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L’atletica ha raggiunto il nuoto in Italia? Gerarchie ribaltate, impensabile sino a 5 anni fa

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Mattia Furlani
Furlani/Lapresse

C’era una volta il nuoto italiano che veniva indicato come il riferimento da seguire per l’atletica italiana in crisi e con le medaglie che arrivavano con il contagocce. Sono passati sette anni da Budapest 2017 che elevò l’Italia a grande potenza del nuoto, con le conferme arrivate a Gwangju 2019 con il record di presenze in finale e di medaglie per l’Italia ad un Mondiale.

Ad ogni evento internazionale di atletica, che presentava regolarmente un conto salatissimo in termini di successi e podi, il leit motiv era sempre quello: “Guardino al nuoto, all’organizzazione capillare che permette all’Italia di trovare campioncini in ogni angolo dello Stivale!” E l’atletica al nuoto ha guardato eccome, arrivando negli ultimi anni ad eguagliarne, se non a superare i risultati ottenuti nelle grandi manifestazioni internazionale”.

In termini di medaglie il confronto fu impietoso a favore dell’atletica azzurra a Tokyo (cinque ori contro due argenti e quattro bronzi). A Parigi il nuoto è tornato a sovrastare l’atletica in termini di medagliere (due ori, un argento e due bronzi per i campioni della piscina contro l’argento e i due bronzi dell’atletica) ma in realtà, guardando piazzamenti e prestazioni, si può dire che i due sport olimpici per eccellenza viaggiano sullo stesso piano ad altissimo livello in Italia.

Il nuoto ha saputo reagire ad un cambiamento generazionale che ha visto a Tokyo abbandonare il faro dei 15 anni precedenti, Federica Pellegrini, appoggiandosi su un gruppo di giovani molto interessanti, Martinenghi e Ceccon su tutti, ha fatto leva su altre due sicurezze come Gregorio Paltrinieri, che illumina il mezzofondo ormai da 12 anni e sulla generazione di velocisti che si fa sempre trovare pronta quando è il momento importante.

L’atletica ha subito un’accelerazione, in certi momenti (vedi Tokyo) quasi supersonica dal 2019 in poi. Al Mondiale di Doha i primi segnali della ripresa e poi una crescita esponenziale, inarrestabile che ha portato picchi straordinari ma anche una profondità forse totalmente inedita (anche negli anni d’oro del passato)  per questo sport in Italia. Gli azzurri lo scorso anno hanno trionfato nella vecchia Coppa Europa, oggi Campionato Europeo per Nazioni e quest’anno hanno dominato il medagliere degli europei in casa (con prestazioni di altissimo spessore a Roma). Proprio questa concomitanza, forse, non ha permesso all’Italia di raccogliere il massimo a Parigi ma, più che gli Europei di Roma, di mezzo ci si è messa la sfortuna con gli infortuni di Stano, Palmisano e Tamberi che hanno tolto alla spedizione azzurra tre potenziali candidati alla riconferma dopo l’oro di Tokyo.

Insomma l’aggancio è compiuto, frutto di metodologie di allenamento che si sono allineate con quelle standard a livello internazionale. Il nuoto, bisogna dirlo, tanto ci pensano i risultati a dirlo, ci è arrivato prima. Il sistema di interscambio tra i tecnici è stato il motore che ha spinto in alto il movimento italiano, facendogli toccare vette inimmaginabili anche solo dieci anni fa, se si escludono gli exploit ad inizio secolo. L’atletica si è dovuta scrollare di dosso difetti atavici, dovuti spesso a metodi che forse andavano bene nei due ultimi decenni del secolo scorso ma che oggi dovevano essere modificati, pensieri malsani come quello che i ragazzi andavano indirizzati in specialità diverse dal mezzofondo perchè tanto gli africani non si potevano battere.

L’atletica italiana si era accartocciata attorno alla sua incapacità di rinnovarsi e di ritrovare se stessa, mentre però i tecnici italiani di punta facevano incetta di titoli in giro per il mondo e soprattutto dalle parti dell’Africa. Lo studio, la dedizione, la freschezza di pensiero di alcuni allenatori, mescolata con l’esperienza di chi è deputato a tirare le fila, la capacità di rendere meno difficoltoso il passaggio dalle gare giovanili a quelle senior, ha portato al cambio di marcia che ora ci permette di vedere un saltatore in lungo giovanissimo giocarsela con i migliori al mondo o una mezzofondista mettersi alle spalle buona parte delle atlete africane che sembravano imbattibili, di vedere i velocisti giocarsela sempre per il massimo traguardo, di vedere saltatori e lanciatori competitivi a livello assoluto, con tanti giovani che si mettono in luce ogni anno. Il motore è ripartito e, come è accaduto per il nuoto, dove a breve potrebbe arrivare (è già dietro l’angolo) una nuova generazione molto interessante, non si deve fermare più! 

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