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Biathlon, World Team Challenge 2023. Oggi la “vera” edizione numero 20. Le due apocrife non contate dagli organizzatori!

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Benedikt Doll

Ormai, in Germania, il 28 dicembre è il giorno legato al World Team Challenge, un’esibizione di biathlon diventata incredibilmente popolare, probabilmente più di quanto gli organizzatori stessi si sarebbero mai aspettati nel giorno in cui ebbero l’idea di istituirla.

Tutto cominciò nel 2002, quando si imbastì un format visionario, ovvero una prova a coppie miste. Oggi è familiare in qualsiasi sport, ma all’epoca si trattava di qualcosa di totalmente diverso. Forse è questa una delle ragioni grazie alle quali il “Biathlon auf Schalke”, come è conosciuto nel Paese teutonico, ha fatto breccia fra gli appassionati.

Il nome non è secondario. Una delle particolarità della manifestazione è il fatto di disputarsi indoor, all’interno dello stadio dove lo Schalke 04 gioca le sue partite di calcio. La volontà dei promoter era quella di creare un evento slegato dall’agonismo vero e proprio, spettacolarizzando il biathlon. Missione compiuta, perché trattasi di appuntamento oltremodo atteso, divenuto una sorta di festa natalizia.

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FORMAT, I CONNOTATI

La fisionomia del World Team Challenge è più volte cambiata nel corso degli anni, assumendo l’attuale conformazione dal 2012. Si gareggia in due manche. La prima è una mass start con valenza di qualificazione. Il suo esito serve a determinare ordine e distacchi di partenza del successivo inseguimento. La coppia che taglia il traguardo per prima al termine di questa seconda e decisiva manche viene dichiarata vincitrice del World Team Challenge.

Il campo partenti è composto da 10 squadre, ognuna formata da un uomo e una donna. La competizione si dipana su nove giri di circa 1.300 metri ciascuno, durante i quali sono previsti otto poligoni. Il primo, il secondo, il quinto e il sesto sono a terra; il terzo, il quarto, il settimo e l’ottavo in piedi. Dopo ogni sessione di tiro, i componenti del team si danno il cambio. Non sono previste ricariche e ogni errore comporta il passaggio in un anello di penalità di 75 metri.

ALBO D’ORO

2002 – GERMANIA (Greis/Glagow)
2003 – NORVEGIA (Bjørndalen/Andreassen)
2004 – NORVEGIA (Bjørndalen/Eikeland)
2005 – NORVEGIA (Bjørndalen/Tjørhom)
2006 – NORVEGIA (Bjørndalen/Tjørhom)
2007 – RUSSIA (Yaroshenko/Iourieva)
2008 – UCRAINA (Deryzemlya/Khvostenko)
2009 – AUT/GER (Sumann/Wilhelm)
2010 – RUSSIA (Ustyugov/Sleptsova)
2011 – SWE/FIN (Bergman/Mäkäräinen)
2012 – RUSSIA (Shipulin/Yurlova-Percht)
2013 – GERMANIA (Graf/Dahlmeier)
2014 – UCRAINA (Semenov/Semerenko Va.)
2015 – FRANCIA (Fourcade M./Dorin Habert)
2016 – GERMANIA (Schempp/Hinz)
2017 – RUSSIA (Volkov/Yurlova-Percht)
2018 – ITALIA (Hofer/Wierer)
2019 – NORVEGIA (Christiansen/Røiseland)
2022 – FRANCIA (Claude Fa./Simon)

Nota Bene: l’edizione 2010 venne posticipata a marzo 2011 a causa del crollo del tetto dello stadio dopo una copiosa nevicata

EDIZIONI APOCRIFE

2020 – RUSSIA (Eliseev/Pavlova)
2021 – AUSTRIA (Leitner/Hauser)

Queste due edizioni si sono disputate a Ruhpolding, in tempi di pandemia. Pur avendo il nome di “World Team Challenge”, non vengono riconosciute come “ufficiali” da parte degli organizzatori, che invece considerano come tali solo quelle effettivamente tenutesi a Gelsenkirchen.

Foto: La Presse

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