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Wimbledon, Novak Djokovic: “Questo torneo è il mio sogno da bambino. Voglio ancora quel trofeo”

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Novak Djokovic/IPA Sport

Novak Djokovic ha conquistato la sua trentasettesima finale Slam della carriera, la decima a Wimbledon. Numeri semplicemente straordinari per il serbo, che ha superato in semifinale in tre set Lorennzo Musetti. Una grandissima prestazione quella del numero due del mondo, che domenica vivrà la rivincita della passata stagione contro Carlos Alcaraz.

Queste le prime parole al momento dell’intervista in campo alla fine del match: “Wimbledon è il mio sogno da bambino. L’ho raccontato tante volte ma è giusto ripeterlo. A sette anni in Serbia con le bombe sopra la mia testa sognavo di essere su questo campo. Costruivo un trofeo di wimbledon con ogni cosa che trovavo nella stanza e poi mi guardavo allo specchio in camera alzare quel trofeo. Ho avuto un grande sostegno da parte di tutta la mia famiglia, da mia moglie e anche dai miei bambini. Non do nulla per scontato su questo campo, cerco di sfruttare tutto, sono molto soddisfatto di aver raggiunto la finale ma non voglio fermarmi e voglio quel trofeo ancora una volta tra le mie mani”.

Sul suo avvicinamento a Wimbledon, con il serbo che ha pensato davvero di non partecipare per l’infortunio patito al Roland Garros: “Sono arrivato a Londra otto giorni prima del torneo e non sapevo se ne avrei fatto parte. Ho giocato un paio di set con i più forti e mi ha fatto capire che ero in una condizione sufficiente per arrivare in fondo al torneo. Se non l’avessi avuta non avrei giocato il torneo ed è questa la motivazione che mi ha spinto. Ringrazio il mio team per tutto il lavoro fatto”

Ancora una finale, l’ennesima della carriera di un campione senza tempo: “Tutti vorrebbero avere la pozione e la formula che definisce un campione e che ti consente di esserlo a lungo. Abbiamo sentito tanti atleti nella storia che parlano di lavoro intelligente ed è quello che è servito a me. Ho conosciuto tanti campioni in questi ultimi quindici anni. Le cose non ti arrivano facile, la tua vita deve essere impostata verso il tennis, che è uno sport difficilissimo. Dentro al campo ci sono io che devo trovare le soluzioni giuste e poi ci sono tante cose anche fuori dal campo. E’ una storia lunga, ma alla fine è anche facile”.

Sulla rivincita con Carlos Alcaraz: “Lui è un grande esempio di un giovane che ha una vita bilanciata sul campo e fuori. Ha grandi valori nella sua famiglia. Ha sempre il sorriso e la gente lo ama. Merita di essere il ventunenne più forte nella storia dello sport e vincerà sicuramente tanti Slam, speriamo non quello di domenica. Mi ha già battuto in finale lo scorso anno. Non mi aspetto niente di meno di quello che è già successo. E’ stata una grande battaglia e cercherò di fare il meglio possibile per vincere domenica”.

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