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Rory McIlroy, quando il golf diventa uno sport prevedibile

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In passato, i media avevano ostentato una tale sicurezza nell’indicare il vincitore di un torneo solo durante il periodo di massimo splendore di Tiger Woods che, naturalmente, non mancava di far rispettare i pronostici. Poco meno di un decennio dopo, la stampa golfistica è tornata compatta come non la si vedeva dai tempi in cui la Tigre apponeva il proprio sigillo a qualunque Major o torneo a cui partecipasse, evento più unico che raro in uno sport come il golf, teoricamente imprevedibile e aperto a più variabili. Spesso, in effetti, anche sul campo. Ma non con un Rory McIlroy in perfette condizioni psicofisiche, capace di incutere soggezione a chiunque osi ostacolargli la strada.

Non ce ne voglia Caroline Wozniacki, ma il ritorno in grande stile di Rory è anche merito della loro separazione, dei loro progetti di matrimonio andati in fumo. Il nord-irlandese, dopo un 2012 stellare, aveva smarrito la bussola, aveva perso tranquillità e fiducia nei propri mezzi. La sensazione era quella di un talento straordinario ma oppresso, schiacciato da qualcosa, in quel momento, più grande di lui, difficile da gestire. Quel qualcosa, a detta di tutti, era proprio la relazione con la tennista danese, che aveva resto triste e inesorabilmente ‘normale’ almeno un’abbondante annata di chi era già stato additato da tutti come l’erede designato di Tiger. Dalle sensazioni, però, si è ben presto approdati alle garanzie, perlomeno per gli amici: quel Rory non era lo stesso delle stagioni precedenti, quel Rory difficilmente avrebbe ripreso ad imbucare come aveva già abituato tutti. Il colpo più importante, insomma, McIlroy lo ha tirato lo scorso maggio: uno swing potente e preciso volto a spezzare quella relazione ormai nociva per la sua carriera e a ridare vigore al proprio gioco, oltre che al proprio martoriato umore.

Neanche a dirlo, in un lampo McIlroy è tornato sotto le luci della ribalta. Se Rory non si sentiva pronto per un matrimonio e per un’eventuale paternità, si sentiva decisamente pronto a gestire il contraccolpo psicologico. L’annuncio è arrivato il 21 maggio, ma il 25 lui festeggiava a Wentworth la vittoria del BMW PGA Championship, il torneo simbolo dell’European Tour. In quattro giorni, Rory McIlroy era già tornato ad essere quello che non era riuscito ad essere in un anno e mezzo. E difficilmente si sarebbe fermato, come infatti è accaduto.

Dopo un mese di giugno e una prima metà di luglio di transizione, il nuovo McIlroy si è rivelato al Royal Liverpool di Hoylake in tutta la sua magnificenza, nell’Open Championship del ritorno di Tiger Woods dopo il forfait dal Masters e dallo U.S. Open. E, mentre McIlroy dominava in lungo e in largo, la Tigre soffriva e stentava fino a chiudere nei bassifondi della classifica. Segni del destino? L’ideale passaggio di consegne tra i due, però, è avvenuto due settimane dopo al Bridgestone Invitational, sul Firestone di Akron, uno degli habitat naturali di Woods (otto vittorie in carriera). Lo statunitense è stato costretto al ritiro, McIlroy invece ha dimostrato di essere entrato completamente in the zone, in uno stato di concentrazione e di totale abnegazione da riuscire a focalizzarsi solo ed unicamente sull’obiettivo. In questo caso, la vittoria. Difficile, a questo punto, mettere i bastoni fra le ruote ad un golfista dal gioco pressoché perfetto, con un drive chilometrico, degli approcci divini e dei putt roventi. Rory ha anche provato a perdere da solo il PGA Championship nell’ultimo round, ma la sua sconfinata qualità e la tranquillità con cui ha affrontato i momenti più delicati gliel’hanno reso di fatto impossibile. Perché la parte psicologica, nella rinascita del 25enne di Holywood, ha avuto evidentemente un peso specifico maggiore rispetto al lato squisitamente tecnico. D’altronde, tre trionfi consecutivi – due Major ed un WGC – non si conquistano soltanto indirizzando bene la pallina. Ogni piccolo dettaglio può fare la differenza, quando si trasforma uno sport da (quasi) sempre caratterizzato dall’imprevedibilità in un uno contro tutti dal risultato, spesso e volentieri, già scritto. Ci sono riusciti Jack Nicklaus e Tiger Woods, ma ora il testimone sembrerebbe essere passato definitivamente di mano.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Foto: Official Twitter WGC Bridgestone

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