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Incredibile Italia! Oro e argento uno dietro l’altro!

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Un tardo pomeriggio che si è rivelato eccezionale per la nostra nazionale agli Europei di atletica: Donato e Meucci regalano all’Italia due medaglie nel giro di un’ora!

 

Fabrizio Donato è fantastico, immenso, indistruttibile e a quasi 36 anni (li compirà il 14 agosto) trova la gara della vita. Su una pedana bagnata e sotto un gran diluvio piovuto giù dal cielo di Helsinki, il finanziere di Latina si inventa una prestazione che nemmeno i più ottimisti avrebbero pronosticato alla vigilia e porta a casa un oro tanto insperato quanto bello. Dietro di lui, distaccatissimi, l’ucraino El Sheryf (17.28) e il bielorusso Tsapik (16.97).

Nuovo campione d’Europa. Non basta. Lo fa con la migliore misura dell’anno! Come lui nessuno. Il suo 17.63 si insidia alla testa del ranking mondiale stagionale a sigillo della magnifica giornata e a dare maggior credito al suo trionfo. Ottenuto al primo salto, alcuni hanno iniziato a muovere le critiche dicendo che fosse tutto merito delle raffiche a favore (+ 2.8). Lui, impassibile, al secondo tentativo, con vento sotto ai +2 identificati come limite massimo per certificare un record, piazza lì un 17.53 che ammazza il concorso e che è anche la seconda miglior performance non ventosa del 2012 (davanti c’è solo il 17.62 del campione del mondo Chris Taylor ottenuto il 1° giugno a Eugene, Oregon).

Dopo dodici anni dal suo primato personale (17.60) ottenuto a Milano in situazioni ben diverse, la vecchia volpe dell’atletica italiana si ripropone su quei livelli che sembravano essere ormai i lontani ricordi di una carriera iniziata da promessa e poi mai definitivamente sbocciata. Con questo risultato, Donato si toglie la nomea di “quello buono solo nelle gare indoor” dove effettivamente eccelleva: un titolo continentale (Torino 2009 con 17.59) e un argento europeo (Parigi 2011 col record nazionale al coperto di 17.73).

E il bello è che non doveva nemmeno esserci in terra scandinava. Dopo l’infortunio patito a Istanbul ai mondiali indoor (conclusi al quarto posto), la sua partecipazione era in bilico fino a settimana scorsa quando, solo dopo attente verifiche, è stato dato l’ok definitivo.

Ora tutti all’Olimpiade. Perchè questo giovanotto, che non vuole saperne di abbandonare la pedana, può sorprendere e regalarci qualcosa di magico: senza il forte francese Thamgo, avversario di tante battaglie e che verosimilmente salterà l’appuntamento, col britannico Idowu molto acciaccato e col russo Adams che sembra faticare a ingranare (qui entrambi assenti), la sfida dovrebbe arrivare da oltreoceano, da quel Taylor superato proprio oggi…Si salterà intorno a 17.80: sarà uno spettacolo tutto da gustare…Con Daniele Greco che potrà inserirsi nella lotta (qui era accreditato della miglior misura tra i presenti e ieri ha fallito clamorosamente la qualificazione). L’altro italiano presente in gara, Fabrizio Schembri è decimo con 16.40: ha risentito pesantemente delle condizioni climatiche.

 

Nel giro di poco più di sessanta minuti il medagliere azzurro si arricchisce di un prezioso argento. Lo porta a casa Daniele Meucci nei 10000 metri. In questo, caso, però, c’è un po’ una delusione perchè il pisano era in possesso del miglior tempo stagionale (27:32.86, anche se ottenuto in condizioni completamente diverse a Palo Alto, USA) e, in una gara orfana del Dio della specialità Mo Farah (dominatore l’altro giorno dei 5000), era lecito aspettarsi la vittoria. In una gara condotta anche abbastanza bene, senza eccessivi strappi e su un crono parecchio accessibile, il pisano si è dovuto inchinare nella volata al turco Arikan Kemboi (28:22.73 contro 28:22.27). E’ mancato dello spunto finale che non è sicuramente una delle doti principali del rappresentante dell’esercito. Dopo il quinto posto nella mezza distanza in cui non ha agguantato il bronzo per soli sette centesimi, per il 26enne arriva un miglioramento rispetto al terzo gradino del podio di due anni fa. Dopo il traguardo, però, l’amarezza era ben visibile sul suo volto. Ora testa a Londra dove cercherà di fare bene, ben conscio che il britannico e le gazzelle africane saranno difficilmente attaccabili: arrivare nei cinque sarebbe già un sogno.

