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Australian Open, Monaco: “Alcaraz può fare più fatica per la superficie. Sinner alla pari con tutti”

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Jannik Sinner

Palla di vetro? No, ma ci ragioniamo su. Il 2023 è finito nell’album dei ricordi e con sé le immagini dei tre trionfi Slam di Novak Djokovic, oltre che del 40° Masters1000 a Parigi-Bercy e del 7° sigillo alle ATP Finals. Potremmo andare avanti per ore nell’elenco straordinario di Nole, ma non andiamo oltre. Alla prova dei fatti, l’unico in grado di battere il serbo a livello Major è stato lo spagnolo Carlos Alcaraz, in una Finale di Wimbledon particolare, vinta dal funambolico iberico nel quinto set.

E l’Italia? Jannik Sinner da settembre in poi è come se si fosse un trasformato in un Super Sayan, citando una celebre serie di cartoni animati giapponesi, rispondendo agli scettici e candidandosi a un 2024 da protagonista, menzionando il trionfo della Coppa Davis, la posizione di n.4 del mondo e le 10 vittorie in 15 partite contro tennisti della fascia top-5.

I punti interrogativi sono diversi e riguardano anche un giocatore come Rafael Nadal, costretto a un lungo periodo di stop per importanti problemi fisici, tornato a calcare i campi a suon di banana shot. Lo scontro generazionale tra vecchio e nuovo terrà banco e noi di OA Sport ne abbiamo parlato con Guido Monaco, voce tecnica di Eurosport e figura competente del settore.

Guido, bentrovato su OA Sport. Iniziamo da Nadal e dalle sue prospettive. La decisione è quella di competere dall’Australia e la sensazione è quella che non si tratterà solo di match fatti per appagare l’animo di chi ha oltrepassato l’ultimo km. Lei cosa ne pensa?

Ammetto di essere un po’ combattuto. Sicuramente se Nadal ha deciso di giocare, non lo farà tanto per farlo, però sinceramente la sua decisione di continuare a giocare, nonostante i suoi evidenti problemi fisici, mi lascia un po’ perplesso. Personalmente già mi ero espresso a riguardo, io credo che lui non abbia più nulla da dimostrare e quindi, dopo quello che aveva fatto nel 2022, avrebbe potuto anche smettere“.

In Australia avremmo dovuto ritrovare anche Matteo Berrettini, ma un problema al piede sinistro l’ha fermato ulteriormente. Lei è preoccupato per il futuro del tennista italiano?

Anzitutto sarebbe da capire l’entità del problema. Certo, la storia dell’ultimo anno e mezzo/due anni parla chiaro. E’ una situazione difficile da tutti i punti di vista perché lui ha la necessità di giocare e dover fare i conti con tutte queste vicissitudini non lo agevola di certo. Per questo c’è preoccupazione, ma speriamo nel 2024 di vederlo più in campo“.

Rivedremo in campo Novak Djokovic, reduce dai trionfi del 2023 e sempre con grandi motivazioni. Sarà sempre lui l’uomo da battere?

Parlando dell’Australia, Djokovic è in questa posizione. Chiaramente sarà da vedere la sua condizione fisica. Se si confermerà integro, allora io lo vedo il principale favorito per vincere a Melbourne“.

E il rivale che possa contrastarlo?

Se parliamo di cemento all’aperto credo che Daniil Medvedev sia il rivale più qualificato. L’ha dimostrato nel 2023 e penso abbia il tennis per fare ciò. Se parliamo invece di terra rossa e di erba, Alcaraz ha fatto vedere di essere quello che più può creare problemi a Nole. Resto convinto che senza quel problema di crampi, lo spagnolo avrebbe potuto vincere a Parigi contro il serbo e poi sull’erba il tennis vario di Carlitos gli ha permesso di prevalere, andando oltre quello che immaginavo“.

Capitolo Jannik Sinner: ha chiuso alla grande il 2023 e tanti credono possa vincere lo Slam. Lei che idea si è fatto e se c’è una cosa che l’ha maggiormente sorpreso dell’altoatesino?

A livello indoor già in passato aveva dimostrato di giocare molto bene e di esprimere il proprio miglior tennis, ma oggettivamente mi ha sorpreso per la grande continuità. E’ come se, dal successo a Pechino contro Medvedev, ci fosse stato un clic mentale. Credo che lui possa giocarsela alla pari con tutti e ritengo che sappia esprimersi bene anche nei match al meglio dei cinque set, perché se dovesse confermare questa costanza allora sarà tra i protagonisti. Tuttavia, il fatto che possa lottare per vincere negli Slam non significa che ci riuscirà con certezza e quindi questa è una cosa che andrà verificata in futuro“.

 Ipotizzando una possibile griglia di partenza per gli Australian Open quali nomi farebbe quindi?

Direi Djokovic, subito dietro Medvedev e poi in terza fila Sinner e Alcaraz, perché a mio parere lo spagnolo su una superficie rapida ha meno tempo per fare le sue giocate, come magari avviene sulla terra e anche sull’erba, dove può far valere meglio le proprie soluzioni“.

Parlando di Italia e di chi c’è alle spalle di Sinner, vede meglio Matteo Arnaldi o Lorenzo Musetti?

Arnaldi è un giocatore che mi piace molto per il modo in cui affronta il punto in maniera molto determinata e coraggiosa, specie nelle situazioni complicate. Nel suo caso però va fatto un discorso che tra l’altro era stato fatto anche per Musetti, ovvero l’anno della conferma e del consolidamento sarà il 2024. Lui fino ad aprile del 2023 faceva i Challenger e quindi ha potuto anche giocare su una nuvola, togliendosi la grande soddisfazione di portare a casa un punto importante nella Finale di Coppa Davis. Tuttavia, in questa stagione capiremo esattamente quali possono essere le sue prospettive. Parlando di Musetti, oggettivamente il suo 2023 è stato sottotono e ci si aspettava di più, ma magari anche l’arrivo nello staff di Corrado Barazzutti potrebbe aiutarlo. Da questo punto di vista, si rafforza la mia convinzione di questo paragone tra Lorenzo e Fabio Fognini, dal momento che Corrado è stato al fianco del ligure nella gestione tecnica. Ci sono delle similitudini tra Fognini e Musetti, e Barazzutti potrebbe essere importante per il carrarino. Il suo tennis può consentirgli nella massima espressione di entrare in top-10, ma chiaramente ci sono delle criticità in risposta e nella posizione in campo soprattutto, che ora come ora gli hanno impedito di compiere il salto”. 

Foto: LaPresse

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