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Tuffi: Italia a secco al maschile, bisogna aumentare i coefficienti

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Se da una parte, come previsto, le donne italiane dei tuffi hanno garantito tante gioie al Bel Paese agli Europei di Berlino, dall’altra i maschi hanno continuato il trend delle ultime stagioni. Tanti piazzamenti, anche positivi, ma zero medaglie. Le ultime affermazioni in campo continentale sono da ricercare a Torino 2009: argento di Christopher Sacchin dal metro e bronzo di Michele Benedetti e dei fratelli Nicola e Tommaso Marconi nel sincro dal trampolino. Troppo distanti, però, i periodi in cui anche gli uomini gareggiavano costantemente per il podio: Russia, Germania, Ucraina e Gran Bretagna marciano spedite e per l’Italia è sempre più faticoso stare dietro.

Uno dei motivi va ricercato sicuramente nelle strutture: i tuffi sono diventati negli anni uno sport sempre più fisico e atletico, in cui è fondamentale il lavoro a secco. Le piscine italiane, però, non sono dotate di palestre all’altezza: solo Roma la vanta, mentre anche in un centro importante come Bolzano (dove si allena la pluri campionessa Tania Cagnotto) ed in uno emergente come Cosenza ci si è sempre serviti di strutture improvvisate e lontanissime da ciò che permette alle nazioni rivali di vincere in ogni gara maschile la sfida con l’Italia.

Lavorare a secco significa aumentare il proprio fisico, e con un corpo ben allenato risulta più semplice inserire tuffi dall’alto coefficiente di difficoltà. Qua sta il punto chiave: a Berlino gli azzurri erano penalizzati dai coefficienti, con tutti i migliori ad eseguire (bene) serie oltremodo complicate e dunque capaci di ottenere costantemente più punti degli italiani. A Barcellona 2013 Andrea Chiarabini, classe 1995, era entrato in finale dalla piattaforma portando un programma quasi a livello dei cinesi: c’era il quadruplo e mezzo avanti (dd 3.7 da 10 metri, 3.8 da 3), tutti tripli e mezzi ed una verticale con tre salti mortali. Assente il romano, che ultimamente si è dedicato maggiormente ai trampolini, nessun azzurro è stato in grado di osare con tuffi più complicati a parte Giovanni Tocci, dodicesimo nella finale da 3 metri ma beffato da un errore nel triplo e mezzo rovesciato (3.5) inserito appositamente per provare a dare la caccia alle posizioni più alte. Negli allenamenti prima della gara è riuscito, sotto pressione l’ingresso è risultato molto scarso e sono arrivati una quindicina di punti: è questa, comunque, la via da seguire per il futuro.

E il cosentino la incarna al meglio, lavorando anche sul quadruplo e mezzo avanti – da perfezionare ulteriormente – e su avvitamenti sempre più complicati. Non è l’unico: anche Tommaso Rinaldi, classe 1991, è pronto ad aumentare i coefficienti della propria serie, mentre Andreas Billi (1990) partirà a metà settembre per un periodo di allenamento in Messico proprio con questo obiettivo. Solo così – e lo sanno anche le donne, visto che tra le inarrivabili cinesi e le talentuose canadesi che non perdono tempo tra triplo e mezzo rovesciato e doppio e mezzo avanti con due avvitamenti Tania Cagnotto studia l’uno e mezzo rovesciato con tre avvitamenti e mezzo (3.5) – si potrà tornare a tenere testa alle potenze tuffistiche europee.

 

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francesco.caligaris@olimpiazzurra.com

Twitter: @FCaligaris

Foto da: Fin/DeepBlueMedia

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