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Sci Alpino

Sci alpino, la ‘carneficina’ di Wengen impone una riflessione. Tute anti-taglio prima possibile, poi un ragionamento sui calendari

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Aleksander Aamodt Kilde

La tappa di Coppa del Mondo maschile di sci alpino di Wengen ha assunto i contorni della  agonistica. Nell’arco di pochi giorni, Alexis Pinturault e Aleksander Aamodt Kilde, ovverosia due dei cinque uomini più vincenti in attività, sono stati vittima di seri infortuni traumatici.

Per il francese il 2023-24 è finito, per il norvegese si vedrà. Né l’uno né l’altro sono di primissimo pelo. Il transalpino viaggia per i 33 anni e il norvegese ne festeggerà 32 a settembre. Il recupero non si annuncia dunque immediato, ma dovrà tenere conto delle tempistiche di organismi che non possiedono più il dinamismo dei ventenni, bensì sono segnati da tanti inverni di attività agonistica.

La doppia fucilata che ha colpito Circo Bianco fa seguito al colpo patito giusto poche settimane orsono, quando Marco Schwarz – unica credibile alternativa a Marco Odermatt nella rincorsa alla classifica generale – è incappato in una sorte analoga a Bormio, dovendo chiudere l’annata corrente.

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Insomma, ci troviamo di fronte a un autentico bollettino di guerra, tra legamenti saltati, menischi rotti e ferite che hanno messo a repentaglio finanche la vita di chi si getta in pista. È evidente come, dal caso o dal destino, stiano venendo lanciati dei segnali.

In passato altri ambiti si trovarono di fronte alla medesima situazione, ignorando le avvisaglie di come si stesse perdendo il controllo. Un esempio su tutti? La Formula Uno di 30 anni fa. Gli incidenti seri avevano cominciato a moltiplicarsi, ma si andò avanti come se nulla fosse.

Alessandro Zanardi rischiò la vita a Spa-Francorchamps nell’agosto 1993. J.J. Lehto e Pedro Lamy videro rovinate le proprie carriere da botti tremendi durante i test invernali 1994. Proprio una sessione di prove mise a repentaglio la salute di Jean Alesi, il quale se la cavò saltando due gare. Poi si arrivò al tragico weekend di Imola, che cambiò tutto.

È dunque doveroso effettuare una riflessione nello sci alpino prima che sia troppo tardi. Quanto accaduto nelle ultime tre settimane è solo una concatenazione di circostanze? Oppure bisogna ragionare su come vengono strutturati i calendari, nei quali le gare veloci sono sempre più affastellate le une alle altre, moltiplicando (anche per stanchezza degli atleti) le situazioni di pericolo?

Al riguardo, il general manager Markus Waldner, non sembra aver fatto lo struzzo. “In futuro bisognerà evitare di avere tre gare veloci una dopo l’altra, perché è davvero troppo pesante per gran parte del campo partenti” ha detto ai microfoni della tv austriaca Örf.

Di sicuro si può subito ragionare sull’aumento della sicurezza passiva. Per esempio, imponendo l’utilizzo di tessuti anti-taglio per la fabbricazione delle tute. La tecnologia evolve e l’evoluzione è quanto permette alla vita di prosperare. Vale per il mondo animale e vegetale, così come per qualsiasi ambito dello scibile umano, piccolo o grande che sia. Coppa del Mondo di sci alpino compresa.

Foto: La Presse

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