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Rugby
Sei Nazioni 2015: la corazzata Inghilterra, tra una mischia dominante e una pressione da affrontare
Il biglietto da visita è stato di quelli importanti. Una prova di forza sontuosa al Millennium Stadium, con cui il Galles è stato letteralmente annichilito nonostante il punteggio possa dire altro. Tra Inghilterra e Dragoni, la forbice, in termini di prestazione, è stata infatti ben più larga di quanto abbia detto il 16-21 finale, per come i sudditi di Sua Maestà hanno spento tutte le speranze gallesi con indiscussa autorità, incrinando sempre più le certezze di Warburton&co.. E l’Italia, ora, dovrà far fronte ad una squadra sulle ali dell’entusiasmo, caricata dagli oltre 80.000 di Twickenham.
L’esordio degli uomini di Stuart Lancaster è stato pressoché perfetto, eccezion fatta per i dieci minuti iniziali in cui il Galles aveva operato un break di 10-0. Un fuoco di paglia, perché ai Leoni è bastato ben poco per alzare di diverse tacche il livello delle collisioni e della difesa, incanalando la partita nei binari a loro preferiti, quelli in cui il pack diventa grande protagonista. E con la mischia probabilmente più forte (e profonda per scelte) d’Europa a disposizione, metà del lavoro è fatto. Nonostante le assenze pesanti, gli avanti inglesi si sono dimostrati in grado di dominare il match, sia in chiusa che nel gioco aperto, grazie ai vari Marler, Cole, Attwood e soprattutto con James Haskell e capitan Chris Robshaw, a formare una terza linea indemoniata. Una squadra magari non bellissima stilisticamente, ma la filosofia di Lancaster, negli anni, è stata ben chiara: concretezza spietata ed efficacia nelle fasi di conquista first, trequarti e relative azioni spettacolari second. Anche se, va detto, contro il Galles anche la linea arretrata si è ben comportata, capeggiata da un George Ford estremamente più convincente di Farrell all’apertura e in grado di sfondare a ripetizione con le linee di corsa di Jonathan Joseph e di Anthony Watson e con l’estro e la caparbietà di Mike Brown. E nel gruppo annunciato per la seconda giornata, inoltre, mancano anche nomi come Wilson, Lawes, Launchbury, Croft, Parling, Morgan, Care, Farrell, Eastmond, Tuilagi, Barritt. Quasi un intero XV, senza dimenticare altri talenti di sicuro interesse per la nazionale magiore.
In vista dell’attesissimo Mondiale di casa, di fatto, manca solo quella sicurezza nei propri mezzi ancora assente contro le due grandi potenze dell’Emisfero Sud, Nuova Zelanda e Sudafrica, come dimostrato a giugno e a novembre (cinque sconfitte in altrettanti test). La dimostrazione di superiorità inscenata una settimana fa comunque capire come, nonostante la grande pressione a cui devono far fronte gli inglesi, il percorso intrapreso sia quello giusto. Sia per la Coppa del Mondo che per il Sei Nazioni, in cui la lotta all’Irlanda campione in carica si prospetta avvincente.
La probabile formazione dell’Inghilterra
15 Mike Brown, 14 Anthony Watson, 13 Jonathan Joseph, 12 Luther Burrell, 11 Jonny May, 10 George Ford, 9 Ben Youngs, 8 Billy Vunipola, 7 Chris Robshaw, 6 James Haskell, 5 Dave Attwood, 4 George Kruis, 3 Dan Cole, 2 Dylan Hartley, 1 Joe Marler
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