Nuoto
Nuoto, il dt Butini: “Baratterei 2 medaglie di Tokyo per l’oro a Parigi. Ceccon sta pensando ai 200 dorso”
Una stagione ricchissima di appuntamenti per il nuoto, che in questo 2024 tra Olimpiadi, Mondiali, Europei e altri eventi non si farà mancare nulla. Ne ha parlato anche il direttore tecnico dell’Italia, Cesare Butini, che è stato ospite del programma Swim2U di OA Sport e Sport 2U, condotto da Enrico Spada ed Aglaia Pezzato.
Il numero uno del nuoto italiano si è soffermato all’inizio proprio su come la Federazione e gli atleti hanno affrontato questo calendario fittissimo: “Il Covid ci ha insegnato a gestire in un altro modo gli appuntamenti e soprattutto la densità. Non ci stiamo portando dietro, per fortuna o per sfortuna dal verso che si vuole vedere, una serie di ritardi ed il prossimo anno ci sarà ancora un Mondiale da affrontare, dunque davvero una quantità elevata di eventi internazionali, come è accaduto soprattutto quest’anno. Per Doha noi abbiamo dovuto fare un campionato a fine novembre, anticipando ad ottobre il Trofeo Citta di Firenze. E’ stata tutta un’accelerazione ed abbiamo avuto paura che potesse inficiare sulle squadre giovanili. Abbiamo comunque diciassette qualificati per i Giochi, abbiamo avuto un buon Mondiale e sfruttato delle occasioni e delle situazioni che non vedevano la presenza al 100% di atleti top, senza dimenticare che anche noi abbiamo dovuto fare a meno di gente del calibro di Thomas Ceccon e Margherita Panziera. C’era un po’ di preoccupazione per un primo Assoluto in inverno, ma i ragazzi hanno risposto bene, i tecnici sono stati bravi”.
Le Olimpiadi sono certamente il punto conclusivo di tutta la preparazione: “Adesso stiamo lavorando sull’ultimo ostacolo dell’anno che è l’Olimpiade, sicuramente il più importante. Abbiamo già una squadra che è in collegiale in Turchia ed io li raggiungerò perché vogliamo fare anche dei test con il nostro specialista della video-analisi. Poi partiranno degli altri collegiali in altura o come quello della velocità femminile, che ci fa ben sperare in futuro, con anche l’ingresso di una 2006 che dopo vent’anni ha saputo ottenere il minimo olimpico alla sua età“.
Un calendario ricco di eventi, un po’ come quello dell’atletica, ma per Butini ci sono i pro e i contro: “A differenza dell’atletica noi ci alleniamo in un ambiente che non è quello normale. Correre si può correre, mentre per nuotare devi avere la piscina a disposizione. Inoltre bisognerebbe poi capire come vogliamo interpretare l’evento internazionale dell’anno, perché nell’atletica per esempio non è facile trovare quattro o cinque record del mondo nel grande appuntamento e dunque noi dovremmo rinunciare ai grandi numeri che noi possiamo avere durante Mondiali ed Europei, avendo un percorso più tranquillo di preparazione. Inoltre per ultimo, una stagione così densa di appuntamenti incide sul bilancio. Ci siamo dovuti impegnare per un Mondiale, per un’Olimpiade e poi anche un Mondiale a dicembre in vasca corta. Bisogna tirare dunque la coperta e questo può influire sui raduni o sulla presenza in certi appuntamenti. Bisogna rivedere un po’ tutto e parlare con le Federazioni. Per esempio non bisogna mettere un evento (gli Europei, ndr) a ridosso di un appuntamento come la sessantesima edizione del Settecolli, con una Federazione che aveva stabilito con largo anticipo tutto un percorso di preparazione per le selezioni, che è stato completamente stravolto”.
Quella di Parigi sarà la sua settima Olimpiade, Butini analizza cosa è cambiato in tutti questi anni all’interno della Nazionale: “Gli atleti cambiano con una velocità molto più rapida rispetto al secolo precedente. L’allenatore deve considerare questi cambiamenti e non può gestire gli atleti come veniva fatto quindici anni fa. Un tecnico ora deve unire intensità e qualità, ma soprattutto bisogna mettere davanti due cose fondamentali. La prima è la qualità della nuotata e Castagnetti l’aveva già individuata; poi soprattutto bisogna parlare con gli atleti e confrontarsi continuamente con loro. C’è bisogno di una sinergia tra tecnico ed atleta. Anche per questo si sono creati dei gruppi di alto livello con al massimo quattro o cinque atleti di alto livello”.
