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Rugby, l’Italia trema davanti ai top team e non fa il salto di qualità

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Tomas Albornoz
Albornoz / IPA Agency

È iniziato con un pesante ko l’autunno dell’Italrugby, che lascia Udine dopo il netto 18-50 subito contro l’Argentina. Una sconfitta molto ampia nel punteggio, risultato soprattutto di un crollo finale, ma in un match dove gli azzurri non sono mai sembrati in grado di giocarsela con i Pumas, neanche dopo un primo tempo chiuso sotto solo 10-17.

L’Italia vista ieri è una squadra che sbaglia troppo, che nei momenti in cui deve fare il salto di qualità e concretizzare regala palla e punti a un’Argentina che ringrazia e porta a casa il macinato. Come la prima meta, frutto di una prolungata disattenzione azzurra, o la terza, dove la palla persa da Nicotera si trasforma in pochi secondi in una controffensiva letale.

Nel mezzo, però, anche tanti errori in touche e un dominio costante (aiutato anche da un arbitraggio a dir poco da rivedere) dell’Argentina sui punti d’incontro. Così il gap si è allargato e nel finale i sudamericani hanno potuto dilagare, facendo pagare all’Italia una tariffa anche maggiore dei demeriti dei ragazzi di Gonzalo Quesada.

Lo ha detto proprio il ct a fine partita, che “già affrontare una squadra al top mondiale, reduce da un grandissimo Rugby Championship, è difficile; se a questo aggiungiamo i regali che abbiamo fatto, allora è ancora più difficile”. Ed è proprio qui che sta, prima che nella qualità individuale, negli schemi o nella fisicità, il gap tra l’Italia e le migliori al mondo. Per vincere l’Italia non può sbagliare nulla e giocare al 110%. Ieri, invece, l’Italia ha sbagliato, e tanto, quasi impaurita di fronte a una squadra che pochi mesi fa aveva battuto All Blacks, Australia e Sudafrica. E il risultato è stato un ko troppo pesante che ricaccia l’Italia ben lontana dall’elite ovale.

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