Calcio
Meno campioni e più giovani italiani: la ricetta per una nuova Serie A
In principio furono Nordhal e Sivori. Poi, a partire dagli anni ’80, Platini, Falcao, Zico e Maradona, fino all‘apoteosi dell’ultimo decennio del Novecento con i vari Rummenigge, Van Basten, Gullit, Zidane. E ancora Ronaldo, Shevchenko, Kakà, Nedved, Ibrahimovic, Eto’o, Thiago Silva. L’Italia era la meta desiderata da tutti i big del calcio, la Serie A era universalmente riconosciuta come il campionato più bello del mondo.
Poi sono arrivati i soldi esteri, il fascino della Liga e della Premier League ed infine i petroldollari di Russia e Paris Saint-Germain, e man mano il Bel Paese si è spopolato di questi fuoriclasse. Ultimi, i due rossoneri che a luglio sono sbarcati in Francia per sposare un progetto (?) ambizioso, ma soprattutto faraonico, lasciando nella miseria assoluta il nostro campionato. Capolinea?
Nemmeno per sogno. Finita un’era, ne sta subito cominciando un’altra. Basta acquisti da capogiro, da ora in poi i talenti vanno costruiti in casa e lanciati sul modello del Barcellona, recentemente in campo in un incontro ufficiale con ben undici canterani. Adesso è il momento di El Shaarawy, scuola Genoa ma assoluta stella del Milan con già dodici reti in campionato, di Insigne, di Immobile, di Sau, di Giovinco, di Ogbonna. Insomma, gente che negli attuali club è cresciuta fin dall’infanzia o quasi. E che, comprendendo benissimo la profonda crisi che attanaglia l’Italia, punta a migliorarsi sempre di più anche nelle piccole realtà di provincia.
La Serie A sta lavorando per il futuro. Un futuro senza eccessive finanze, ma con un cliché di campioni degno dei migliori anni. Ora come ora il numero è basso ed il livello può sembrare mediocre, ma gli scettici saranno smentiti. Magari, già dalla nazionale guidata da Cesare Prandelli, vero e proprio maestro nel lavorare con i giovani. Ancora qualche stagione di attesa, probabilmente senza troppe gioie nelle coppe europee, ma si sta facendo il possibile, a livello di giocatori, per tornare al top.
Poi c’è il problema stadi, tassello importantissimo per la lotta al vertice ma attualmente mancante nello scacchiere della Federcalcio. Ogni cosa, però, ha il suo tempo: un passo alla volta, e il cielo tornerà di nuovo azzurro. In tutti i sensi.
francesco.caligaris@olimpiazzurra.com
Twitter: @FCaligaris