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Ciclismo, l’Italia non vince il Mondiale dal 2008. A Zurigo l’obiettivo è un buon piazzamento

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Antonio Tiberi
Tiberi / LaPresse

Sedici, lunghi anni. L’Italia, la nazione più titolata della storia dei Mondiali di ciclismo, è a secco della maglia iridata più importante ormai da sedici anni. E, detto in maniera abbastanza onesta, non sembra che le cose possano cambiare in questo 2024 a Zurigo, a meno di incredibili ribaltoni.

Il successo del 2008 di Alessandro Ballan lo ricordiamo ancora tutti. Uno scatto secco, bruciante dopo essere entrati negli ultimi due chilometri di corsa, con il ragazzo di Castelfranco Veneto che andò a vincere la corsa più importante della sua carriera e piazzando l’Italia ancora una volta in cima al mondo ciclistico, con il terzo trionfo iridato in fila dopo i due di Paolo Bettini.

Sembrava l’inizio di una nuova età dell’oro, e invece non è arrivata. Piano piano il Bel Paese è diventato una Nazione sempre più laterale nel ciclismo che conta, raccogliendo pur sempre delle vittorie soddisfacenti. Quello che è mancato però è un vero e proprio fuoriclasse: gli unici sono stati, e sono, Vincenzo Nibali e Filippo Ganna.

E in questo Mondiale non sembrano esserci gli estremi per spezzare la maledizione. Il percorso duro mette un gradino sopra tutti i fenomeni Tadej Pogacar, Remco Evenepoel, Primoz Roglic e Mathieu van der Poel. L’unico che può competere per un posto appare Antonio Tiberi, che ha le possibilità di poter dire la sua per un piazzamento. Ma da qui a darlo tra i favoriti appare ancora troppo. Magari, con un anno di esperienza in più, pensando al primo Mondiale africano in Ruanda…

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