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Matteo Berrettini: “Non c’è invidia per Sinner. Ho pensato di smettere”

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Matteo Berrettini

C’era già a settembre a Bologna, non ha voluto lasciare la squadra neanche a Malaga. Matteo Berrettini è uno degli uomini più importanti dell’Italia del tennis al maschile e ha voluto seguire i propri compagni anche in trasferta nella fase finale della Coppa Davis che domani vedrà impegnati gli azzurri contro l’Olanda.

Il romano sarà in panchina a fare il tifo per la banda capitanata da Volandri come riportato da Eurosport: “Sono sono venuto qui per me e per la squadra per prendere energia positiva allenandomi con i ragazzi e divertendomi sugli spalti. Purtroppo non posso stare in campo, ma credo fortemente nel gruppo. Ho parlato con Filippo Volandri. Erano tutti molto contenti di avermi con loro e quindi ho preso l’aereo e sono venuto qui. La squadra la vedo bene. La vedo con la tensione giusta, la vedo pronta. Poi sappiamo bene ci possono sempre essere un milione di sorprese. Direi anche che Jannik è pure discretamente in forma, quindi siamo pronti alla battaglia”.

Soffermandosi su Sinner: “Ho sempre saputo che Jannik avrebbe fatto tutto questo. È una cosa che si sente quando giochi con un tennista di alto livello. La sua crescita era un solo una questione di tempo. Le condizioni di Torino, e dei tornei indoor in generale, sono le sue. Lo ha dimostrato fin da piccolino. Dietro Novak sul veloce c’è lui. Non c’è l’invidia. È una questione di sano agonismo. Lo definisco così come credo lo abbia utilizzato lui negli anni precedenti. Sicuramente mi sarebbe piaciuto essere lì. Mi sarebbe piaciuto essere alle Finals. Più che altro godermele come se le è godute lui. L’episodio di Torino è stato la più grande delusione, ripensandoci, della mia carriera. Avevo fatto una stagione molto molto positiva e non sono riuscito a godermi il pubblico e tutta l’emozione di quel torneo di così speciale. Mi ha impressionato per quanto sia migliorato velocemente e sicuramente un grandissimo stimolo per permettermi sotto e lavorare”.

I tempi di recupero dopo l’ennesimo stop: “Il percorso è in fase molto molto buona. Sono contento. Soprattutto perché quando sono in campo sorrido che è una cosa che non mi succedeva purtroppo da parecchi mesi, quindi sono felice. Mi sveglio la mattina felice con la voglia di entrare in campo, di sudare, di mettermi alla prova. Non so cosa mi riserverà il futuro in termini di risultati. In questo momento sembrerà banale, ma mi interessa poco perché ho veramente pensato di prendere scelte un po’ più più grosse di questo. Quindi adesso tornare col sorriso in campo è bello”.

E ancora, il pensiero del ritiro: “Smettere è una cosa che si dice spesso quando si è molto giù. Ci ho pensato seriamente una volta perché vedevo tutto buio. Perché il mio pensiero era: ‘Ricomincio mi faccio il c*** per tornare e poi tanto risuccederà qualcosa e quindi quel tipo di pensiero mi è balenato. Ho detto: ‘Non posso continuare a fare su e giù su e giù così perché veramente poi diventa un’agonia e io un’agonia non voglio che diventi questo sport per quanto io lo ami. Facciamo uno sport che non ci permette di prenderci del tempo quando ne abbiamo bisogno perché hai sempre la sensazione di rincorrere, sempre la sensazione che gli altri stanno giocando e ti superano. E tu sei fermo ai box, perdi punti e ritmo e quindi torni prima di quello che dovresti. Per fortuna ci sono un sacco di persone che mi vogliono bene e hanno provato in tutti i modi a farmi stare meglio. Poi io sono uno che crede molto nello stare nel buio e quindi c’erano dei giorni che non riuscivo ad alzarmi. Anche se dovevo fare fisioterapia, mi pesava alzarmi dal letto e andare a fare fisioterapia. E quindi mi sono detto: ‘Sai che c’è? Va bene così’ Va bene, non avere voglia di fare niente. L’importante è capire un pochino il perché e poi cercare di trovare qualcosa che che ti faccia alzare dal letto. E sfidarmi, mi sto chiedendo che cosa posso fare ancora, che cosa cosa c’è davanti a me e mi sono accorto che non è una questione di ranking. Non è una questione di soldi. E’ una questione proprio di sfida con me stesso”.

Foto: Lapresse

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