Editoriali
‘Italia, come stai?’: rinati negli sport invernali. Tracciata la strada per Pyeongchang 2018
Reduce da due Olimpiadi deludenti come quelle di Vancouver 2010 e Sochi 2014 (quest’ultima non tanto per la quantità di medaglie vinte, bensì per il piazzamento finale al di fuori delle prime 20 posizioni, causa assenza di ori), l’Italia degli sport invernali ha finalmente rialzato la testa e può ora guardare con grande ottimismo al triennio che porterà ai Giochi di Pyeongchang 2018, con diversi giovani ormai pienamente affermati e pronti a migliorare ulteriormente.
Ieri mattina abbiamo esposto i numeri (non ancora definitivi) della stagione azzurra: dati che testimoniano una netta ed incontrovertibile inversione di tendenza (clicca qui per consultare tutti i podi e le vittorie 2014-2015 dell’Italia). Fa ben sperare, inoltre, che i nostri rappresentanti abbiano reso al meglio anche in occasione dei Mondiali, con la sola macchia rappresentata dallo sci alpino.
Alcune discipline hanno compiuto notevoli passi avanti rispetto alle Olimpiadi di Sochi 2014. In primis lo sci di fondo. Federico Pellegrino, già competitivo da diverse stagioni, ha raggiunto definitivamente lo status di campione nelle prove sprint, conquistando tre successi in Coppa del Mondo, un bronzo iridato in coppia con Dietmar Noeckler e lottando fino in fondo per la ‘coppetta’ di specialità. A 24 anni il valdostano è entrato definitivamente in una nuova dimensione, essendo cresciuto a dismisura anche in tecnica classica e con margini ancora tutti da scoprire nelle distanze più lunghe. Se Pellegrino è il faro del movimento, è definitivamente esploso anche Francesco De Fabiani, miglior U23 della classifica finale di Coppa del Mondo. L’aostano, non ancora 22enne, ha agguantato il suo primo successo nella 15 km tc di Lahti. Si tratta di un’alternista sopraffino, che rinverdisce la tradizione ormai lontana dei vari Albarello, De Zolt e Valbusa. Fondista moderno, tutt’altro che fermo anche in caso di arrivi di gruppo, De Fabiani dovrà ora progredire anche nel passo pattinato per poter davvero ambire all’Olimpo planetario. Intanto, seppur più lentamente rispetto alle attese, cresce anche un altro giovane come Maicol Rastelli, altro atleta potenzialmente completo, mentre Dietmar Noeckler ha raggiunto una significativa solidità ai piani alti della tecnica classica. Non mancano poi altre nuove leve interessanti: dallo sprinter Simone Urbani, già a punti in Coppa del Mondo, a Giandomenico Salvadori. Insomma, intorno ad un campione come Pellegrino e ad un rampante De Fabiani, l’impressione è che si possa davvero costruire una squadra con fondamenta solide ed in grado di durare nel tempo. Diverso il discorso per il fondo femminile, dove le azzurre sono ulteriormente regredite rispetto alla passata stagione. Gaia Vuerich e Greta Laurent sono due ragazze da recuperare ad ogni costo per le prove sprint, mentre bisognerà lavorare sodo su Francesca Baudin e Giulia Stuerz, entrambe con le qualità giuste per migliorare anche sulle distanze più lunghe.
Il settore decisamente più in salute, inoltre, è quello dello snowboard. Nell’alpino, accanto ad un Roland Fischnaller intramontabile e capace di conquistare finalmente il primo titolo iridato a 34 anni, cresce una nidiata di talenti impressionante, con Edwin Coratti, Mirko Felicetti e Christoph Mick che hanno già dimostrato di poter giocarsela con chiunque, con tanto di podi in Coppa del Mondo. Se aggiungiamo anche lo sfortunato Aaron March, di nuovo quarto ai Mondiali dopo la medaglia di legno a Sochi 2014, si comprende come l’Italia possa contare su un vero squadrone. Anche in questo caso, il quadro appare diverso per le donne: dopo l’avvio col botto a Carezza, dove ottenne il primo podio in carriera, Nadya Ochner si è progressivamente persa nel susseguirsi dell’annata, faticando spesso a strappare la qualificazione per il tabellone ad eliminazione diretta. A 21 anni, tuttavia, resta una grande speranza su cui investire con decisione, insieme alla promettente Elisa Profanter (classe 1997).
