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MotoGP
MotoGP, il beffardo destino dei “figli prediletti” Ducati. Jorge Martin e Pramac si consacrano nell’anno dell’addio
Jorge Martin e Pramac si sono laureati Campioni del Mondo 2024 di MotoGP. Il destino ha voluto che due “figli prediletti” di Ducati abbiano trovato la propria definitiva consacrazione proprio nell’anno in cui hanno deciso di interrompere i rapporti con la Casa di Borgo Panigale. Lo ha fatto amaramente (e in silenziosa polemica) il centauro spagnolo, viceversa è stato più freddo e razionale il congedo della struttura italiana. Però, sempre di addio si è trattato.
Martinator entra nelle grazie di Ducati sin dal 2018, anno in cui si fregia dell’Iride in Moto3. Da quel momento comincia a essere “coltivato” con l’obiettivo di portarlo in top-class, alla quale giunge nel 2021, ovviamente su una Desmosedici. Si capisce subito come l’azienda bolognese ci abbia visto lungo. Il madrileno è in pole position e chiude sul podio già alla seconda presenza, dopodiché consegue la sua maiden victory alla sesta partenza (con quattro assenze nel mezzo, causa infortunio).
Si dà per scontato che nel 2023 venga inserito nel Factory Team. Invece, un 2022 difficile e la sorprendente esplosione di Enea Bastianini portano quest’ultimo a essere preferito come compagno di box di Francesco Bagnaia. Jorge non condivide, ma si adegua. Ingoia il rospo, rimane in Pramac e il resto è storia. Un Mondiale perso al fotofinish lo scorso anno, poi quello vinto ieri.
Cionondimeno, come diceva Giulio Andreotti ne “Il Divo”, è “vero che bisogna porgere l’altra guancia, però nostro Signore, di guance, ce ne ha date solo due”. Come a dire che ogni pazienza ha il suo limite. Infatti, quando in ottica 2025 Ducati sceglie Marc Marquez come team mate di Bagnaia, Martin volta le spalle all’azienda di Borgo Panigale, non sentendosi apprezzato quanto dovrebbe (pur avendo a disposizione una moto analoga a quelle della squadra interna). Firma con Aprilia, vince il Mondiale e porta il numero 1 a Noale. Saluti e baci.
Riguardo Pramac, la scelta di legarsi a Yamaha segue logiche prettamente aziendali, lontane dal rumore dei box e vicine al gravoso silenzio delle sale in cui si svolgono i consigli d’amministrazione. Per anni il Team ha funto da ‘cantera’ Ducati, coltivando centauri poi destinati a essere promossi nella squadra ufficiale. Andrea Iannone, Danilo Petrucci, Jack Miller, lo stesso Francesco Bagnaia sono tutti giunti al vertice delle gerarchie di Borgo Panigale passando, appunto, per Pramac.
Non a caso, il rapporto con il marchio bolognese è evoluto in maniera notevole. Da “cliente”, si è progressivamente passati a “satellite” per arrivare a “partner”, al punto da avere a disposizione gli stessi mezzi del Factory Team e di poter porre veti sulle scelte di Ducati stessa (si veda la clausola fatta valere lo scorso anno per evitare di perdere una GP24).
La consacrazione massima, quella in cui Pramac batte la Squadra Interna nel Mondiale piloti, arriva proprio subito dopo la fine di questa proficua collaborazione. Un segno del destino, beffardo e a suo modo atroce nei confronti della Casa di Borgo Panigale, battuta e mollata dai suoi figli prediletti. Chissà se un domani questi figli diventeranno “prodighi”, tornando alle origini…