Seguici su

Tennis

Tennis, il caso “Rublev”: la necessità della chiamata automatica per prevenire problemi

Pubblicato

il

Andrey Rublev

Un caso che fa discutere. La squalifica comminata ad Andrey Rublev, nella semifinale dell’ATP500 di Dubai, ha alimentato non poco il dibattito tra addetti ai lavori e appassionati. Se è vero che la reazione del russo nei confronti del giudice di linea sia stata esagerata e degna quantomeno del warning come in altre circostanze (vedi lo stesso Rublev contro i fotografi a Shanghai nel 2023), desta qualche perplessità il default contro il russo sulla base di quanto avrebbe detto in russo nei confronti del citato giudice di linea.

Debil“, sarebbe questa la parola russa pronunciata dal tennista moscovita nel match contro il kazako Alexander Bublik. Un’ingiuria (deficiente, ritardato mentale), così è stata interpretata, e per questo è stato punito per “verbal abuse“. Rublev ha negato di essersi espresso nella sua lingua e di aver parlato in inglese, in maniera chiaramente poco garbata.

L’ATP, da questo punto di vista, ha accettato parzialmente il ricorso di Rublev, ripristinando il premio in denaro e i punti in classifica a Dubai. Resta il fatto ormai che, come affermato dal celebre allenatore ed ex giocatore, Brad Gilbert, la necessità di avere sui campi la chiamata automatica sia ormai molto importante al fine di evitare che per frustrazione le reazioni dei giocatori possano essere alla stregua di quella del moscovita.

 

A Dubai, infatti, diverse chiamate da parte dei giudici di linea non sono state corrette e per un gioco che si sviluppa sempre più alle alte velocità è necessaria quella precisione che l’occhio umano non sempre può dare. Si sa che dall’anno prossimo tutti i tornei più importanti faranno uso della tecnologia e queste criticità dovrebbero incidere meno. Magari lo stesso Rublev, in ogni caso, cercherà di essere più moderato in certe reazioni.

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità