Ciclismo
Tour de France: i trionfi azzurri nella storia
Vincenzo Nibali ha vinto il Tour de France 2014. Sì, è una frase già detta, ma va scritta ancora e ripetuta chissà quante volte per capire che è tutto vero. Per capire che Vincenzo Nibali si iscrive ad un ristrettissimo club composto da Ottavio Bottecchia, Gino Bartali, Fausto Coppi, Gastone Nencini, Felice Gimondi e Marco Pantani: settimo italiano a vincere il Tour de France, decimo successo complessivo del nostro ciclismo nella corsa più prestigiosa al mondo.
Il Muratore del Friuli Bottecchia fu il primo azzurro a trionfare nella Grande Boucle nel 1924 e nel 1925: peraltro, durante il suo primo trionfo indossò la maglia gialla dal primo all’ultimo giorno, un primato ineguagliato anche se lo stesso Nibali, quest’anno, ci è andato clamorosamente molto vicino. Era un altro ciclismo, un ciclismo che Beppe Conti definirebbe “di agguati e di corsari”, un ciclismo fatto di strade sterrate, tappe di 400 km e distacchi misurabili nell’ordine delle mezz’ore.
Di Gino Bartali e Fausto Coppi si è sempre detto tutto, perché occupano un posto di rilievo nel pantheon degli eroi sportivi e non della nostra Italia: due successi per Gino, nel 1938 e nel 1948, unico nella storia ad aver trionfato a ben dieci anni di distanza. L’Airone, anzi, il Campionissimo di Castellania, vinse nel 1949 e nel 1952: solo un’incredibile serie di cadute e di infortuni gli impedì di prendere parte e di vincere anche altre edizioni, così come solo la Seconda Guerra Mondiale portò via a quest’incredibile duo gli anni migliori – in particolare a Bartali – privandoli di chissà quante altre vittorie.
Nel 1960, un toscano dalla dieta sregolata come Gastone Nencini precedette Graziano Battistini in una delle poche doppiette azzurre nella classifica finale di un Tour: il Leone del Mugello attaccava e staccava tutti su ogni terreno, e in questo si riscontra una grande similitudine con Nibali. In quel Tour del 1960, tuttavia, l’attenzione sul suo successo fu in parte distolta dal dramma occorso a Roger Rivière, suo giovane rivale, che finì in un burrone andando alla caccia del toscano e rimase paralizzato alle gambe.
Felice Gimondi, nel 1965, coronò una carriera strepitosa mettendosi alle spalle Raymound Poulidor, eterno piazzato di tutti i Tour de France: il bergamasco ebbe la sfortuna di essere stretto, in quel periodo, tra due mostri sacri come Jacques Anquetil ed Eddy Merckx, due tra i cinque corridori più forti e vincenti di ogni epoca, per cui dovette “accontentarsi”, volutamente tra virgolette, di quell’edizione della Grande Boucle. In ogni caso, prima di Nibali era l’unico italiano a potersi fregiare della Tripla Corona, ovvero la vittoria in tutti e tre i grandi giri.
E poi, dopo una maledizione durata 33 anni, toccò a Marco Pantani, peraltro ultimo atleta a realizzare la doppietta Giro-Tour nella stessa stagione. Sul Galibier la sua impresa più bella, parte della stessa leggenda del ciclismo: e oggi Marco, da lassù, starà sorridendo nel vedere questo formidabile siciliano raccoglierne la sua eredità.
Foto: pagina Twitter Tour de France
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com