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Hockey prato, Giaime Carta: “L’Amsicora è molto compatta. In Nazionale per dare il massimo”

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Passare da un Europeo u21 ad una World League con la nazionale maggiore? Si può. La dimostrazione è Giaime Carta, giovane giocatore dell’Amsicora e, di recente, convocato da Riccardo Biasetton per il raduno tedesco che la nazionale di hockey prato maschile svolgerà ad Amburgo in preparazione per l’appuntamento dell’anno (Round 1 di World League a Lousada).

Come hai iniziato a giocare ad hockey prato?

“Ho iniziato a giocare a hockey nel lontano settembre del 2000, quando dovevo ancora compiere 6 anni. Fu mio padre, anch’egli hockeista, a trasmettermi questa passione. Ricordo ancora il mio primo allenamento, durante il quale mi fecero fare per un’ora dritto e rovescio tra i paletti. Una volta finito mi ero già innamorato di questo sport e, fin da allora, mi sono sempre divertito ad allenarmi al campo con gli amici, e a casa con papà”.

Perché consiglieresti questa disciplina a ragazzi che si avvicinano al mondo dello sport?

“E’ purtroppo uno sport poco diffuso in Italia. Qui il calcio la fa da padrone e per gli sport “minori” lo spazio è limitato. Consiglierei questa disciplina perché è emozionante vederla e giocarla. È uno sport rapido, si è sempre in movimento, con e senza la palla, serve una preparazione fisica e atletica adeguata. Proprio per questo gli hockeisti sono dei veri atleti”.

Qual è il tuo ruolo in campo?

“Gioco in difesa, anche se quest’anno, per buona parte del campionato, ho giocato a centrocampo, imparando nuovi movimenti, ad esempio: più inserimenti senza palla, supportare il reparto difensivo nella fase di costruzione del gioco e all’attacco durante le ripartenze offensive”.

Da diversi anni fai già parte della prima squadra dell’Amsicora, nonostante la giovane età. Si sente la pressione o è uno stimolo in più per far meglio?

“Ho iniziato ad allenarmi con la prima squadra tra il 2008 e il 2009, esordendo nel marzo 2009. L’anno dopo iniziai a giocare frequentemente, anche da titolare. È normale che facendo tanta esperienza e giocando tante partite a quei ritmi si acquisti sempre più fiducia; devo ammettere però che ancora oggi prima di ogni partita sento un minimo di pressione, non tanto per la partita in sé, quanto perché ci tengo a fare sempre bene per me e per i miei compagni. Non vorrei mai deludere nessuno, per questo do sempre il massimo e raramente salto qualche allenamento”.

Ricordi ancora la gioia dello scudetto conquistato due anni fa?

“E’ senza ombra di dubbio la mia più grande gioia sportiva. Vincemmo grazie alla compattezza del gruppo, per lo spirito di sacrificio verso i propri compagni e per il rispetto del lavoro di ognuno. Fu emozionante ogni partita, in particolare l’ultima, in cui Gabriele Murgia segnò il 4-3 su corto allo scadere contro la Tevere, gol che ci regalò lo scudetto numero 21”.

Quest’anno invece una “mezza” delusione. Come giudichi questa stagione? E quali sono le ambizioni per la prossima?

“Purtroppo quest’anno per demeriti nostri e meriti dei nostri avversari non siamo riusciti a fare la doppietta che tutti noi sognavamo. Dopo una prima fase non troppo positiva, nel girone di ritorno abbiamo alzato il livello del nostro gioco e ci siamo qualificati ai play-off con tre giornate d’anticipo. Una volta arrivati a Bra, ci si giocava tutto nelle sfide “secche”. Dopo aver vinto agli shoot-out un derby accesissimo contro il Suelli, siamo arrivati in finale contro i padroni di casa del Bra. È stata una partita alla pari, vinta da loro in rimonta, con il gol vittoria a 2 minuti dalla fine. Devo ammettere che è stata dura risollevarsi dopo una sconfitta del genere, però c’è da dire che il Bra ha meritato la vittoria perché è sempre stato in testa per tutta la stagione. L’anno scorso abbiamo vinto a tempo scaduto, quest’anno abbiamo perso a 2 minuti dalla fine, bisogna accettarlo, questo è lo sport. Tra poco invece riprenderanno gli allenamenti con la squadra per la nuova stagione, non vedo l’ora di cominciare, ovviamente puntiamo allo scudetto e a far bene nella coppa europea, dove abbiamo già ben figurato quest’anno”.

Passiamo alla nazionale: come giudichi l’Europeo under 21 a Lousada?

“Quello di quest’anno è stato il mio quarto Europeo giovanile. Siamo arrivati quarti, un risultato positivo per il fatto che comunque ci siamo “salvati”, rimanendo nella Pool B. Abbiamo ottenuto due pareggi nel girone preliminare, contro Bielorussia e Scozia, qualificandoci così alla fase successiva (quella che portava le due vincitrici alla Pool A, ndr). Abbiamo provato a giocare una partita coraggiosa contro l’Irlanda, squadra decisamente superiore a noi, che purtroppo ci ha annientato. Nell’ultima partita, quella contro il Portogallo, avevamo al collo la medaglia di bronzo sino a 30 secondi dalla fine, mq purtroppo abbiamo perso 2-1. Sono dispiaciuto perché credo che potessimo vincere tutte le partite giocate, eccetto quella contro l’Irlanda; invece abbiamo chiuso il torneo senza vittorie. Comunque positivo il piazzamento, peccato non essere riusciti ad arrivare tra le prime due”.

Estate lunghissima per te: dopo l’under 21 anche la nazionale maggiore. Ti aspettavi il grande salto?

“Sono ovviamente felicissimo per la convocazione con la senior, la prima per me. Non me l’aspettavo, ma sapevo che avrei avuto delle chance. Penso assolutamente che l’obiettivo comune sia quello di provare a qualificarci per il Round 2 di World League. Il Round 1 (in Portogallo, a Lousada, ndr) è alla nostra portata, stiamo lavorando duramente per arrivare pronti all’appuntamento e ben figurare”.

 Qual è il tuo sogno prima della fine della tua carriera?

“Il sogno di tutti noi hockeisti italiani immagino sia quello, prima o poi, di partecipare ad un’Olimpiade. E’ evidente però che il livello del nostro hockey è nettamente inferiore rispetto a quello delle nazionali migliori al mondo. Mi piacerebbe anche fare un’esperienza all’estero, ma l’amore per la mia terra, la mia famiglia e la mia squadra mi trattiene. Per ora penso solo al presente, a studiare e a far bene con l’Amsicora e la Nazionale: sono ancora giovane e ho tempo per fare scelte importanti”.

Ultima domanda: qual è il rapporto tra te e tua sorella Federica, anche lei giocatrice di hockey nell’Amsicora?

“Ho un rapporto splendido con mia sorella, andiamo molto d’accordo. Anche lei è una giocatrice, probabilmente già più famosa di me; è veramente brava, tecnicamente è perfetta e sa fare tutto sebbene abbia appena 14 anni. È fenomenale a giocare a hockey, ma non solo: è molto impegnata, ha molti interessi e riesce a conciliare tutto e a fare bene ogni cosa. Sono molto fiero di lei. Il segreto di entrambi è indubbiamente la nostra famiglia: siamo stati educati benissimo dai nostri genitori, sappiamo che la nostra è una vita di sacrifici e che è necessario dare il massimo per raggiungere gli obiettivi prefissati, ricordandosi in campo e fuori i valori che i nostri genitori ci hanno trasmesso: rispetto, umiltà e impegno”.

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gianluca.bruno@olimpiazzurra.com

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