Tennis
Coppa Davis 2024: ancora Italia-Australia per la caccia alla finale. Sinner, Berrettini e i dilemmi di Hewitt
Un anno dopo, ancora Malaga, ancora Italia-Australia. Stavolta è tutto un po’ diverso: cambiato il colore della superficie, cambiata anche la fase in cui si incontrano le due selezioni. Se nel 2023 ci si giocava la finale, stavolta, per il 14° confronto, è la semifinale quella che porta dritti verso un destino arancione nell’ultimo atto.
I destini dei rispettivi quarti di finale sono dipesi sempre dal doppio, ma in maniera diversa. Per l’Italia una combinazione quasi inedita, perché solo due volte nel 2022 Jannik Sinner e Matteo Berrettini erano stati in campo dalla stessa parte, mentre la questione è ancora più paradossale per l’Australia. Pur nella loro forza presi singolarmente, infatti, Jordan Thompson e Matthew Ebden prima di giovedì non avevano mai fatto coppia sul tour, ed è stato dunque ancora più di valore il successo su un doppio USA, quello Paul/Shelton, che ha lasciato quantomeno perplessi gli osservatori circa le scelte di Bob Bryan.
A proposito di scelte, per larga misura si sa cosa succederà in casa azzurra. Filippo Volandri è infatti destinato a dare fiducia a Matteo Berrettini, il cui stato di forma mostrato contro Gonzalez e Molteni è impossibile da ignorare. E, infatti, per lui ci sarà l’apertura per poi dar spazio, inevitabilmente, a Jannik Sinner, che da numero 1 del mondo può godere dello status di favorito naturale contro chiunque. In un eventuale doppio, invece, l’opzione può essere doppia: posto Sinner inamovibile, si può andare sulla conferma di Berrettini o, se il romano non se la sentisse o se fosse giusto doverlo gestire, si può inserire Andrea Vavassori, che quanto a capacità di coprire la rete non teme rivali.
Sono parecchi di più i dubbi dell’Australia. Lleyton Hewitt sa benissimo che Alex de Minaur con Sinner non può cavare il proverbiale ragno dal buco, cosa dimostrata una volta di più alle ATP Finals, e allora potrebbe provare varie carte a sorpresa. Una è quella di ritentare l’opzione Thanasi Kokkinakis come primo singolarista, sapendo che con il suo talento, sulla partita secca, può succedere di tutto. L’altra, ancora più coraggiosa, è quella di schierare Alexei Popyrin da numero 1, mandandolo dunque a cercare il punto contro Sinner. Dipenderà chiaramente dalle prospettive che Rusty intende perseguire: se l’idea è di accettare un doppio rischio, questa è una strada percorribile per arrivare a un doppio che per l’Italia nasconderebbe notevolissimi pericoli. Se, invece, l’idea è più semplicemente di tentare di giocare “sul numero 2” (Berrettini), allora è più che plausibile poter vedere Popyrin inserito contro il capitolino, anche in virtù del fatto che ci ha appena vinto a Parigi-Bercy. Il tutto, peraltro, con il fuoco dell’anno migliore della carriera del venticinquenne di Sydney.
Si tratta della seconda volta in cui Italia e Australia si affrontano al penultimo atto della Davis. La precedente arrivò non nella lunga era del format del World Group, ma in un’epoca ancor più lontana, quella in cui si entrava dai tornei zonali fino agli interzonali. E in quel caso, a fine settembre 1976, il ritrovo fu quello del Foro Italico. Si arrivò a chiudere di lunedì, in un tie che di particolarità ne ebbe tantissime fino a quando arrivò il successo di Adriano Panatta su John Newcombe che schiuse le porte al Cile, e a tutti i due mesi e mezzo che seguirono non soltanto a livello sportivo. In breve, c’è sempre un’Australia nel destino.