinché queste squadre abbiano maggiori certezze e maggiori opportunità di competitività ad alto livello. Per questo sono in corso profonde discussioni su un calendario internazionale che va ripensato: questa volta a beneficio di molti, non di pochi. Nel 2027 e nel 2031 vorremmo arrivare alla Rugby World Cup con ancora più competitività e imprevedibilità: tutti elementi che sono ottimi anche e soprattutto per broadcaster, fan e partner commerciali” conclude il numero 1 di World Rugby.
Forse, il primo passo, potrebbe essere quello di eliminare la qualificazione diretta alla successiva Rugby World Cup a chi chiude ai primi tre posti nei gironi. 12 squadre su 20 già qualificate quattro anni prima dell’evento iridato. Cosa accadrebbe se nel quadriennio che precede i Mondiali club come Italia, Scozia, Australia e Giappone dovessero conquistare un posto sfidando le nazionali minori? In partite vere, con qualcosa in palio, non semplici test match.
Foto: Julian Finney – World Rugby/World Rugby via Getty Images