Atletica
Atletica, Bragagna: “Jacobs può valere ancora 9.80. Forse Tortu ha perso il picco di velocità di 6 anni fa”
Franco Bragagna è stato il grande ospite dell’ultima puntata di Sprint2u, trasmissione di approfondimento sull’atletica leggera condotta da Ferdinando Savarese e andata in onda sul canale Youtube di OA Sport. Lo storico telecronista Rai ha concesso una lunga intervista, facendo un’ampia panoramica dell’atletica leggera italiana e tracciando un bilancio della stagione olimpica.
“Questa è la squadra italiana, somma di donne e uomini, più forte della storia. Non ci sono dubbi, anche grazie a varie situazioni che hanno portato tanti ragazzi a praticare atletica. Il movimento è formidabile, la squadra è formidabile. Il volano, rappresentato dal 9.99 di Tortu a Madrid nel 2018, ha dato visibilità ad un’atletica italiana che era già in ebollizione. In precedenza, tra il 2013 ed il 2017, c’è stata un’atletica assoluta arrivata ai minimi termini in cui però si è cominciato a seminare in una certa maniera. L’Italia, come movimento atletico, è stata formidabile nel riuscire a tenere in piedi l’attività nell’anno del Covid, il 2020. Di conseguenza si è riusciti nel 2021 a fare quel risultato a Tokyo“, le parole di Bragagna.
“Il presidente di adesso dice prima di Parigi: ‘Vinceremo otto medaglie!’. Piano. Non che fosse peregrina questa ipotesi, ma se fai il politico non puoi lanciarti da tifoso ultras, perché poi succedono delle cose, non vinci quelle otto medaglie e ti fanno le pernacchie gli altri presidenti. E gliele hanno già fatte, a sua insaputa qualcuno anche a casa Italia. Otto medaglie? Sì, se fossero andate a posto tante cose. Di mezzo ci sono stati gli Europei… Quante situazioni abbiamo visto di atleti che lì andavano a mille e poi sono scesi. Altre federazione europee hanno avuto un approccio diverso, come quella dei Paesi Bassi, che comunque qualcosa ha vinto ma perché non poteva perdere. Loro si sono presentati lì, ai Campionati d’Europa troppo presto, in una condizione in salita e hanno proseguito poi nella salita. Alcuni dei nostri si sono presentati al top e poi sono scesi. Alcune federazioni, ad esempio la Gran Bretagna, hanno scelto di mandare quelli a cui potesse convenire mentre altri non si sono fatti vivi“, prosegue il giornalista della tv di stato.
Sulla rassegna continentale di Roma: “L’Europeo nell’anno olimpico è una manifestazione di serie B, o se vogliamo di A2. Se la porti a Olimpiadi completate hai il carico di chi ha ancora energia dei Giochi e avresti l’interesse assoluto di chi segue questo sport grazie alla spinta e all’abbrivio dei Giochi Olimpici. Chi ha organizzato questi Campionati Europei, malino. I risultati sono stati la foglia di fico. L’organizzazione è stata così così, poco pubblico. Quello che aveva preso il biglietto pagato per intero si è trovato di fianco della gente che è entrata da gratis a quasi gratis. Bello e giusto non è. Anche dal punto di vista logistico ci sono state delle cose non perfette. Al di là di questo, foglia di fico perché 11 medaglie d’oro, ma quelli erano gli Europei in anno olimpico che non tutti prendono sul serio. Quando ci sono i Campionati d’Europa che rappresentano il clou della stagione, lì è il massimo. Si fossero fatti dopo Parigi 2024 probabilmente ci sarebbe stato il pienone sull’onda dei risultati buoni o eccellenti dei nostri, inoltre forse ci sarebbe stata una maggiore partecipazione dall’estero. Stavolta si è disputata un’edizione del Golden Gala decisamente sottotono, un po’ perché gli azzurri hanno risposto e non risposto e un po’ perché il pubblico era proprio poco anche a causa di una scelta degli orari non formidabile“.
Sul 2024 di Filippo Tortu: “Il 9.99 del 2018 è stata una spinta formidabile, anche fuori si sono accorti che l’atletica italiana stava crescendo, ma siamo ancora a quel 9.99… Filippo continua ad avere un grosso ruolo dal punto di vista della comunicazione, ma io vorrei vederlo in pista. Ci andiamo ancora sotto i 10 secondi o no? Chiusa quella parentesi, facciamo i 200 metri. È stata una buona stagione quella di Filippo? A me sembra che lo ammetta. Ha accusato sé stesso all’arrivo della staffetta olimpica 4×100 dicendo che era stata colpa sua, poi il giorno dopo mi pare abbia un po’ ritrattato. Non è stata colpa sua, ma quelli che sono partiti con lui e qualcuno anche un po’ dopo di lui nell’ultima frazione… ciao. In questa stagione non è stato il miglior Tortu possibile. Dopo quel 2018 eravamo sicuri che l’atletica italiana potesse svoltare anche dal punto di vista del racconto che si faceva, trovando più gente pronta ad ascoltarlo, però abbiamo ancora un Filippo Tortu che ha un primato di quando aveva 6 anni in meno. Mi piacerebbe che, insieme al papà allenatore, facesse un minimo di autocritica ma immagino che la facciano. L’idea di provare ad andare negli Stati Uniti, forse un po’ di corsa, dà l’idea che ci sia voglia di provare. Siamo sicuri che il meglio non sia già alle spalle? 26 anni, il timore è che la punta di velocità si sia perduta“.
