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Ginnastica, Europei 2014 – Italia, pomeriggio da Profondo Rosso. Ma per il futuro…

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Ho scomodato il grande Dario Argento e il suo capolavoro del 1975. Sia chiaro è puramente una suggestione di uno dei più grandi horror del cinema italiano e solo un titolo ad effetto, ma la prestazione messa in campo oggi pomeriggio dalla Nazionale Italiana di ginnastica artistica ha davvero deluso.

E sia chiaro: non è una fantasia del sottoscritto. A parlare ci sono i punteggi (e su questi si basa lo sport…), le performance esibite, le cadute, le dichiarazioni della stesse ginnaste protagoniste, uscite visibilmente deluse dalla Armeec Arena di Sofia. Per una volta non nascondiamoci e non neghiamo l’evidenza.

 

Ci eravamo tutti svegliati con la speranza di poter agguantare un bronzo, difficilissimo in partenza. Ci abbiamo creduto per tutta la giornata. Agguerriti e combattivi siamo stati in apprensione, abbiamo sognato e fantastico per una ventina di minuti ma poi il “disastro” (e ancora una volta, non sono io a esagerare con le parole ma la stessa Vanessa Ferrari) alle parallele ci ha tagliato letteralmente le gambe.

Martina Rizzelli è andata in palla con tre stop, Elisa Meneghini è caduta in uscita: con un 10.400 e un 12.633 l’Italia è letteralmente sprofondata in classifica, a metà gara l’ha tirata su (come si dice in gergo da motorsport), ha perso tutta la concentrazione e lo stimolo. Le successive cadute di Vanessa Ferrari e Giorgia Campana alla trave portano a sei il conto dei ko dell’Italia nel corso del pomeriggio: un numero elevatissimo, forse mai così tante nella storia dell’artistica italiana moderna.

Abbiamo pescato la classica giornata no, durante la quale a un errore se ne sommano una serie infinita, non riuscendoci a capire più niente ed entrando in un vortice confusionale da cui era quasi impossibile uscirne. Abbiamo passato la parte centrale della gara vacillando tra la sesta e la settima posizione, rischiando seriamente di realizzare il peggior risultato degli ultimi quindici anni.

Fortunatamente le ragazze sono state brave a ritirarsi su, a farsi coraggio, a suonare la carica al corpo libero. “L’Italia è sempre l’Italia”. Vero. Un gruppo compatto è risalito e con un buon recupero ha agguantato la quinta posizione, pareggiando quanto meno il responso degli Europei 2010.

 

Qui iniziano i dovuti distinguo. Non si sta discutendo il valore assoluto delle ginnaste né delle ragazze, ma si sta valutando una prestazione sportiva che è stata chiaramente insufficiente. Le gare si valutano una ad una e oggi è stata letteralmente una disfatta, rimediata con un colpo di coda finale: c’era pure il rischio di finire dietro a Belgio e Spagna. Poi, chissà, se domani ci rimettessimo in pedana potremmo anche guadagnare il bronzo, ma la storia dello sport si realizza in un pomeriggio.

Ma parto anche da un altro presupposto. Quella portata da Enrico Casella a Sofia è indubbiamente un’ottima squadra per come la conosciamo e la abbiamo apprezzata, non c’è nulla da imputare a queste ragazze in termini assoluti. La qualità e il talento ci sono, avevamo due punte su ciascun attrezzo, potevamo seriamente puntare in alto. Poi purtroppo non è uscita la ciambella col buco e sono usciti “fantasmi e scheletri insieme” (giusto per ritornare a Dario).

Sono anche seriamente convinto che se rimettessimo Martina, Elisa, Giorgia, Vanessa ed Erika sui loro attrezzi, anche ora, farebbero sicuramente una gara nettamente migliore. E’ una buona squadra, che però deve acquistare esperienza, deve togliersi il patema d’animo e l’emozione da gara, e soprattutto deve ancora innalzare le proprie difficoltà (già con D Score accusavamo due punti abbondanti dalla Gran Bretagna).

Futuro? Sì, ci sono i margini: Martina era al debutto assoluto in una manifestazione di questo livello; Erika ed Elisa hanno grandissime doti e degli attrezzi di punta davvero interessanti; Giorgia tanta esperienza. E poi c’è ovviamente Vanessa.

Ecco. Ancora per una volta ci aggrappiamo alla nostra capitana, alla nostra Cannibale per salvarci ancora una volta. Domani ci sono due finali di specialità e deve uscire almeno una medaglia. Incrociamo le dita…

 

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(foto Tomasi/FGI)

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