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Bob, ai Mondiali l’Italia è alla pari della Nigeria… Intanto a Cortina si abbattono centinaia di alberi

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Bob Olimpiadi | La Presse

Tra sabato 24 e domenica 25 febbraio, la pista di Winterberg (Germania) è stata teatro della prima parte dei Mondiali di bob e skeleton. Scorrendo le classifiche si nota un fatto agghiacciante. Nel monobob femminile si sono presentate al via 26 atlete provenienti da cinque diversi continenti. Fra di esse neppure un’italiana.

Persino l’Africa ha trovato modo di fare atto di presenza, venendo rappresentata più che dignitosamente da Simidele Adeagbo, quarantaduenne nigeriana con un passato nell’atletica leggera. La navigata bobbista si è classificata al 20° posto, superando dunque sei avversarie. Il nostro Paese, viceversa, non ha iscritto neppure una donna.

La situazione non cambierà nell’imminente weekend, quando andrà in scena la seconda parte dei Mondiali. L’Italia sarà assente dal bob a due femminile, poiché per la manifestazione iridata sono stati convocati solo uomini. Certo, Patrick Baumgartner si è attestato nella top-ten del bob a due maschile e mira a fare altrettanto nel bob a quattro, cionondimeno è indiscutibile come, nell’altra metà del cielo, la Nigeria sia superiore all’Italia.

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Pertanto, nel bob del 2024, l’Italia è più performante della Nigeria fra gli uomini, però paga dazio fra le donne; 1-1 e palla al centro, come nell’ottavo di finale dei Mondiali di calcio 1994. Questo fatto oggettivo, che non può essere confutato, si verifica proprio nei giorni in cui a Cortina d’Ampezzo è cominciato il taglio di centinaia di larici secolari per fare spazio all’impianto destinato a ospitare i Giochi olimpici invernali 2026.

Lasciamo da parte l’ipocrisia insita a quanto sta succedendo. I padroni del vapore, siano essi della cosa pubblica o delle aziende private, passano il tempo a parlare di “green” e “sostenibilità ambientale”, ma non esitano ad azzerare ettari di vegetazione per fare spazio a una struttura di cemento alimentata con sostanze chimiche. Porre l’accento sull’incoerenza di chi gestisce la situazione sarebbe futile.

Ormai è cominciato il sacrificio di un patrimonio naturale allo scopo di salvare la credibilità organizzativa dell’Italia, che avrebbe rischiato di passare alla storia come la prima nazione incapace di predisporre tutte le strutture necessarie a organizzare un’Olimpiade, dovendosi appoggiare a impianti esteri. Dunque, a questo punto, è doveroso arrivare sino in fondo.

Si è deciso di salvaguardare l’immagine del Bel Paese a discapito delle proprie ricchezze naturali? Allora, almeno in questo, si sia coerenti. Che i lavori si concludano e che lo Sliding Center diventi un gioiello. Deve diventarlo. Perché se, viceversa, quest’impresa industriale appena salpata dovesse naufragare miseramente, allora l’Italia farebbe peggio della Nigeria anche sul piano dell’immagine.

A Lagos, ben sapendo di non poter garantire l’organizzazione dei Giochi olimpici, non si candidano neppure. Altri, invece, potrebbero aver fatto il proverbiale passo più lungo della gamba. Tornando a quella partita dei Mondiali di calcio di trent’anni fa, dopo il pareggio contro i nigeriani al 90′, gli Azzurri si imposero ai tempi supplementari e proseguirono la loro avventura.

Magari l’Italia, a questo giro, farà altrettanto in extremis. La risposta a tale quesito arriverà nel giro di due anni. Nella speranza che l’equivalente del Roberto Baggio di quel 5 luglio completi l’opera. Dal Divin Codino, alla Divina Provvidenza.

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