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Sci Alpino

Sci alpino, orizzonte 2030. Calendario compatto, più gare in notturna e reintroduzione degli scarti? Il dibattito è aperto

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Sofia Goggia
Goggia | Pentaphoto

Il weekend del 22-24 marzo ha visto calare il sipario sulla Coppa del Mondo di sci alpino. Con una cancellazione, ça va sans dire, l’ennesima. Sorge spontanea la domanda se abbia ancora senso, nel 2024, avere un calendario strutturato esattamente come lo era a fine anni ’90, quando il clima era ben diverso.

D’accordo, se si parla di “sport invernali” la finestra temporale in cui gareggiare è giocoforza limitata. Tuttavia, dove sta scritto che si debba cominciare a ottobre e chiudere alle porte di aprile? Il meteo è cambiato, bisogna prenderne atto. L’unico obbligo dello sci è quello di dover fare i conti con le temperature e la presenza di neve.

L’argomento è già stato declinato, ma i latini predicavano “repetita iuvant”. È doveroso restare sulla materia, soprattutto in una fase in cui il management del Circo Bianco si appresta a effettuare riunioni plenarie per discutere del futuro. Dunque, si lancia un triplice tema. Considerato come gli inverni siano sempre più corti, non sarebbe il caso di trovare le adeguate contromisure anche sul piano organizzativo?

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Non si ha la presunzione di insegnare la materia a chi gestisce l’apparato. Semplicemente si vuole mettere sul tavolo cognitivo qualche idea, eventualmente da valutare nella sua fattibilità e capace di generare una serena riflessione sul merito. Per esempio, l’ipotesi di rendere il calendario più compatto, è così disdicevole?

Si potrebbe cominciare dopo metà novembre e chiudere prima della metà di marzo, senza anticipare i tempi in ottobre o trascinarsi sino alla primavera, risultando ormai fuori contesto ai due estremi. Ciò non implicherebbe necessariamente una riduzione delle gare. Si potrebbe sfruttare l’opportunità di moltiplicare le tappe infrasettimanali, soprattutto se si parla di discipline tecniche.

La possibilità di avere quanti più slalom (e/o giganti) in notturna, con manche decisiva in prima serata, è così impraticabile? Tra fine dicembre e inizio febbraio non c’è neppure questa forte concorrenza legata al calcio, poiché le Coppe Europee sono ferme. Vero che non tutte le località sono attrezzate con impianti di illuminazione adeguati, ma la Fis potrebbe anche pensare di sovvenzionare o premiare chi decidesse di organizzarsi per le competizioni by night.

Se il calendario rischiasse di diventare troppo compatto, rendendo insostenibile il ritmo per gli atleti, bisognerebbe valutare l’idea di ripristinare gli scarti. È davvero obbligatorio conteggiare ogni singolo risultato ai fini della Coppa del Mondo? Fissare dei paletti, facendo valere un massimo di “N” gare a specialità, sarebbe tabù?

La dinamica consentirebbe agli sciatori e alle sciatrici di selezionare gli appuntamenti a cui prendere parte, calibrando delle pause qua e là. Al contempo, gli scarti sarebbero una valida contromisura per ammortizzare le sempre più frequenti cancellazioni e gli eventuali mancati recuperi.

Insomma, gli argomenti di discussione non mancano, le possibilità di cambiare neppure. Ovviamente bisognerebbe ponderare in maniera accurata qualsiasi modifica, ma la primavera può servire anche a questo. A valutare la fattibilità delle mosse da effettuare per garantire la sopravvivenza e la credibilità dello sci alpino, che non può pensare di restare ancorato a logiche ormai sorpassate dall’evoluzione del mondo.

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