 

Non c’è verso, invece, di vedere una staffetta azzurra in finale. Entrambe le 4×400 impegnate nel pomeriggio falliscono l’appuntamento proprio come le 4×100 (stamane i ragazzi hanno perso il testimone, le ragazze quinte nella loro batterie). A essere clamorosamente eliminato è il quartetto guidata dalla Grenot: la panterita corre come mai aveva fatto vedere in questi giorni (ieri solo sesta nella finale individuale) e, nella terza frazione, ricuce il buco sulle terze e va pure al sorpasso, dà un cambio spettacolare a Marta Milani che fa 300 metri ad alto livello ma poi si spegne sul rettilineo finale, venendo pure risucchiata da Polonia e Russia: seste in 3:31.64. Un vero peccato: le possibilità per fare bene c’erano tutte. Nella stessa gara ha fallito l’assalto anche la Slovenia della nonnina Ottey, al ritorno a 52 anni d’età.

Out anche il team maschile: Valentini, Juarez, Barberi, Licciardello non vanno oltre a un quinto posto in batteria (3:08.78) sempre fuori dalla corsa e mai parsi in grado di dare la zampata decisiva per entrare tra le migliori otto.

 

Nei 100hs ben due azzurre erano allo start con l’obiettivo di ben figurare: non erano le loro condizioni e tutto è andato male. Senza fare errori clamorosi, Marzia Caravelli e Micol Cattaneo arrivano rispettivamente sesta (13.11) e ottava (13.16) nella gara vinta facilmente dalla turca Yanit (12.81). Le ragazze sono state protagoniste di una buonissima partenza, nella parte centrale hanno perso lo smalto commettendo qualche imperfezione nell’approccio alle barriere (più mentale che tecnico) e sono sprofondate nel finale dove non è riuscita nemmeno la volata. Peccato perchè con i loro tempi (12.97 e giù di lì) si sarebbe andate tranquillamente a podio senza rubare assolutamente niente. Peccato soprattutto per la lombarda che cerca ancora un posto per i giochi olimpici…

 

Nel lancio del martello era impegnato il capitano della spedizione: Nicola Vizzoni. Se tutti avessero la sua grinta, la sua rabbia e la sua voglia di eccellere sarebbe tutto molto migliore. A quasi 39 anni, il finanziere spedisce il suo attrezzo subito a 75.13. Sembra prospettarsi una gara in crescendo con la possibilità addirittura di arrivare a podio e di confermare l’argento di Barcellona. La zona di lancio è fradicia, davanti l’ungherese Pars decolla e non c’è verso di fermarlo. Si lotta ancora, il toscano è capace di sorprese dell’ultimo minuto ma i lanci successivi si mantengono sullo stesso livello e non si riesce a migliorare. Le forze fisiche calano e l’ultimo tentativo per il sogno finisce in gabbia. Una gara da applausi per un grande atleta dalla classe cristallina e dalla tecnica sempre valida che chiude quinto la sua esperienza nella capitale finlandese.

 

Nell’eptathlon bel successo della francese di colore Nana Djimou che chiude col bel bottino di 6544 punti. Nel lancio del disco il tedesco Harting si conferma il più forte (68.30m), bastonando ancora l’estone Kanter. Una gara di bassissimo livello quella del salto con l’asta femminile a causa della pedana bagnata, col rischio anche dell’annullamento; tre atlete a 4.60 dove la spunta la russa Ptacnikova per il minor numero di errori alla misura. Nei 3000 siepi tutto secondo pronostico col successo della turca Mingir in 9:32.96 (battuta in volata la Schimdt per sette centesimi). Nei 200m orfani di Lematre, Martina ha vita facile e, all’uscita dalla curva, l’olandese scappa via e chiude con un buon 20.42 considerando il vento contrario e il freddo polare della notte finlandese.

 

stefano.villa@olimpiazzurra.it

(foto FIDAL)

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