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Sci di fondo

Tour de Ski, l’Italia maschile risplende: due vittorie (e mezzo) per la svolta

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Anno nuovo, Italia nuova. O, per certi aspetti, vecchia, ma finalmente in senso positivo. Il Tour de Ski appena concluso ci ha regalato una squadra maschile capace di imporsi regolarmente nell’élite dello sci di fondo e, quando in condizione, di battagliare ad armi pari anche con norvegesi, russi, svedesi e quant’altro. Non saranno tornati i tempi d’oro degli anni ’90-2000, ma con la corsa a tappe sciistica la nazionale azzurra ha (ri)trovato i propri punti fermi, su cui costruire il presente e – soprattutto – un futuro luminoso.

Gli italiani partivano con poche ambizioni di classifica generale, ma con obiettivi ugualmente chiari: vincere almeno una tappa. Non solo il bersaglio è stato centrato con successo, ma l’Italia è uscita dal Tour con due trionfi ed un terzo che, purtroppo, il regolamento della Fis per quanto concerne le vittorie di tappa non riconosce come tale. Un peccato per le statistiche, ma solo per quelle. Quelle che, fino a ieri, condannavano Roland Clara al ruolo di eterno piazzato, anche sul suo terreno preferito in assoluto, il Cermis. 2° nel 2011, 4° nel 2012, 10° nel 2013. Una maledizione apparentemente inscalfibile, eppure già la mass start in classico di sabato aveva fatto presagire qualcosa di straordinario sull’ascesa finale, come è effettivamente avvenuto. Rollo ha condotto le operazioni del proprio gruppo per la totalità dell’ascesa, mettendo in mostra probabilmente una delle condizioni fisiche più smaglianti della carriera. Il risultato? Miglior tempo di tappa e (finalmente!) prima vittoria della carriera ad alto livello, dopo tanto peregrinare e a quasi 33 anni. Oltre al prestigioso sesto posto nella classifica generale. Meglio tardi che mai.

Avrà decisamente tempo, invece, Francesco De Fabiani per prendersi la propria personale rivincita sui criteri della federazione internazionale (chi scrive vi trova comunque una certa logicità). Il valdostano, nell’inseguimento di Oberstdorf, ha fatto segnare il miglior tempo di giornata, rimontando dalla 56esima alla settima posizione. Sfortuna vuole, tuttavia, che la vittoria di tappa venga assegnata a chi tagli per primo il traguardo, obiettivo oltretutto messo nel mirino dal 21enne talento azzurro negli ultimi metri vista la grande competitività dimostrata. Solo la minore esperienza, di fatto, ha frenato De Fabiani, emerso prepotentemente come uno dei migliori interpreti della tecnica classica nel circuito. Non solo lui, ma anche Dietmar Noeckler, il compagno d’avventure di De Fabiani tra i binari e nuovamente sui livelli della seconda parte di 2013, con cui Didi ha confermato di avere le potenzialità per affermarsi nel fondo moderno. Lo testimonia il secondo miglior tempo nell’inseguimento di Oberstdorf e il 10° posto nella mass di Lago di Tesero.

Cosa dire, poi, di Federico Pellegrino? Due vittorie consecutive nello stesso format di gara, arrivate in due modi estremamente differenti. Quella in Val Mustair, inoltre, ha dimostrato al mondo non solo l’infinita classe di Chicco, ma anche la consapevolezza raggiunta dal valdostano, in grado di vincere alla prima gara in cui partiva realmente ed oggettivamente da favorito. Le sue vittorie, nell’ultimo mese, hanno dato la scossa all’intera squadra, hanno fatto accrescere la fiducia in tutti (o quasi, vedasi Hofer) i componenti della Nazionale. Da vero faro del movimento, Pellegrino ha irradiato chi lo circonda, segnando probabilmente una vera e propria svolta: l’Italia, dopo gli ultimi anni, sembra poter finalmente camminare con le proprie gambe. E non appoggiandosi, come successo in svariate occasioni, a Giorgio Di Centa.

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daniele.pansardi@olimpiazzurra.com

Credit Fisi

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