Seguici su

Senza categoria

Coppa Davis, David Haggerty: “Il format casa-trasferta non funziona. A Manchester i team ci hanno chiesto le bande in tribuna”

Pubblicato

il

David Haggerty, Feliciano Lopez

Di fronte ai microfoni della BBC, David Haggerty, il presidente dell’ITF riconfermato nelle scorse settimane con una maggioranza invero schiacciante, ha difeso ancora una volta l’attuale format di Coppa Davis. E lo ha fatto con argomenti che, però, in determinati contraddicono proprio la difesa, a dimostrazione del fatto che questo sistema è tutt’altro che solido.

Per iniziare, è arrivato l’attacco frontale all’antico casa-trasferta, quello che dal 2018 non c’è più ai piani alti (e spesso nemmeno a quelli bassi): “Il format casa-trasferta non funziona, e i giocatori ce l’hanno detto nel passato. Non sarebbe una buona competizione se tornassimo al solo casa-trasferta. Le voci più rumorose non sono sempre quelle della maggioranza“.

L’ammissione parziale, però, è arrivata su un’accusa diretta di Stan Wawrinka, che aveva parlato di persone sulle tribune pagate, a Manchester, per fare il tifo: “Su alcune delle bande musicali di Manchester… i team ci hanno chiesto se potevano portare persone dalle università locali. Li abbiamo messi in contatto e hanno aiutato con l’atmosfera che volevano“.

Coppa Davis 2023: Sinner pronto a trascinare l’Italia contro l’Olanda, ma il primo singolare può essere decisivo

Arriva poi una considerazione che è più difesa dello status quo, considerando che il format è stato confermato per il 2024: “Penso che i Paesi ci si stiano abituando. I tifosi si stanno abituando al concetto di Coppa del Mondo della Davis e della Billie Jean King Cup. la Final Eight sembra assodata e ha senso perché è un gran finale“. Rimane da capire se ci saranno ulteriori cambiamenti dettati dall’ingresso di due persone nel comitato di Coppa Davis.

Infine, un ricordo della Coppa Davis 2014, o meglio della finale a Lilla: “Le persone in Francia e Svizzera sapevano che c’era la Davis. Altrove, ovunque, nel mondo, non lo sapevano perché non c’era la stessa euforica fine di stagione che possiamo avere qui a Malaga. Alla maggioranza piace quello che abbiamo fatto e ha votato a favore. Questa è stata una sistemazione per assicurarci di avere i migliori giocatori in grado di venire e avere una programmazione ragionevole“. Posto che la maggioranza di cui Haggerty parla è quella di Orlando nel 2018, nell’ormai celebre votazione in cui si sono viste scene di tutti i tipi e il salvataggio di Bernard Giudicelli pur di avere la maggioranza necessaria, la finale del 2014 fu in realtà molto seguita anche in virtù della presenza di Roger Federer, che conquistò l’unica Insalatiera della sua carriera. La nuova formula, poi, non sempre ha portato i migliori: basti vedere le assenze continuative di un po’ tutti i big. Anche negli anni passati il seguito era assicurato non solo dai big (Rafael Nadal, Novak Djokovic), ma dalla qualità di un gran numero di partite.

A spiegare il senso del casa-trasferta è Alex de Minaur, atteso dal confronto tra Australia e Repubblica Ceca tra poche ore: “In un batter d’occhio vorrei che la competizione tornasse a quello che era. Sono stato abbastanza fortunato da avere un assaggio di quello che significavano i format casa-trasferta. Ho potuto debuttare di fronte a un’arena piena a Brisbane. Ancora oggi ho i brividi. Poi ho giocato in Austria. Tutti erano contro di me, ma è stata una delle più forti esperienze e quello che ha reso questa competizione speciale”.

Foto: Getty Images via ITF

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità