Seguici su

Tennis

Jannik Sinner, a Miami c’è Grigor Dimitrov per la caccia a titolo e numero 2 del mondo

Pubblicato

il

Jannik Sinner
Sinner / LaPresse

Terza finale al Masters 1000 di Miami in quattro anni per Jannik Sinner. L’altoatesino sfiderà Grigor Dimitrov nella finale tra i due giocatori con più vittorie nel 2024. L’italiano e il bulgaro, infatti, sono gli unici ad averne ottenute più di 20 in questa stagione. In palio, per entrambi, obiettivi notevoli di classifica: per l’uno l’approdo al numero 2, per l’altro un balzo al numero 7 che saprebbe di antiche vette.

Sono tre i precedenti, tutti con particolarità importanti, che si sono giocati tra i due. Il primo si è avuto a Roma nel 2020, nell’edizione pressoché senza pubblico a causa delle restrizioni Covid-19. Sinner guidò bene per un set e mezzo, ma subì la rimonta e perse quell’ottavo di finale per 4-6 6-4 6-4. Proprio a Miami, l’anno scorso, i due si incrociarono negli ottavi e ci fu la rivincita dell’azzurro per 6-3 6-4. Il quarto di finale di Pechino, invece, è rimasto famoso perché Jannik vomitò in un cestino nel terzo set, prima di vincere per 6-4 3-6 6-2. Una leggenda popolare sui social ironizza in modo divertente sul fatto che “esiste un Sinner pre-vomito e un Sinner post-vomito”. In effetti, da quel giorno le sconfitte dell’italiano sono state appena tre.

Lungo il percorso l’unica vera difficoltà Jannik l’ha avuta nel terzo turno con l’olandese Tallon Griekspoor, quando è riuscito a ribaltare una partita che si stava facendo pericolosa. Molto più vicino all’eliminazione è però stato Dimitrov, che nel tie-break dell’esordio contro il cileno Alejandro Tabilo è stato per tre volte a due punti dalla sconfitta e lo è stato anche una volta contro il polacco Hubert Hurkacz negli ottavi. Le vere prove di forza le ha offerte dopo: il magistrale quarto con Carlos Alcaraz e la ben più che difficile semifinale con il tedesco Alexander Zverev.

Per Sinner gli obiettivi sono numerosi: alla 17a finale in carriera cerca il tredicesimo successo, il secondo a livello 1000 e il terzo dell’anno dopo Australian Open e ATP 500 di Rotterdam. Sul fronte opposto, Dimitrov è alla ventesima volta all’ultimo atto, e la caccia è al secondo titolo stagionale dopo quello di Brisbane. L’unico altro Masters 1000 da lui vinto è quello di Cincinnati 2017.

Sono diversi i temi della finale: il primo e più importante riguarda il ventiduenne venuto da San Candido. Tutti, del resto, sono rimasti vivamente impressionati da quanto compiuto contro Daniil Medvedev: il russo soltanto tre volte aveva perso tanto nettamente, l’ultima contro Nadal a Cincinnati quasi cinque anni fa. Nella sostanza, il mondo ha potuto vedere un notevole innalzamento di livello nelle fasi più importanti, quasi senza sforzo, a testimonianza di un Sinner mai visto così forte. Di contro, questa è anche la fase migliore della carriera di Dimitrov, se si esclude il 2017 che tanto fu caro al bulgaro. Armi micidiali da fondo contro fantasia: sarà questo il quadro tattico, un bel contrasto di stili che può regalare una vivibile finale. E che, per Jannik, vorrebbe dire tanto. Ma lui ormai ha imparato a gestirle, quelle sensazioni: all’Hard Rock Stadium, alle 21:00, vuole entrare da finalista e poi uscire da vincitore.

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità