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Ciclismo

Lorenzo Finn si racconta: “La scuola italiana non aiuta. Vengo dal tennis, mi ispiro ad un corridore intelligente”

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Lorenzo Finn
Lorenzo Finn / Giro della Lunigiana

A conclusione del Giro della Lunigiana, corsa riservata agli Juniores, abbiamo raggiunto telefonicamente il 17enne ligure Lorenzo Mark Finn, vincitore dell’ultima tappa della corsa e secondo nella generale per il secondo anno consecutivo. Il portacolori del Team Grenke Auto Eder – formazione di sviluppo della Redbull Bora Hansgrohe – è uno dei nostri giovani più interessanti in ottica futura e quest’anno – tra le altre – si è laureato nell’arco di undici giorni campione italiano sia nella prova in linea che a cronometro di categoria.

Partivi per vincere il Lunigiana: c’é un pizzico di delusione per non esserci riuscito?

“Dopo il secondo posto dell’anno scorso partivo con l’idea di vincere la corsa, ma sono felice di quanto sono riuscito a fare. Seixas è stato molto bravo, c’è stato un bel duello e quindi del complesso sono soddisfatto anche per le sensazioni che ho avuto in corsa in vista dei Mondiali”.

Per battere il francese Seixas avresti avuto bisogno di salite più impegnative?

“Sì, magari sì ma anche lui su salite lunghe tiene bene ed è molto forte. Siamo su un livello abbastanza simile”.

Vai forte sia in salita sia a cronometro. Possiamo considerarti più scalatore o cronoman?

“Più uno scalatore, a crono mi difendo bene, ma non sono uno specialista: una crono totalmente piatta non è un percorso ideale per me”. 

7’38” è il nuovo record della scalata di Montemarcello, 16” più veloce rispetto al tempo segnato da Remco Evenepoel nel 2018… 

“Non abbiamo corso piano, però è anche vero che ogni corsa è a sé. Sicuramente è un buon segnale”. 

La scelta di una squadra estera é stata quella giusta per te? E cosa ti ha spinto a farla?

“Vedendo com’è andata questa stagione e come sta andando il ciclismo oggi, direi di aver fatto la scelta giusta. Essere in un vivaio già da juniores può sembrare affrettato, ma mi stanno facendo crescere con calma e siamo seguiti molto bene. Abbiamo modo di fare tanta esperienza e di correre già parecchie corse a tappe come fanno anche in altri Paesi, penso che sia giusto, con le tempistiche corrette, iniziare subito a fare esperienza”. 

Studi al Liceo scientifico e ti alleni: come concili studio e sport?

“Non è semplicissimo anche perché la scuola italiana non ti agevola molto in tal senso e lo noto anche rispetto ai miei compagni stranieri che a livello scolastico sono più agevolati”. 

L’anno il prossimo il salto tra gli Under23…

“Sì, con un contratto biennale ma sto aspettando a comunicare l’ufficialità”. 

Il tuo papà è inglese di Sheffield e tu hai la fortuna di essere madrelingua. Quanto saper l’inglese è d’aiuto? 

“È fondamentale e soprattutto se si vuole correre in squadra straniere è un grande valore aggiunto e può fare la differenza”. 

Hai avuto modo di conoscere i corridori del World Tour?

“Abbiamo fatto due ritiri insieme lo scorso inverno, uno senza bici e uno di allenamento dove abbiamo vissuto a stretto contatto con i big. È stato un grande stimolo e sicuramente una gran bella esperienza e alla fine sono persone semplicissime, ragazzi come noi”. 

Sei una delle nostre speranze future: senti il peso di questa responsabilità? 

“Al Lunigiana ad esempio mi ha dato fastidio che tutti continuassero a dirmi che la corsa era mia come se corressi da solo e non avessi avversari, però cerco di non pensarci troppo e di restare concentrato su ciò che devo fare”.

Come ti sei avvicinato al ciclismo?

“Fino a otto anni giocavo sia a calcio che a tennis. Al ciclismo mi sono avvicinato da esordiente quando, a causa di un problema al ginocchio, ho iniziato ad utilizzare la bicicletta insieme a mio papà e mi è subito piaciuta. Vicino a casa avevo una piccola società e così ho deciso di provare questo nuovo sport: all’inizio però devo ammettere non è stato facile perché non riuscivo a finire nemmeno una corsa, poi con il tempo le cose sono migliorate (ci dice ridendo, ndr)”. 

Che voto dai alla tua stagione sin qui?

“È stata una stagione caratterizzata anche dalla rottura della clavicola ad aprile e quindi non ho passato un momento facile, però con il tempo ho recuperato bene e le sensazioni sono tornate ad essere quelle di prima, se non ancora meglio. Vincere il Campionato Italiano sia su strada sia a cronometro è stato sicuramente un gran bel risultato e aspetto di vedere come andrà il finale di stagione con l’Europeo e il Mondiale, ma nel complesso sono soddisfatto”. 

Ai Mondiali juniores con quale obiettivo?

“Il percorso si adatta bene a quelle che sono le mie caratteristiche e vado al Mondiale con l’obiettivo di fare il meglio possibile con la speranza di riuscire a centrare una medaglia”. 

 Qual é il tuo sogno nel cassetto?

“Passare professionista e partecipare ai Grandi Giri. Vincere un Grande Giro?  Sarebbe qualcosa di davvero immenso, ma un passo alla volta”. 

A chi ti ispiri di più?

“A Geraint Thomas, è un atleta molto intelligente”. 

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