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Basket, Debora Carangelo: “A Sassari sono felice di quello che sto facendo. Mi piacerebbe giocare il Preolimpico nel 3×3”

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Debora Carangelo
Carangelo / Credit: Ciamillo

Nella stagione 2023-2024, Debora Carangelo sta distinguendosi come figura tra quelle di maggior spicco della Serie A1. 19a miglior realizzatrice nonché terza italiana, 7a per percentuali dalla lunetta, 6a per assist, 3a per palle recuperate, 4a per falli subiti, la nativa di Maddaloni e veterana della scena tricolore sta dando tantissimo alla Dinamo Sassari. Ed è anche tra coloro che siamo più abituati a vedere in campo, visti gli oltre 33 minuti di media in quest’annata, il sesto maggior dato. L’abbiamo raggiunta alla vigilia del finale di stagione regolare per un’intervista che ne mette in evidenza molte idee sulla pallacanestro e il rapporto con Banco di Sardegna e maglia azzurra.

Come stai?

Sto bene, mi sto riprendendo al 100% dall’infortunio che ho avuto alla caviglia due settimane fa. Nonostante questo, sapevo di dover giocare: in pochi giorni sono rientrata in campo per aiutare la mia squadra a giocare nel miglior modo possibile e provare a vincere. Infatti abbiamo vinto due partite consecutive. Le cose ora stanno andando bene. A Roma avevamo vinto, ma ci hanno tolto i due punti. Ci siamo riscattate dopo un periodo un po’ buio. Quando c’è meno entusiasmo hai bisogno di una vittoria per tirare su il morale e contro Milano è arrivata. Poi è giunta anche quella con Battipaglia“.

E dopo l’infortunio non hai neanche giocato poco: 27 minuti contro Milano e tutti e 40 con Battipaglia.

Esattamente. Era da un po’ che non ne giocavo 40 di minuti, l’ultima volta l’anno scorso. Sono serviti per dare il mio contributo, poi è arrivata anche la vittoria. Se ne devo giocare 40 e poi devo stare a riposo due giorni, cosa che non avverrà mai, lo faccio“.

Peraltro giochi molto abbastanza spesso: più volte in stagione hai giocato dai 35 ai 38 minuti.

Sì, è il 40 di numero che non vedevo da un po’! Però a 37-38 ci sono arrivata“.

Fra l’altro con risultati molto positivi in questa stagione: hai sempre prodotto parecchio.

E’ dall’anno scorso che sto provando a fare il mio, aiutare la squadra a vincere, portarmela sulle spalle nei momenti di maggior bisogno. Ho delle compagne di squadra che stanno facendo anche loro molto bene. Ci aiutiamo a vicenda per portare la partita a casa, se non ci riusciamo vorrà dire che saremo state meno brave della squadra avversaria“.

A proposito di portare a casa le partite, l’ultima non era facile come poteva sembrare, perché Battipaglia è riuscita recentemente a cominciare a vincere e ad entrare in fiducia.

Non è la squadra dell’inizio, hanno 2-3 giocatrici in più. Ed è un campo non facile. Loro venivano da due vittorie consecutive in casa, quindi sapevamo già di incontrare una squadra agguerrita. Per loro era molto importante vincere per la zona playout, trasferte e cose varie. Noi abbiamo dimostrato di essere un po’ più pronte, un po’ più brave. Ci siamo fatte trovare pronte nel momento giusto della partita, anche perché nell’ultimo quarto abbiamo fatto un parziale di 20-33 e poi l’abbiamo chiusa lì. Però loro sono state con noi per quasi tutta la partita“.

La stagione di squadra è stata con alti e bassi, ma la tua è stata molto positiva.

Abbiamo avuto un calendario di andata un po’ frastornante, anche con l’EuroCup. Poi venivamo da un momento positivo, abbiamo un po’ calato. Sto cercando di fare il mio, sono una persona molto umile, voglio far bene nonostante sia una delle più grandi della squadra. Cerco sempre di dare il 100%. Sono felice di quello che sto facendo, è dall’anno scorso che le cose sono molto positive. Poi ogni tanto ci sta, siamo anche noi umani, che la partita che non va ogni tanto può capitare. Bisogna sempre essere concentrati e pensare alla partita successiva“.

Parli come se il passaggio da Venezia a Sassari ti avesse in qualche modo rigenerata.

Io sono stata 10 anni a Venezia e non rinnego nulla di quello che ho fatto lì. Ci ho vinto un campionato e ringrazierò per sempre tutte le persone. Però, forse, dopo l’ultimo anno avevo bisogno di nuovi stimoli ed avventure. Nonostante io abbia 32 anni, che non sono tanti, ma nemmeno pochi, ho bisogno di nuovi stimoli, nuove ambizioni, nuove sfide. Venendo qua è come se fossi tornata più piccola, nel senso che ho ancora tanta voglia di giocare. E se gioco 40 minuti è anche grazie al mio fisico che me lo permette. Quindi sì, sono un po’ rigenerata“.

Parli di sfide, ma questa non è l’unica. Anche scorrendo la tua carriera, si può parlare di una persona che di sfide ne ha raccolte parecchie, dall’esordio a Maddaloni fino agli anni a Cervia, a quelli di Faenza e a ripartire da Venezia quando la Reyer stava risalendo la china.

Sono andata via di casa quando avevo 14 anni, è stata una sfida con me stessa. Ho parlato con i miei genitori, che mi hanno lasciata andare non perché si volevano sbarazzare di me, ma perché vedevano e sapevano che forse avrei avuto una carriera. Sono andata via, ho fatto 4 anni a Cervia, che è stata la mia prima casa. Sono andata a Venezia quando c’è stato il cambiamento e sono ripartiti dalla Serie B. Io sono arrivata in A2, abbiamo vinto il campionato, abbiamo fatto un lungo cammino insieme, perché 10 anni sono tanti. Però poi arrivi a un momento della vita in cui hai anche voglia di cambiare, finisce un ciclo e si comincia con  nuovo capitolo. E io ho ricominciato qui a Sassari”.

Un capitolo nel quale come ti trovi, e come stai a livello di ambiente?

Qui si sta molto molto bene. Soprattutto quando arrivi e quando vai via. Nel mezzo, magari c’è l’inverno, ma qui ci sono persone che ti accolgono come se fossi a casa dal primo giorno. Mi sono sempre trovata bene con tutti, se hai qualche problema cercano di risolverlo nel minor tempo possibile. Qui sono tutti innamorati della pallacanestro e te lo trasmettono, i tifosi, lo staff, il presidente e tutte le persone che lavorano per questo club“.

Questo fa capire quanto ti trovi bene in una città che vive di pallacanestro, e tu di pallacanestro ci vivi.

Esatto, sono molto felice anche perché quando sono arrivata la prima partita in casa sembrava di giocare un’amichevole, quasi a porte chiuse, con 50 persone. Poi, invece, già dall’anno scorso, dopo le prime partite, abbiamo dimostrato che c’è anche la parte del basket femminile. Infatti siamo state felici, perché a fine stagione abbiamo finito con un buon numero di tifosi che veniva a tifare anche per noi, oltre che per la maschile. E questa è stata una grande soddisfazione“.

Questo significa che magari c’è ancora una strada da fare, ma raggiungere un numero importante di spettatori si può.

Infatti. Come capita anche coi maschi. Quando perdi i tifosi iniziano un po’ a diminuire, noi siamo state brave l’anno scorso. Abbiamo un gruppetto di mamme e bambini che ci seguono. Non dico che arriveremo ai numeri dei maschi anche se niente è impossibile, però siamo soddisfatte di quello che stiamo facendo“.

Questo potrebbe voler dire anche raggiungere dei risultati importanti in Europa. Dove il modello del femminile è più radicato in alcuni casi. In Italia si stanno facendo dei passi avanti.

Noi in EuroCup quest’anno siamo arrivate ai sedicesimi e l’anno scorso ai trentaduesimi sfidando Venezia. Abbiamo fatto un passo in più. A livello italiano c’è stato qualche incidente di percorso, ma adesso stiamo ritornando nella strada giusta per poterci giocare i playoff. Il nostro obiettivo è quello, questa squadra ci potrà arrivare. Ai playoff poi tutto può succedere. Vedremo come andrà. Noi pensiamo una partita alla volta. Sabato abbiamo Brescia, una partita molto importante per noi e infatti la dobbiamo preparare molto bene. Quello che viene ce lo prendiamo“.

Il vostro calendario delle ultime giornate appare più favorevole in casa e meno in trasferta.

Abbiamo Brescia in casa, Bologna fuori (e in casa abbiamo vinto, quindi non andiamo lì con la paura di perdere, anche perché non abbiamo nulla da perdere), e poi l’ultima trasferta a San Martino di Lupari. Altro campo non facile, ogni volta che ci ho giocato è sempre stata una partita punto a punto. Però adesso veniamo da un buon momento, dopo un periodo un po’ così, e proveremo a giocarcela con tutti“.

Capitolo Nazionale: hai vissuto molto, ultimamente, il 3×3. Quanto è difficile cambiare mindset tra il basket normale e quello che è in pratica un altro sport?

