Tennis
Jannik Sinner torna sul suo caso di positività al Clostebol: “Mi ha mostrato chi era amico e chi no”
Un caso ancora aperto. La vicenda della doppia positività accidentale al Clostebol di Jannik Sinner è ancora in discussione. Il ricorso dal TAS della WADA ha dato seguito a un procedimento che l’altoatesino sperava di aver chiuso definitivamente con il giudizio di primo grado, che lo aveva scagionato completamente da tutte le accuse. L’Agenzia Mondiale antidoping, però, non si è dimostrata dello stesso avviso e ha chiesto una condanna di 1/2 anni.
Un’eventualità che alimenta preoccupazioni nel 23enne pusterese che, da mesi, gioca con questa spada di Damocle sulla testa. Nonostante tutto, sono arrivati grandissimi risultati. È tornato a parlare di questa situazione Jannik nella produzione originale Sky Sport ‘Jannik, oltre il tennis – Capitolo 3’, in onda da venerdì 25 ottobre.
L’ANSA ha riportato uno stralcio dell’intervista fatta dal direttore di Sky Sport, Federico Ferri. Il n.1 ATP si è espresso in questi termini sul caso menzionato: “Mi ha mostrato chi era davvero mio amico e chi non lo era. Mi sono reso conto che persone che ritenevamo amiche non lo erano, mentre altre che non pensavo lo fossero lo erano e lo sono“.
Un concetto già espresso in conferenza stampa agli US Open e ribadito da Jannik, in un’intervista però precedente al ricorso della WADA (18 settembre). “È stato un periodo delicato, non sapevo come comportarmi, non erano cose sotto il mio controllo. Non dormivo, come la sera prima del match contro Medvedev a Wimbledon“, ha dichiarato il tennista tricolore, ricordando che in quella partita era stato molto vicino al ritiro per un malore.
“Una mattina invece mi sono svegliato e ho realizzato che anche la decisione del giudice non dipendeva da me. Agli US Open, dopo che il caso era diventato di dominio pubblico, ho dovuto cambiare il mio programma di allenamento, mi guardavo intorno per osservare gli sguardi degli altri“, ha aggiunto Sinner. Di fatto, un capitolo non ancora chiuso per il 23enne nostrano.