Hockey Prato
Hockey prato: quando non si può vivere di solo sport. Murgia appende il bastone al chiodo
Ci risiamo. L’hockey prato italiano miete un’altra “vittima”. Gabriele Murgia non è il primo e non sarà sicuramente l’ultimo che ha deciso di appendere il bastone al chiodo nonostante i soli 29 anni di età. La colpa non è degli infortuni, bensì di un sistema che in Italia davvero non funziona. L’hockey nel Bel Paese è uno degli sport olimpici (assegna medaglie a Cinque Cerchi, non roba da poco) meno conosciuti e praticati. Purtroppo nella nostra Penisola non si può vivere di hockey: lo sanno i giocatori, i dirigenti e la Federazione, ma si continua ad andare avanti. Ci si alterna tra lavoro (o studio, dipende dai casi) e campo, restando fermi ad un livello infimo rispetto a quello degli altri campionati europei. Non è un caso se i migliori talenti azzurri emigrano tutti all’estero per poter cercare gloria. Intanto però le società italiane continuano a reclutare all’estero giocatori sborsando anche alte cifre per poter dare loro alloggio e stipendio.
“Nella prossima vita rinascerò tedesco o olandese”, ci dice Gabriele. Sì, perché in Olanda l’hockey è seguitissimo, sport nazionale assieme (o anche superiore) a calcio e ciclismo. Basti pensare al seguito che hanno avuto i Mondiali svoltisi nell’estate del 2014 a Den Haag. Lì di certo un atleta per guadagnarsi da vivere non deve pensare a trovare un altro lavoro e ritagliare dello spazio per lo sport. Murgia per molti anni ci è riuscito, perché l’hockey era la sua passione. Cuoco in settimana e hockeista la sera agli allenamenti e il sabato in campo, più forte che mai. Uno dei migliori talenti azzurri degli ultimi anni, libero difensivo, con il pallino del gol. Un cecchino su quei corner corti, la sua specialità: due volte su tre la palla entrava dentro. Una gran carriera, conclusa come meglio non si poteva, con la fantastica vittoria dello scudetto (ovviamente rete decisiva la sua con la Tevere Eur e titolo di capocannoniere in tasca) due anni fa e contornata anche da tante presenze di qualità e quantità in maglia azzurra. Grande giocatore ma soprattutto fantastico uomo fuori dal campo, sempre pronto a far sorridere compagni e avversari con la sua simpatia, unica. Lascia l’hockey giocato perché purtroppo quando si arriva ad una certa età non si può pensare ad un hobby che non ti porta niente in tasca. Lascia al termine dell’ennesima trasferta con la sua amata Amsicora, questa volta a Barcellona.
Queste le sue parole: “Grazie a questo sport che mi ha dato tanto e non mi ha dato niente. Tanti sacrifici fatti, tante soddisfazioni prese, tanto divertimento per una grande passione. Purtroppo la vita e il passare degli anni ti portano a fare delle scelte, quelle più giuste. Questa è l’unica pecca che ha questo sport in Italia, non darti un futuro. Comunque sia lo rifarei altre 1000 volte. Ringrazio mio papà che all’età di 5 anni mi portò all’Amsicora e mi fece innamorare di questo sport, ringrazio la SG Amsicora Cagliari per avermi fatto crescere, diventare un atleta e fatto divertire per tutti questi anni, ringrazio tutti i miei compagni di squadra per avermi fatto passare dei momenti unici, ringrazio la Hockey Paolo Bonomi per avermi concesso 3 anni della mia carriera lì e per avermi accolto come uno della loro famiglia, ringrazio la Nazionale Italiana per avermi fatto girare il mondo e partecipare a tornei di livello Internazionale. Infine ringrazio me stesso per essere riuscito a concedermi tutto questo! Chiudere la carriera in bellezza, a Barcellona, al Torneo del Rey, con un gol al Real Polo insieme ai compagni di una vita… GRAZIE”.
Grazie a te, Gabriele!
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gianluca.bruno@olimpiazzurra.com