A me piace. Non ci giocavo molto prima, poi, quando mi hanno inserita, sono stata molto felice. La prima volta dici ‘oddio, che sport è?’, però alla fine si giocano 10 minuti di intensità che normalmente tu metti in 40 nel 5 contro 5. Non tutti lo capiscono, perché bisogna giocarci per capire quanto è difficile, però è bello. C’è una fisicità clamorosa. A me piace, sono in questo giro e sono felice. Però è completamente un altro sport“.

Che ricordo hai delle esperienze fatte in giro per l’Europa con il 3×3?

Sono quelle che ti porterai sempre con te. Anche con le Women’s Series sono 4 giorni, ma intensi, dove giochi. Lì hai il piacere e il tempo di vedere anche un po’ la città. Non tutti possono farlo, e quindi cerco di portarmi e tenermi dentro più ricordi possibili, così da poterli raccontare a qualcuno“.

Si capisce bene che ti piacerebbe far parte del progetto di rincorsa alle Olimpiadi della squadra azzurra, con il Preolimpico che si giocherà a maggio.

Adesso siamo un gruppo di persone. Mi piacerebbe, come piacerebbe alle altre, poi però queste saranno scelte del coach. Se non dovessi esserci sarei comunque felice di aver aiutato le mie compagne a giocarsi un Preolimpico. Il 3×3 è bello anche per questo: il gruppo è piccolo e c’è molta più coesione, alchimia tra di noi. Ci meniamo come delle matte, ma è un menarsi intelligente in campo per poi affrontare squadre e persone che stanno affrontando un Preolimpico, quindi faranno di tutto per vincere. E lo faremo anche noi“.

E c’è chi, in Francia, ha creato un pool vero e proprio per il 3×3. Si parla di persone che hanno lasciato il basket normale per il progetto Olimpiadi, facendo capire che credono molto nel 3×3.

Anche perché è la squadra ospitante. Hanno creato questo progetto da diversi anni, ci tengono a far bene. Speriamo che un giorno si potrà fare anche in Italia“.

Come hai visto il cambio di allenatore della Nazionale nel basket normale?

Non sono competente su questo, ma se l’hanno fatto sapranno cosa fare. Chi è adesso alla guida è un grande allenatore, una grande persona e spero che comunque facciano bene, perché è la Nazionale dove sono anche stata e bisogna sempre tifare per il proprio Paese“.

Di tutte le esperienze che ti sono capitate in Europa, quali sono quelle che ti sono rimaste più dentro?

Il ricordo che mi porto più dentro è quando ero a Venezia e vincemmo in casa contro Mersin, che ci ha fatte andare in semifinale. Ho fatto una tripla con fallo che poi ci ha portato in semifinale. Venivamo da una sconfitta. Avevamo bisogno di quei punti. Però ne ho fatte tante. Anche quando sono andata al Mondiale Under 19 in Cile. Uno direbbe ‘sì, in Cile ci puoi andare per un viaggio’, noi ci abbiamo giocato un Mondiale. Ed è stata una bella esperienza, c’erano tante giovani. Venivi a vedere la partita, c’erano persone della nostra età, abbiamo visto un po’ la città, Puerto Montt, ed è stato molto bello. Ce ne sono talmente tanti che potrei elencarne non so quanti. Anche con il 3×3 abbiamo girato tantissimo, come anche con l’EuroCup. Sono Paesi in cui uno non andrebbe mai, però vai e cerchi anche di andare a scoprire in giro la cultura. Sono fiera di dove sono stata e di quello che ho fatto e sto facendo“.

7 ottobre 2015: ricordi chi c’era di fronte a te al PalaTiziano di Roma e quanto erano forti le giocatrici di cui si parla?

Abbiamo giocato con Team USA. Giocare contro le grandi americane è sempre un sogno. Ne ho avute tante in squadra, non forti come loro, ma quelle che vengono qui sono comunque fortissime. Trovarsi lì e fare un’esperienza del genere te lo porti comunque dentro. Un giorno potremo dire ‘ci ho giocato e c’ero anche io’“.

Chiudiamo con un episodio di cui forse si è un po’ persa la memoria: nella stagione 2014-2015 la Reyer Venezia giocò in Lega Adriatica. Come e perché accadde?

Volevamo entrare a far parte di una competizione europea. Dopo l’Eurolega e l’EuroCup c’era la Lega Adriatica. Era più che altro per fare esperienza e indirizzarci verso l’EuroCup. Alla fine è stata un’esperienza molto particolare perché erano tutte squadre dell’Est. L’abbiamo vinta e quello è stato il primo trofeo europeo. Anche quella è stata un’esperienza, siamo andati in posti dove il basket era sentitissimo e le città erano in via di sviluppo. Non avevamo niente da perdere, siamo arrivate fino in fondo, abbiamo vinto e quella è stata una delle prime soddisfazioni“.

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