Sul suo ruolo di direttore tecnico: “Il lavoro che sto facendo come direttore tecnico lo stavo già svolgendo nella mia vecchia società, l’Aurelia Nuoto. Mi relazionavo già con i miei colleghi e dunque questo mi ha aiutato quando sono diventato direttore tecnico della Nazionale. Io ho rispettato sempre il lavoro dei miei colleghi. Noi come Federazione abbiamo investito tanto nel settore tecnico, facendo un balzo in avanti a livello professionale tra i nostri allenatori”.
Sui giovani ed il loro ingresso in squadra, creando il mix giusto: “Io cerco di valorizzare i colleghi che sono impegnati alla formazione dei giovani, visto che hanno un ruolo fondamentale. Noi ci siamo trovati nel 2019 avevamo in squadra grandi campioni come Federica Pellegrini o Fabio Scozzoli, ma anche con una giovanissima atleta di quattordici anni che ha saputo andare a medaglia, come Benedetta Pilato. C’è sempre stata una sinergia fra l’atleta più esperto e l’atleta più giovane, con il rispetto di entrambi i ruoli. Non ci sono mai state rivalità che sono andate oltre il sano agonismo, una squadra dove tutti si rispettano”.
La velocità femminile, che forse in passato si è nascosta dietro una campionessa come Federica Pellegrini e che ora si sta rilanciando: “Una come Federica è stata un traino e ci ha portato al secondo posto al Mondiale di Kazan o alla vittoria dell’Europeo, ma nello stesso tempo può anche essere un tappo. Bisogna spingere le atlete ad emularla nel modo corretto. Noi abbiamo un raduno con le ragazze della velocità e devono capire che hanno un’ulteriore fortuna di partecipare ad una Olimpiade con una staffetta, che ha comunque delle ambizioni di centrare una finale e centrare anche il quinto posto. Andremo a completare la squadra per le Olimpiadi al Settecolli, abbiamo avuto la fortuna di trovare e fidelizzare un’atleta come Jasmine Nocentini, che ha ben figurato al Campionato Europeo dello scorso dicembre e che verrà a giugno a fare le selezioni per le Olimpiadi. Con gli allenatori dobbiamo parlare una lingua comune e stiamo spingendo moltissimo sulla fase della preparazione atletica, che non danneggia assolutamente la femminilità e le atlete australiane ne sono un esempio”.
La squadra per Parigi 2024: “Alle Olimpiadi arriveremo ad un totale tra i trentatré e i trentacinque”.
Sulla possibilità che l’Italia non faccia gli Europei: “Noi reputiamo che il modo migliore per far crescere l’atleta sia portarlo alla competizione. Le nostre selezioni sono al Settecolli e non è facile digerire che sopra un evento del genere ci hanno messo un Europeo. Avremo un incontro e penso che la direzione sia segnata. Considereremo comunque che dovremo dare delle motivazioni a determinati atleti, per non far chiudere loro la stagione già a marzo”.
Sulle ambizioni e le speranze di medaglia a Parigi 2024: “Noi abbiamo ancora il ricordo delle sei medaglie di Tokyo dove è mancato l’oro. Io mi accontenterei di barattarne anche due in meno per una dal metallo più prezioso”.
Sulla sfida di Ceccon nei 200 dorso e su una staffetta 4×100 mista incompleta: “Thomas ha avuto un’ottima stagione iniziale anche con le prime tre tappe di Coppa del Mondo. La riabilitazione è stata un po’ più lenta dopo l’infortunio e dunque non è riuscito a svolgere il programma impostato in precedenza. Ho visto un brutto 100 stile agli Assoluti, mentre il 200 dorso è stato svolto in un determinato modo. Il calendario olimpico permette poi di farci un pensiero, anche se dobbiamo sempre valutare la 4×100 mista, che dico già che ha come formazione migliore Ceccon a dorso, Martinenghi a rana, Miressi a stile e dobbiamo trovare il delfinista, anche se delle buone indicazioni sono arrivate da Razzetti, con una sua velocizzazione che può essergli utile anche per il suo 200. Con un programma corretto può fare un azzardo nei 200 dorso, con la grossa incognita dei tre turni. Ceccon, però, ci ha abituato a cose di alto livello e non sarebbe male avere un’accoppiata 100 e 200”.