Tennis
Santopadre: “Sinner e Alcaraz hanno qualcosa in più. Berrettini pericoloso per tutti sull’erba”
Una nuova avventura, ma la passione per il tennis è sempre la stessa. Vincenzo Santopadre ha costruito con Matteo Berrettini un percorso esaltante nel massimo circuito internazionale, culminato con la Finale a Wimbledon nel 2021, oltre che da percorsi molto significativi negli altri Slam. Vengono in mente le semifinali agli US Open nel 2019 e agli Australian Open del 2022, senza dimenticare i quarti di finale al Roland Garros nel 2021.
Il sodalizio con il giocatore romano è terminato da quasi un anno e Santopadre ha dato seguito a una nuova collaborazione con uno dei tennisti più interessanti del panorama internazionale. Ci si riferisce al francese Luca Van Assche. Di questo e di altro ha parlato ai nostri microfoni.
Dopo la separazione da Matteo Berrettini, quale strada ha intrapreso la sua carriera professionale?
“La mia carriera professionale ovviamente non può che continuare con quello che mi piace fare di più, ossia rimanere nel tennis, nell’insegnamento, nella crescita, nell’aiuto che posso dare per far crescere i ragazzi, e al contempo crescere io. Quindi ho intrapreso una nuova collaborazione insieme a una giovane promessa francese, che è un po’ più di una promessa, perché comunque è già un ragazzo interessante: Luca Van Assche, francese e classe 2004, che ha raggiunto risultati importanti e ha 20 anni. Ha un altro allenatore, quindi ci dividiamo l’impegno, e credo che sia assolutamente una cosa per me ideale dopo tanti anni in cui con Matteo avevamo spinto ‘’full time”. Inoltre, continuo la mia collaborazione con il circolo al quale sarò sempre grato, ovvero il Circolo Canottieri Aniene, che mi ha permesso di fare una carriera da tecnico/coach e continuo a farla un po’ al circolo menzionato. Ogni tanto organizzo qualche stage che mi tiene comunque sempre vivo e quindi devo dire che rimango sempre molto attivo. Mi piace farlo“.
Il rapporto con Matteo Berrettini non è cambiato: cosa vi ha spinto però a interromperlo?
“Credo che con Matteo siamo stati bravi a scegliere i tempi giusti, i modi giusti, penso anche che abbiamo forse la fortuna reciproca di comprenderci e avere un grande rispetto l’uno dell’altro. Questa era la base di partenza. Per cui, abbiamo deciso che per il bene un po’ di tutti, fosse arrivato il momento di continuare ad avere lo stesso tipo di rapporto, escludendo la parte professionale. Alla fine, siamo contenti entrambi di questa decisione, seppur dolorosa, perché si è interrotto un cammino lavorativo con lui, però quello che più resta è sia quello che abbiamo fatto e costruito insieme sia l’evoluzione, parlando dal punto di vista professionale“.
Pensa che Berrettini possa essere protagonista a Wimbledon?
“Un giocatore come Matteo per le caratteristiche potrà essere sempre protagonista a Wimbledon, sia per peculiarità tecnico-tattiche che per presenza in campo. È uno di quegli avversari che immagino nessuno vorrebbe mai incontrare. È un giocatore temibile per tutti sull’erba. Penso che fin quando giocherà sarà sempre pericoloso per tutti“.
Cosa ha adesso Matteo in più rispetto qualche anno fa?
“Ha sicuramente tanta esperienza in più, tanta conoscenza in più, ha un vissuto che sicuramente gli torna utile“.
Al Roland Garros è ufficialmente iniziata l’era di Sinner e Alcaraz? Perché lo spagnolo ha qualcosa in più nel 3 su 5, specialmente se si arriva al quinto?
“L’era Sinner e Alcaraz c’è già da un pochino. Sono due grandissimi campioni. Non sono così convinto che Sinner sia al di sotto di Alcaraz nei 3 su 5, anzi per nulla. È vero che Alcaraz ha una fisicità molto elevata, per cui ha una grandissima resistenza a lungo, però insomma, sappiamo quanto siano vicini i due ragazzi, al momento la classifica premia Jannik per cui al momento è lui il più forte“.
Tra Sinner e Alcaraz, chi possono essere secondo lei gli ‘’incomodi’’?
“Ci sono dei ragazzi come Rublev, Rune, Tsitsipas, Zverev che è quello che ha più esperienza di tutti, che sono lì pronti per dar fastidio. Sinner e Alcaraz hanno però un qualcosa in più, una marcia in più, quando sono centrati secondo me sono al momento più forti, non vedo grandi potenzialità dietro che possano, al momento per il futuro, impensierirli“.
Qual è il circolo virtuoso che ha portato il tennis italiano a decollare?
“Il tennis italiano è decollato perché si sono create una serie di cose che hanno concorso. Questi ragazzi hanno visto altri colleghi fare grandi risultati. Si parte da Seppi, Fognini, per arrivare alla semifinale di Cecchinato a Parigi. Pensiamo poi ai riscontri di Matteo. Si sono create delle basi per credere che anche un italiano possa fare grandissimi risultati. Indubbiamente, ci sono allenatori che si sono messi in gioco, a studiare e hanno voluto approfondire le proprie conoscenze. Adesso i coach nostrani sono riconosciuti come allenatori di altissimo livello internazionale. Altra cosa importante è il gran numero di tornei in Italia, questo sicuramente è uno dei plus che si hanno. Grazie a questi eventi si è creato un aumento del movimento e del rendimento medio. È ovvio che questi ragazzi stanno un po’ anche cambiando quella che è la mentalità, sempre più professionale, vincente e orientata al miglioramento“.
A suo avviso questo momento del tennis italiano è dato più dalla bravura dei singoli atleti o dalla Federazione?
“Sono seriamente convinto che sono i giocatori che vanno in campo. La bravura è dei tennisti. Poi dietro come dicevo prima ci sono coach preparati, c’è un aiuto della Federazione, per quanto riguarda l’organizzazione dei tornei ed eventuali consulenze. Però decisamente direi che il merito va a chi scende in campo“.
Come vede in futuro la crescita del tennis nel nostro Paese? Sempre più persone praticheranno questo sport?
“Stiamo vivendo un epoca davvero d’oro, difficilmente ripetibile: avere un italiano numero 1 del mondo, una donna che fa finale al Roland Garros, l’Italia che vince la Coppa Davis, un movimento così nutrito di giovani, una coppia di doppio tra le più forti del mondo. Insomma, meglio cosi penso sia impossibile. Quindi bisogna godere di questi momenti, continuare a lavorare. Adesso tutti sanno di tennis. Chi non era appassionato si è avvicinato, questo è l’indice da considerare. I campi e le scuole tennis sono sempre più pieni di bambini. È uno sport che è destinato per un po’ di anni credo a essere menzionato quotidianamente da parte degli appassionati italiani“.