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Canottaggio
Leonardo Tedoldi: “La concorrenza mi affascina. Al canottaggio serve una nuova comunicazione”
Leonardo Tedoldi, classe 2002 nato a Chiavenna, ha iniziato a praticare canottaggio nel 2014 con la Canottieri Retica, ed attualmente è tesserato per le Fiamme Gialle, il gruppo sportivo della Guardia di Finanza. Nel 2019 ottiene l’argento nel quattro di coppia ai Mondiali Junior/Under 19. Nel 2021 agli Europei Under 23 è di bronzo nel quattro di coppia, specialità in cui poi centra l’argento ai Mondiali nella stessa categoria, mentre nel 2022 si laurea campione del mondo nel quattro di coppia Under 23. In questa stagione ai Mondiali della stessa categoria conquista il bronzo nel quattro di coppia. L’azzurro ha concesso un’intervista ad OA Sport, nella quale ha tracciato un bilancio della stagione ed ha parlato delle principali aspirazioni per il futuro.
Come ti sei avvicinato al canottaggio?
“Ad 11 anni mi sono avvicinato al canottaggio pensando fosse la canoa, ma ben presto capii che le barche e le canoe sono due cose completamente differenti. Grazie alla Canottieri Retica ho iniziato questo percorso“.
Hai ottenuto i risultati migliori nel 4 di coppia: è la tua barca preferita o pensi di poter ben figurare anche nel doppio?
“Il 4 di coppia è la barca con cui mi sono misurato più spesso a livello internazionale, e mi ha dato molto. Il doppio ed il singolo mi affascinano parecchio, se capiterà ancora l’occasione la coglierò con il massimo dell’impegno!“.
Cosa vuol dire per un giovane come te essere entrato presto a far parte di un gruppo sportivo militare?
“Essere entrato presto nelle Fiamme Gialle mi dà molta fiducia. Per essere un atleta professionista in Italia bisogna essere in un corpo militare. La possibilità di condividere un obiettivo così importante per me con la mia Nazione, attraverso la fiducia dell’Arma è straordinario“.
A Los Angeles 2028 avrai 26 anni, l’età giusta per disputare le Olimpiadi. Nella coppia al momento c’è grande concorrenza in Italia: uno stimolo potersi confrontare con i mostri sacri?
“In questi anni ho avuto modo di imparare e confrontarmi con il Gruppo Olimpico, ho sicuramente imparato molto stando a contatto con loro. Nel gruppo di coppia c’è una squadra formidabile e questa cosa mi affascina, perché più il gruppo è forte, maggiore è la probabilità che la caccia alle medaglie sia fruttuosa. Quando sarò in barca con loro saprò che sono abbastanza forte per poter raggiungere l’obiettivo e che il posto me lo sono guadagnato passo dopo passo“.
Se dovessero prospettarti un impegno nella punta, magari per l’otto, ci penseresti?
“Io sono a disposizione della squadra, come prima cosa! Se la direzione tecnica crede in me per un progetto di punta, sarò più che felice di spremere il massimo e reinventarmi, questa cosa sta già accadendo, dato che tutti i giovani inseriti nel gruppo conoscitivo sono stati messi di punta, compreso il sottoscritto. Per quanto la coppia sia la mia storia, non significa che sia il mio futuro, anche se ad oggi ho un piccolo debole per essa“.
Sotto quali aspetti pensi di dover ancora migliorare?
“La parte fisiologica si costruisce negli anni ed il mio è un cantiere nel pieno dei lavori. Sto investendo molto per migliorarmi su tutti i fronti, cogliendo il massimo da ciascuno di essi“.
Che bilancio tracci del 2024?
“Il 2024 è stato un anno impegnativo, la ripresa dopo un paio di infortuni a fine 2023. Posso ritenermi più che soddisfatto del lavoro fatto. Ho vinto due titoli italiani ed il bronzo mondiale con 5:40, voluto e conquistato in Canada“.
Quali sono i tuoi obiettivi in vista del 2025?
“Il 2025 sarà l’anno della svolta, passando nella categoria senior voglio gareggiare con il Gruppo Olimpico. E’ il momento di insediarsi, sfruttando l’anno post olimpico, e puntare al 2028“.
Qual è l’obiettivo della tua carriera?
“L’obiettivo della mia carriera è partecipare da protagonista alle Olimpiadi!“.
Secondo te il canottaggio resta uno sport di nicchia in Italia? E cosa occorre per far sì che abbia visibilità anche lontano dall’evento olimpico?
“Non mi piace definire il canottaggio uno sport di nicchia, il canottaggio è la storia dello sport. Sicuramente ha poca visibilità, ma più che fermarci alla banale affermazione ‘è uno sport di nicchia’, la vera domanda è ‘perché vogliamo che il canottaggio sia di nicchia?’. Se provate a chiedere a qualsiasi canottiere perché il canottaggio non ha tanta visibilità, la maggior parte vi risponderà che è noioso, nessuno lo guarda, non ci sono soldi, eccetera. Insomma, una visione buia e poco lungimirante, raccontandosi questa bugia che si tramanda nell’ambiente. Se siamo i primi a non crederci, chi può farlo, o chi può appassionarsi al nostro mondo? Io credo nel canottaggio e vedo il suo potenziale, bisogna riscrivere tutta la comunicazione dal principio, investire molto su questo fronte, regalando la vera essenza di questo romantico sport, attraverso storytelling e progetti innovativi, facendo raccontar il canottaggio da qualcuno che possa farlo o che sappia farlo, come ai tempi di Giampiero Galeazzi. Gli Abbagnale hanno ottenuto straordinari risultati, ma la comunicazione giusta, esaltante, di Galeazzi, che tutti noi ricordiamo, rendeva la vera essenza del nostro sport, portando ciò che oggi non esiste più. Abbiamo bisogno di persone ammalate di sogni che possano contagiare il pubblico e trasmettere la nostra realtà a più persone possibili“.