Sulla staffetta 4×100, quarta a Parigi: “È bello poterci giocare sopra come si fa al bar sport, dopo. Ci sono tante situazioni da analizzare e tanti racconti da fare, perché c’era anche l’opzione Chituru Ali. Cosa vogliamo fare di questo ragazzone? La 6×100 non è schierabile, perché c’era anche Desalu reduce da una buona prestazione il giorno precedente sui 200 metri. L’anno scorso di questi tempi celebravamo Filippo Di Mulo, dopo l’argento mondiale a Budapest azzeccando una signora squadra con Rigali in prima che aveva funzionato. Stavolta avevamo più frecce dentro la faretra. Desalu era abbastanza piaciuto, ma l’impressione è che tanti turni non si tengano. Stesso discorso per Tortu, che però quest’anno non ha raggiunto il massimo possibile a parte la semifinale degli Europei. È mancato il coraggio di schierare Ali? Non fa parte del gruppo staffetta perché, a sentire loro, non partecipa al lavoro di gruppo e quindi non saprebbe fare benissimo i cambi. Chiaramente queste cose le conoscono loro. Staffette moderne: a parità di abilità nei cambi, la frazione dove si riesce ad incidere di più è la seconda. Finché Jacobs sarà il numero 1, quello è il suo ruolo. Melluzzo al lancio è stato una bella aggiunta rispetto ad una squadra già argento mondiale nel 2023. Quest’anno Rigali si è espresso meno, quindi ha dato meno garanzie. Ho l’impressione che da adesso in poi Patta farà la terza anche se dovesse correre all’indietro, per intenderci. Poi come fai a togliere Tortu che ti ha regalato quell’oro olimpico? Ci vuole coraggio. Lo togli anche dall’ipotesi di fare la semifinale? Già così abbiamo rischiato di venire eliminati, perché siamo finiti in seconda corsia per questo motivo. Ci sono dieci ragazzi a disposizione, per ipotetiche due staffette. Bisogna lavorare e sapere come stanno i singoli atleti. Comunque condivido sul fatto che a Parigi è stata un’occasione persa, però dopo è facile“.
Sul 2024 di Marcell Jacobs: “La stagione di Jacobs non è stata positiva, ma alcune cose lo sono state. Quella finale, con quella concentrazione e quell’avvicinamento… Io avevo il timore che non arrivasse alla finale. Lui ci è arrivato bene, ha corso bene e ho avuto l’impressione che tutto sommato gli siano mancati 10-15 giorni per poter meglio ingranare. Questo dipende anche da tante altre cose, tra cui il fatto di cambiare allenatore tardi. Cambi allenatore a settembre 2023, quindi a meno di dodici mesi dai Giochi… Può essere un azzardo. Comunque Marcell ha fatto un’edizione favolosa di Giochi Olimpici, anche se pare strano per un campione olimpico che tre anni dopo si esprime arrivando quinto. Erano altri tempi, ma ricorda il percorso olimpico di Livio Berruti. Un quinto posto del genere, in una finale di altissimo rango, dice che Marcell ha ancora delle cartucce da sparare. Quattro anni sono lunghi per arrivare a Los Angeles, ma non ditelo a lui e a Tamberi. Questo Jacobs per il 2028 da staffettista ok, decideremo più avanti la frazione, però ancora un paio di stagioni a livelli che possono diventare da 9.80 proviamo a giocarceli”.
Sull’esplosione definitiva di Nadia Battocletti, argento olimpico sui 10.000 metri: “Ai Campionati Europei di corsa campestre dello scorso dicembre ha portato a casa la medaglia e va benissimo, ma l’atleta europea che per tutta la stagione le è rimasta a fianco, le era tanto davanti. Di fatto ha conquistato la medaglia perché non poteva farne a meno. Ha cominciato a ragionare su questo: 1500+5000 metri ai Giochi Olimpici e doveva iniziare facendo alcune cose, tra cui una gara all’Arena di Milano, che doveva indirizzarla e farle capire alcune cose. Lì è andata piano e ha cambiato qualcosa. Ha avuto degli infortuni, dei problemi che ha dovuto risolvere. Tant’è che ha tenuto in piedi un ragionamento sull’eventualità di non fare i 10.000 avendo avuto diversi problemi fisici per tutta la stagione. Ha fatto i 10.000, e l’impressione è che se avesse fatto i 15.000 avrebbe vinto lei perché il paradigma è stato questo. Nei 5000, con la fiducia e l’autostima che ha avuto in più nei 10.000… ma dopo è facile. Quando dico che è stata una delle più belle medaglie dei Giochi Olimpici italiani, non intendo solo dell’atletica. È d’argento? Vabbè, prova a battere quelle là. E le ha battute quasi tutte! In questo momento storico sportivo siamo abituati a pensare che sia il Corno d’Africa a farla da padrone nei 5.000, 10.000, mezza maratona e maratona con tre nazioni: Etiopia, Kenya e Uganda. Lei si è presentata lì in mezzo zitta zitta sui 10.000, con una corsa che sembrava quella di Gatto Silvestro, quasi senza toccare il terreno scivolando all’interno con una scelta tattico-strategica micidiale e ancora un po’ va a vincere. Cosa vuoi dire di una ragazza così?“.
Questo e tanto altro nella video intervista integrale a Franco Bragagna, nell’ultima puntata di Sprint2u.