Editoriali
Pobre Brasil: un 2014 sportivo tra lacrime e fallimenti
Se il 2014 sportivo dell’Italia è stato finora piuttosto scarno in termini di risultati (pur con qualche gemma come il trionfo al Tour di Vincenzo Nibali), all’estero c’è chi sta molto peggio.
In Brasile, ad esempio, si augurano che l’anno in corso finisca al più presto. Per i verde-oro, nei propositi della vigilia, doveva essere una stagione colma di successi, trampolino di lancio ideale verso le Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016. Le ambizioni trionfalistiche hanno lasciato il posto ad una nuvola di polvere foriera di dubbi ed incertezze.
Partiamo dai Mondiali di calcio, l’evento più atteso da un Paese che vive questo sport quasi con un irrazionale misticismo. Il tempo può alleviare le ferite, ma non cancella la storia. Sebbene tanti non fossero neanche nati nel 1950, l’onta del ‘Maracanazo’, dell’unico Mondiale disputato in casa e finito con un lutto nazionale dopo la sconfitta nel girone finale con l’Uruguay, era ancora ben viva nell’inconscio di ogni brasiliano. Una vittoria avrebbe di colpo scacciato tutti i fantasmi di un fastidioso passato. E invece….L’incubo peggiore è diventato realtà. Il Brasile è andato incontro ad una figuraccia ancor più umiliante ed incancellabile rispetto a quella di 64 anni fa, subendo un pesantissimo 7-1 dalla Germania in semifinale, prima di capitolare anche con l’Olanda (3-0) nella finale per il bronzo.
Che fosse una delle Seleção meno ricche di talento di ogni epoca era cosa nota, eppure il fattore campo e la presenza di due stelle Neymar e Thiago Silva (entrambi assenti nella disfatta contro i teutonici), senza considerare che il Brasile è sempre il Brasile, non avrebbero mai lasciato presagire una debacle di proporzioni bibliche e che rimbomberà nelle menti dei giocatori ancora a lungo.
I tempi dei vari Romario, Ronaldo, Rivaldo, Ronaldinho e Kakà sembrano definitivamente tramontati. Il calcio verde-oro non produce più fenomeni in quantità industriale come accadeva fino a 10 anni fa; lo stesso Neymar, ad onor del vero, in Europa non è ancora riuscito ad imporsi appieno nel Barcellona, quasi sempre oscurato da Lionel Messi.
Se i Mondiali di calcio rappresentano per il Brasile un ricordo da cancellare, i sud-americani si attendevano un riscatto nella rassegna iridata di pallavolo. Invece anche qui, dopo tre successi consecutivi, è calato un mesto sipario sull’era del Brasile. A spezzare una lunga egemonia ci ha pensato la Polonia padrona di casa, trascinata da un pubblico caldissimo e da una squadra composta da un cocktail ideale di veterani ed astri nascenti.
Come per il calcio, anche nel volley il Brasile non riesce a fronteggiare al meglio il ricambio generazionale. Non esiste più un Giba, della vecchia guardia resistono Murilo e Sidao, lontani dagli standard di rendimento di qualche anno fa. Insomma, la compagine verde-oro, prima una schiacciasassi quasi inattaccabile, è diventata ora una squadra normale. Quindi battibile, come accaduto ai Mondiali.
Certo, non è proprio tutto da buttare. Il medagliere ‘olimpico’ dei Mondiali, cioè quello che tiene conto di tutte le rassegne iridate svoltesi tra 2013 e 2014 (clicca qui per prenderne visione), vede il Brasile occupare comunque un discreto quattordicesimo posto con 6 ori, meglio anche dell’Italia. Un risultato tuttavia non soddisfacente per una nazione che ambisce ad entrare nella top10 tra due anni.
Per Rio esistono ancora i margini per rimediare. Perduti i fiori all’occhiello del calcio e della pallavolo, però, per il Brasile sarà molto più complesso ripartire. Il tempo aiuterà ad accettare, ma non cancellerà la storia…
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federico.militello@olimpiazzurra.com