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Rugby, le franchigie sono ancora la soluzione giusta per il movimento italiano, ma…

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Simone Ferrari
Ferrari e Cannone / IPA Agency

Con la conclusione della finestra di test match internazionali tornano questo fine settimana i campionati nazionali – o transnazionali – per club. E tornano, dunque, in campo la Benetton Treviso e le Zebre Parma. E dopo gli impegni dell’Italia torna, ancora una volta, il tema sull’utilità di avere due franchigie in Italia e se questa sia la soluzione giusta per il movimento italiano.

A guardare la lista delle convocazioni per i test match autunnali si vede come 22 dei 34 azzurri arrivassero proprio da Benetton Treviso e Zebre Parma. Degli altri 12, undici giocano all’estero, mentre l’unico giocatore proveniente dalla Serie A Elite era Giulio Bertaccini del Valorugby. Messosi, però, in mostra come permit player delle Zebre Parma.

È evidente e normale che giocare settimanalmente a livello internazionale, affrontare gli stessi giocatori che poi si affronteranno nei test match o al Sei Nazioni aiuta a crescere. Di conseguenza l’importanza delle franchigie è innegabile, come al tempo stesso, però, è innegabile come negli ultimi anni i soldi, gli sforzi, anche mediatici, siano stati rivolti proprio a Benetton Treviso e Zebre Parma, lasciando le briciole al resto del movimento.

Con la nuova presidenza Fir è chiaro che questo deve cambiare. Il che non vuol dire che bisogna buttare via il bambino con l’acqua sporca, anzi, perché investire sulle franchigie e sull’URC è decisivo. Ma bisogna guardare anche alla base, partendo dalle fondamenta, ma investendo una grossa fetta anche sulla Serie A elite. Perché è da lì che arrivano i giovani talenti del futuro, sia quelli per le due franchigie sia per la nazionale.

E perché l’URC, cioè Benetton e Zebre, non sono riuscite a dare quell’impulso mediatico che qualcuno sperava. E difficilmente avverrà (soprattutto se anche le Zebre dovessero spostarsi in Veneto), mentre la possibilità di avere uno spettro maggiore di realtà territoriali di alto livello deve essere uno stimolo per accrescere l’interesse verso il campionato domestico. Ma per farlo dev’essere un campionato di qualità. E per farlo, beh, servono soldi.

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