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Ciclismo

Amstel Gold Race: la forza del campione, i timidi segnali azzurri

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Se a trent’anni, dopo aver vinto un Mondiale e collezionato classiche su classiche, inizi a non vincere più quelle sei-sette corse a stagione, qualcuno può iniziare a credere che tu non sia più così competitivo. Philippe Gilbert, da quell’autunno 2012 in cui conquistò l’iride a Valkenburg sino ad oggi, non era certo sparito: semplicemente, il suo marchio di fabbrica, quella sparata irresistibile sugli strappi, faticava ad esprimersi in tutto il suo potenziale. Uno squillo a Tarragona, l’unico squillo del 2013: quest’anno, però, aveva promesso riscatto.

E riscatto è stato: primo alla Freccia del Brabante pochi giorni fa, primo all’Amstel Gold Race, per la terza volta in carriera, quest’oggi. Alla sua maniera, via di potenza sull’amato Cauberg e tanti saluti a tutti: un modo, plateale ed evidente, per dire “Gilbert c’è ancora” e ci sarà anche mercoledì, sul muro di Huy, e domenica, alla Liegi. Perché queste sono le SUE strade e questo è il suo marchio di fabbrica, il suo modo di vivere il ciclismo: alla faccia di chi lo reputava in parabola discendente, o persino già bollito. Certo, anche Gerrans, Valverde e l’onnipresente Kwiatkowski hanno dato buoni segnali, sia in termini di risultato assoluto odierno, sia in vista dei prossimi due appuntamenti; ma Gilbert, chiaramente, balza in cima alla lista dei favoriti per le più prestigiose Freccia e Liegi.

E gli italiani? Beh, su strade un po’ più consone alle loro caratteristiche qualcosa di positivo si è visto, dopo una Roubaix traumatica e umiliante. Manuel Belletti (Androni) e soprattutto Nicola Boem sono stati tra gli animatori di una fuga che, partita al chilometro 11, si è esaurita di fatto a meno di 20 dal traguardo: il ventiquattrenne veneziano, alla prima grande classica della carriera, ha interpretato al meglio lo spirito Bardiani-sempre all’attacco, risultando tra gli ultimi fuggitivi a cedere. Sul traguardo il migliore è stato ancora una volta Enrico Gasparotto, con un buon piazzamento nella top ten a confermare i timidi segnali di ripresa delle ultime settimane, mentre un mai domo Davide Rebellin ha concluso tredicesimo, un risultato più che dignitoso per un quasi quarantatreenne.  Giampaolo Caruso (Katusha) ha dimostrato ottime gambe nel chiudere il gap sugli attaccanti; nel complesso, appunto, sono timidi segnali, e al momento bisogna accontentarsi di questi.

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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com

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