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Terra-erba-terra: preparare le Olimpiadi nel tennis porterà qualche giocatore a sacrificare Wimbledon?

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Wimbledon
Wimbledon / LaPresse

Il tema delle Olimpiadi, come ogni 4 anni, ritorna ed è ciclicamente causa di parecchi dilemmi circa la preparazione dei giocatori. Sono tanti i fattori da tenere in considerazione: collocazione in calendario, superficie e distanza geografica. Ragione, quest’ultima, che soprattutto per Tokyo non è stata di grandissimo aiuto, visto l’elevatissimo numero di forfait tra infortuni, decisioni di semplicemente saltare e quant’altro.

Stavolta la situazione dovrebbe essere ben diversa, fortunatamente: il luogo è centrale ed è anche tra i più noti al mondo, cioè Parigi. E in più, la terra è quella del Roland Garros, la stessa che si affronta durante il secondo Slam dell’anno. Finora di fatto di voci a tinte non olimpiche se ne sono levate davvero poche, come quella di Ben Shelton: l’americano sembra un fortissimo indiziato a scegliere di saltare e dare l’appuntamento a una per lui più congeniale Los Angeles 2028 (fatti tutti i dovuti e chiari scongiuri di qui a quattro anni, che sono tanti).

Di tema, però, ce n’è anche un altro di un certo interesse, e riguarda ciò che c’è in mezzo a Roland Garros ed Olimpiadi. Il nome è uno solo: Wimbledon, lo Slam più bramato, noto e ricco di storia. Dalle parti dell’All England Lawn and Tennis Club, peraltro, già una volta è stata vissuta da vicino l’aria olimpica: è accaduto nel 2012, l’unico anno in cui il club, solo per la rassegna a cinque cerchi, ha concesso di vestire non del tradizionale bianco integrale, ma dei colori del proprio Paese, in un liberi tutti che ha reso per una settimana la sede dei Championships quasi come un altro luogo.

La vera questione è: ci sarà qualcuno che, pur di preparare le Olimpiadi, salterà Wimbledon? La risposta è piuttosto facile: no. Per due ordini di motivi: il primo va ricercato anche nella storia. E, precisamente, nel 2022, con una situazione anch’essa particolare. Lo Slam britannico, infatti, quell’anno non assegnò punti per battaglie interne a ITF, ATP e WTA circa l’adeguarsi del club alle direttive del governo britannico in fatto di ingresso di russi e bielorussi a seguito della guerra mossa dalla Russia contro l’Ucraina. Risultato: in buona sostanza non ci fu quasi nessuna rinuncia a giocare sull’erba, e nessuna tra i big, al contrario di quanto paventato da molti nelle settimane precedenti.

Il secondo, invece, è più prettamente economico. Non tanto per i giocatori di prima fascia, che sotto quel profilo sono già in buone acque: il fattore riguarda chi si trova più indietro o arriva dalle qualificazioni. Figure, queste, che possono avere necessariamente bisogno non solo di giocare, ma anche di incassare quel prize money per poter gestire meglio il prosieguo della stagione. Il tutto ricordando che, spesso e volentieri, a malapena molti della zona attorno alla centesima posizione rientrano delle spese per poter sostenere quanto serve in una stagione tante volte fatta di Challenger, nella speranza più o meno forte di fare il salto.

Peraltro, non si può nemmeno mancare di considerare come ci sia una certa distanza tra Wimbledon e Olimpiadi. I Championships termineranno il 14 luglio, il torneo olimpico comincerà il 27. Alla peggio, per chi va in fondo ci sono due settimane o poco meno per riprendere in mano la questione mattone tritato. Alla meglio, invece, gli eliminati nei primi turni avranno all’incirca tre settimane. Ma, questo è certo, sarà praticamente impossibile vedere qualcuno che sacrifica Wimbledon per le Olimpiadi. Vale per tutti anche un episodio del 2021: Matteo Berrettini sapeva di non essere al meglio a causa dello stesso problema che lo ha poi costretto a saltare Tokyo. Ma nessuno mai avrebbe saltato la finale dei Championships al mondo. Non lui, alla prima volta, non altri, non chiunque fosse davanti al tentativo di battere Novak Djokovic (a proposito del serbo, anche su di lui si è fatta l’ipotesi di non andare a SW19, ma suona molto campata per aria per quanto il numero 1 ATP sia, se non ossessionato dall’oro olimpico che gli manca, quasi).

In breve, appare molto, molto difficile che qualcuno possa saltare il terzo Slam dell’anno per concentrarsi sul torneo olimpico. Anche perché, nel tennis, storicamente la rassegna a cinque cerchi ha spesso fatto fatica ad affermarsi, con edizioni più fortunate (questa potrebbe essere una, assieme a Pechino e a Londra) e altre meno. Semmai, è possibile che qualche nome di buon peso in più possa affrontare i tornei estivi di preparazione sul rosso, in questo caso sostanzialmente compressi dalla presenza di un evento giocoforza così ingombrante e allo stesso tempo ambito.

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