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Wimbledon, Alcaraz non dà scampo a Djokovic e si conferma campione in 3 set

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Carlos Alcaraz
Alcaraz / LaPresse

Carlos Alcaraz si conferma campione di Wimbledon per il secondo anno consecutivo. 6-2 6-2 7-6(4) per lo spagnolo nella finale dei Championships, in cui batte un Novak Djokovic che, per due set e mezzo, sostanzialmente non si vede. Si tratta anche della sua quarta vittoria in un Major in carriera, il che lo rende anche il più giovane a realizzare la doppietta consecutiva Roland Garros-Wimbledon. Si tratta della prima finale decisa in tre set dal 2018, quando il serbo sconfisse in tre set il sudafricano Kevin Anderson, all’epoca fiaccato da sei ore e mezza di semifinale con John Isner. Per il sette volte campione, inoltre, seconda finale persa in tre parziali a 11 anni da quella con Andy Murray nel 2013.

Primo game, subito tanta lotta e prime cinque palle break per Alcaraz, entrambe annullate da Djokovic (e su due il murciano ha delle recriminazioni). Alla quinta occasione, dopo 20 punti e 14 minuti, la scelta dello spagnolo di mandare a servire il serbo per primo paga: servizio strappato con dritto largo del recordman di settimane al numero 1 del mondo. Da parte sua, Djokovic non riesce mai a capire granché in risposta. Inoltre, la sua testardaggine in tema di serve&volley lo porta a subire un’altra palla break: forza la seconda, gli va male, doppio fallo, 4-1 Alcaraz. L’iberico una chance di parziale rientro la concede, poi più nulla e alla fine arriva il 6-2 in 41 minuti.

Anche il secondo parziale parte in modo identico al primo, anche se solo nominalmente: Djokovic colpisce male tutto quello che può colpire male e, se non si fa il break da solo, poco ci manca. Si vede chiaramente che il serbo non è lui, e Alcaraz fa poco più che tenere la palla in campo (questione chiaramente applicata al livello del caso). Pur se tiene un paio di turni facili al servizio, il sette volte campione ci ricasca sotto 4-2: avanti 30-0, e poi 30-15, gestisce male due punti, commette un altro doppio fallo che sa di autobreak e finisce per consegnare un altro 6-2 al tabellone del Centre Court. Il tutto mentre Alcaraz i suoi punti spettacolari è ben più che libero di farli.

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Variazione sul tema a inizio terzo set, con Djokovic che tiene la battuta, sale sullo 0-30 nel game successivo e costringe Alcaraz a salire di livello per andare sull’1-1. Assieme a quello iniziale del match, questo è il miglior game dell’incontro finora, e se lo aggiudica il serbo dopo aver annullato, in un modo o nell’altro, quattro palle break a favore del murciano. Djokovic, però, ha ripreso a rendere meglio e si vede, arrivando a procurarsi una palla break, che Alcaraz annulla con la prima sulla T. Alla fine lo spagnolo vince il game, ma stavolta match ce n’è. O almeno, questa è la situazione fin quando non arriva un nono game da quattro punti su cinque di gran livello da parte del murciano, che va a servire per i Championships. Di match point ne ha tre, ma arrivano in sequenza un doppio fallo, una risposta lunga di Djokovic e tre gratuiti (di cui la volée alta sul 40-30 con qualcuno del pubblico che urla incautamente) che rimettono rapidamente in equilibrio tutto. Si arriva al tie-break, in cui Alcaraz va sul 3-1, si fa riprendere, ma sfrutta alla fine il dritto messo largo da Djokovic sul 4-3 per disegnare la fine dell’opera in due ore e 27 minuti.

42-24 contro 26-25: questo il saldo vincenti-errori gratuiti dei due finalisti, che però preso da solo non racconta, e non può raccontare, così tanto di un ultimo atto che vede Djokovic prendere la rete tanto (53 volte) e realizzare poco (27). Ad Alcaraz va bene eccome l’enorme divario con punti vinti tra prima e seconda (84%-66% e 51%-40%). Sarà difficile, nella storia, trovare una giornata in cui, sui tre set, il serbo vince “appena” 28 punti in risposta, con 6 di essi che sono doppi falli.

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