Golf
Golf: Masters 2024 senza italiani in gara, ma Augusta mantiene un sapore azzurro
Dopo un lungo periodo in cui l’Italia era stata molto ben abituata in tema di giocatori al Masters di Augusta, il primo Major dell’anno in versione 2024 non vedrà azzurri al via. O almeno, non li vedrà in gara: come vedremo, una presenza c’è, anche se non nel field di partenza.
Ci si era abituati molto, forse anche troppo bene, si diceva: pareva una normalità avere sempre qualcuno ad Augusta, ma non era una cosa scontata, anzi. Il campo partenti qui è ristretto in maniera molto maggiore rispetto agli altri Major (per la precisione, quest’anno sono al via in 89), e perciò, anche al netto dei numerosi criteri con i quali la partecipazione è possibile, il poter presenziare è un privilegio.
Quello che, nel passato italiano, hanno vissuto le figure fondamentali della nostra storia recente, vale a dire Costantino Rocca, Francesco ed Edoardo Molinari, Matteo Manassero e Guido Migliozzi. In particolare, Rocca ha partecipato a quattro edizioni tra il 1994 e il 1998, cogliendo il miglior risultato nel 1997, quando giunse quinto. E, anzi, era secondo a fine terzo giro, dietro all’uomo che, quell’anno, nessuno avrebbe mai potuto battere neanche se fossero intervenute forze non appartenenti al pianeta Terra: Tiger Woods. Erano gli anni migliori del golfista bergamasco, quelli in cui riuscì a partecipare a tre Ryder Cup, dando grande lustro all’Italia anche con la leggendaria ultima buca a St. Andrews nel 1995.
Masters Augusta 2024: le 18 buche ai raggi X. Fascino intramontabile a Magnolia Lane
Gli anni ruggenti, però, sono stati quelli dal 2010 al 2023. In questo periodo, l’Italia ha avuto partecipazioni quasi costanti di Francesco Molinari, che ha saltato solo 2015 e 2016, oltre al fratello Edoardo (2006, 2010, 2011 e 2012), Matteo Manassero (2010, 2013 e 2014) e Guido Migliozzi (2022).
Di questi, tutti inevitabilmente ricordano Chicco far sognare l’Italia intera del golf nel 2019, con la testa della classifica nel secondo e nel terzo giro. Nell’ultimo, però, accadde qualcosa che sul momento sembrò ineluttabile: Tiger Woods. Di nuovo lui: il torinese che va in acqua alla 12, Tiger che prende quota, il pubblico semplicemente impazzito per quello che, ad oggi, è l’ultimo trionfo Major di colui che molti, non a torto, considerano il più grande nella storia di questo sport. In generale Francesco si è spesso comportato piuttosto bene ad Augusta, chiudendo in varie occasioni nei primi 30. Quest’anno non ci sarà perché è terminato il periodo di esenzione valido dal 2019 al 2023 come vincitore dell’Open Championship in uno dei cinque anni precedenti e lui, nel frattempo, è attualmente lontano dalle vette mondiali (266°, per la precisione).
Per Edoardo, invece, la migliore occasione della sua parabola al Masters è stata quella del 2011, con l’11° posto anche se mai con reali chance di vittoria (girò comunque in -5, 74 70 69 70, a testimoniare l’assoluta costanza). Nel 2010, invece, protagonista fu Manassero, che dopo l’esplosione dell’Open Championship 2009 riuscì ad arrivare 36° sfruttando benissimo l’occasione che la vittoria dell’Amateur Championship 2009 gli aveva concesso. E chissà, magari nel 2025, a dieci anni dall’ultima partecipazione, se il ritmo resta questo potremmo anche rivederlo. Quanto a Migliozzi, invece, per adesso l’unica sua Augusta è coincisa con un taglio mancato nel 2022, ma il vicentino di tempo ne ha per rifarsi.
Come si diceva, un raggio d’Italia c’è ad Augusta. Si tratta di quello fornito da Lorenzo Gagli, che sarà presente in veste di caddie per Josè Maria Olazabal, autentica leggenda del golf spagnolo che vinse nel 1994 e 1999. E non è la prima volta che l’originario dei Paesi Baschi si trova con un caddie italiano al suo fianco: nel 2009 era stata la volta di Emanuele Canonica. Un frammento azzurro da seguire, in sostanza, in attesa del ritorno di un tempo nel quale il tee shot alla Tea Olive ne potrà accogliere uno con il drive in mano.