Ciclismo
Ciclismo: quando l’alternanza pista/strada fa bene
Per anni, una delle cause che ha portato il ciclismo su pista azzurro ad un punto veramente negativo è stata rappresentata dall’incapacità, o meglio, dalla non-volontà di alternare il lavoro su strada a quello sui velodromi.
Non-volontà, chiaramente, ascrivibile in via principale alle squadre, che d’altronde mettono sotto contratto i corridori per vederli gareggiare in linea: la pista, in Italia, è qualcosa di ben poco redditizio e scarsamente pubblicizzato, basti pensare all’assoluto silenzio nel quale sono trascorsi i campionati nazionali di Montichiari. Eppure, pare che qualcosa sia cambiato, vuoi per la lungimiranza di tecnici e atleti, vuoi per qualche maggiore spinta della Federazione: Elia Viviani è solo il simbolo di un movimento che si districa agevolmente in entrambi i settori.
Il veronese ha recentemente conquistato l’oro ai Campionati Europei nell’omnium, un risultato pesantissimo anche in chiave olimpica, al culmine di un’annata nella quale su strada ha vinto sei corse, ottenendo altri sei piazzamenti sul podio. Marco Coledan non è stato invece tra le note liete della spedizione in Guadalupa, ma si tratta di un atleta importante per il quartetto e già capace di vincere in Coppa del Mondo, nonché presenza costante per la Bardiani-CSF nelle gare su strada nazionali. Entrambi cambieranno casacca, con Viviani destinato alla Sky e Coledan alla Trek, con l’auspicio che in tal modo, pur rimanendo più distanti dal centro azzurro di Montichiari, possano rafforzare la propria attività su pista. Liam Bertazzo, argento della corsa a punti, corre con la Mg-Kvis e ha vinto in stagione al Giro di Serbia, mentre Alex Buttazzoni è impegnato nel dilettantistico Team Friuli, stessa categoria del giovane Francesco Castegnaro, con Michele Scartezzini che quest’anno ha vissuto il salto con i pro nell’Astana Continental, salto che sarà affrontato da Paolo Simion nel 2015 (ha firmato con la Bardiani-CSF). Francesco Ceci, unico rappresentante azzurro della velocità, non gareggia su strada.
Nel femminile, invece, questa integrazione avviene con maggior profitto già da qualche anno ed Elena Cecchini la rappresenta perfettamente, con le sue sette medaglie continentali stagionali, tra U23 ed élite, nei velodromi unite al titolo nazionale su strada, all’argento europeo e ad un’infinità di piazzamenti nelle prime cinque. Ancora, Simona Frapporti, nona nell’omnium e tra le sei ragazze che si sono alternate verso lo splendido bronzo dell’inseguimento, ha conquistato otto risultati nella top ten su strada, senza dimenticarsi ovviamente di tutte le altre, dalla cronowoman Silvia Valsecchi a Tatiana Guderzo, da Beatrice Bartelloni a Maria Giulia Confalonieri, tutte costantemente impegnate in ambo i settori. Non dimentichiamoci che, nel recente passato, alcune delle più grandi soddisfazioni su pista sono state conseguite da Giorgia Bronzini, un’atleta il cui palmarès in linea non ha certo bisogno di presentazioni.
Certo, quando in Italia la pista sarà più “ricca” ed appetibile si potrà pensare anche a veri specialisti del settore, soprattutto nella velocità; d’altronde Chris Hoy non ha praticamente mai gareggiato su strada pur allenandosi frequentemente, o anche Bradley Wiggins, nel suo 2004 condito da tre medaglie olimpiche, aveva limitato l’attività fuori dai velodromi. Per ora, tuttavia, bisogna insistere su questa strada e al tempo stesso rilanciare le numerose competizioni nazionali su pista, dalle sei giorni ai vari eventi concentrati essenzialmente nel centro-nord, per poter contare su un numero sempre maggiore di atleti e alzarne conseguentemente la qualità.
foto: profilo Facebook Elia Viviani
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marco.regazzoni@olimpiazzurra.com