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Rugby
Rugby, perché il Mondiale a 24 squadre è una doppia rivoluzione (a metà)
La eco dei Mondiali di rugby sta scemando, con i campionati nazionali che appassionano i tifosi e il Sei Nazioni quasi alle porte, ma la palla ovale mondiale ha vissuto in queste settimane una rivoluzione che cambierà la faccia della Rugby World Cup. Ma che ha mancato di coraggio, perché si poteva e doveva fare di più.
La prossima Coppa del Mondo, che si disputerà in Australia nel 2027, vedrà al via 24 squadre, con un aumento di quattro nazionali rispetto al passato. Una scelta nata per la volontà di ampliare la base di nazioni di alto livello. Nelle ultime 5 edizioni dei Mondiali 18 su 20 squadre sono state sempre le stesse, a dimostrazione che la RWC è un club esclusivo dove i nuovi soci vengono accettati col lumicino. L’ampliamento a 24 squadre, invece, permetterà a diverse squadre di seconda o terza fascia di affacciarsi a un palcoscenico importante di nuovo, o forse per la prima volta. E questa è una rivoluzione che serviva da tempo per una World Rugby che parla sempre di allargare i propri confini, ma poi si chiude sempre su se stessa.
La seconda rivoluzione, figlia della prima, sono i playoff. Fino a oggi a qualificarsi alla seconda fase dei Mondiali erano otto squadre, con quarti di finale, semifinali e finale. Anche in questo caso, guardando solo alle ultime cinque edizioni, su 40 posti disponibili ben 35 hanno coinvolto le stesse 8 squadre, con le sole eccezioni di Scozia, Fiji e Giappone a riempire gli ultimi buchi. E parliamo comunque di una formazione del Sei Nazioni, quindi di veri outsider ce ne sono stati solo due, con tre presenze in 5 anni. Dal 2027, invece, si qualificheranno ai playoff il doppio delle squadre, con l’aggiunta degli ottavi di finale. Questo significa per molte squadre, Italia in primis, la chance concreta di poter giocare almeno un match a eliminazione diretta, e provare a percorrere quella strada che i gironi “blindati” delle ultime edizioni rendevano impossibile.
Come si vede, dunque, World Rugby ha deciso una doppia rivoluzione per quel che riguarda la Rugby World Cup per rendere il torneo iridato più inclusivo, ampio e dando più possibilità a tutti di conquistare un posto al sole. Ma, purtroppo, si tratta di una doppia rivoluzione a metà, perché il governo ovale mondiale non ha avuto il coraggio di fare un passo ulteriore. Il regolamento, infatti, prevede che le prime tre squadre di ogni girone della Coppa precedente siano già qualificate ai Mondiali successivi. Questo significa che nei 4 anni precedenti a giocarsi gli ultimi posti siano solo le squadre di seconda e terza fascia. Avesse avuto coraggio, World Rugby avrebbe cancellato questa regola, obbligando anche top team come Italia, Australia, Scozia o Giappone (cioè le terze qualificate nei gironi a Francia 2023) a giocarsi le qualificazioni. Regalando, così, test match di alto livello e con qualcosa di concreto in palio per le squadre di tier 2 o 3.
Foto: LaPresse