Sebbene un calendario balordo ne abbia limitato le apparizioni stagionali, l’Italia si è confermata una corazzata anche nello snowboardcross. Luca Matteotti, oro, e Michela Moioli, bronzo, hanno brillato ai Mondiali, con quest’ultima che nel fine settimana si giocherà anche la Coppa del Mondo. Omar Visintin, Emanuel Perathoner, Fabio Cordi, Michele Godino, Tommaso Leoni, Lorenzo Sommariva e Raffaella Brutto, inoltre, compongono una vera e propria corazzata.
Fondamentale, poi, aver ritrovato un fenomeno vero come Alessandro Pittin nella combinata nordica. Il carnico, dopo un avvio in sordina, è venuto fuori nel finale di stagione, cogliendo un argento mondiale e due podi in Coppa del Mondo. Nella sezione di fondo ha dato vita a delle rimonte ai limiti della razionalità, confermandosi di gran lunga il migliore. Per quanto riguarda il salto, ha ritrovato man mano buone sensazioni dal trampolino piccolo e, nella tappa conclusiva di Oslo, anche da quello grande. Malgrado la lunga militanza in Coppa del Mondo, Pittin resta ancora un atleta piuttosto giovane (25 anni), che probabilmente entra proprio in questo momento nella fase migliore della sua carriera. Se il prossimo anno continuerà a progredire nel salto, davvero nessun sogno potrebbe essergli precluso…Accanto al campione di Cercivento è emerso un positivo Samuel Costa, combinatista completo e con ampi margini di miglioramento nel fondo. Discreto anche il rendimento di Armin Bauer e Lukas Runggaldier, mentre all’orizzonte non si intravedono grandi ricambi.
Si conferma in crescita esponenziale il biathlon in rosa. Al di là delle pesantissime medaglie iridate, la sensazione è che sia nato un gruppo capace di aprire un ciclo, capeggiato da Dorothea Wierer e Karin Oberhofer, in attesa dell’esplosione di Lisa Vittozzi e con Nicole Gontier e Federica Sanfilippo a completare un team giovane e forse ancora non completamente consapevole dei propri sterminati mezzi. Più delicata la situazione in campo maschile, dove Lukas Hofer non si è confermato sui livelli dello scorso biennio e dove faticano ad emergere nomi nuovi da primissime posizioni.
Non sta male neppure lo sci alpino. Non inganni lo zero dei Mondiali di Vail: l’Italia in Coppa del Mondo ha sfoderato diversi atleti di vertice. Dominik Paris, malgrado la flessione delle ultime settimane, va annoverato ormai tra i big del circuito, mentre in slalom Stefano Gross e Giuliano Razzoli sono tornati al top. In gigante, inoltre, Roberto Nani continua a progredire per gradi, con i migliori ormai sempre più vicini. Dopo anni bui, inoltre, qualcosa si muove tra i giovani anche tra gli uomini: tra Coppa Europa e Mondiali juniores sono emersi alcuni velocisti intriganti e di ottime potenzialità come Henri Battilani ed Emanuele Buzzi, mentre per le prove tecniche cresce bene Simon Maurberger. Tra le donne manca una fuoriclasse vera: Federica Brignone, le sorelle Fanchini e Daniela Merighetti hanno regalato qualche podio, ma l’impressione è che sia ancora troppo poco. In rampa di lancio Marta Bassino, classe 1996 che in gigante ha conquistato qualche giorno fa ad Are il suo miglior risultato in carriera (sesta) e che in futuro potrebbe dedicarsi con profitto anche a discesa e superG. Tra le nuove leve, da monitorare la polivalente Federica Sosio, Nicole Delago e Karoline Pichler, in attesa che la cattiva sorte smetta di tormentare la sfortunatissima Sofia Goggia.
Lo short track ha nuovamente esaltato la classe straordinaria di Arianna Fontana, capace di conquistare 5 medaglie complessive ai Mondiali, di cui una d’oro. La valtellinese può essere considerata in questo momento la miglior italiana dell’intero panorama degli sport invernali. E’ vero altresì che alle spalle della fuoriclasse di Sondrio c’è poco o nulla, mentre in campo maschile l’Italia naviga ormai stabilmente in seconda fascia ad anni luce dalle big mondiali (molte delle quali, ora, sono europee, come Russia, Olanda ed Ungheria). Fino a Pyeongchang Arianna Fontana garantisce medaglie e successi: serve tuttavia la lungimiranza di programmare il quadriennio successivo che potrebbe rivelarsi gramo.
Non esaltante la stagione degli sport da budello. Nello slittino i veterani Christian Oberstolz e Patrick Gruber hanno agguantato un prezioso bronzo ai Mondiali di Sigulda, mentre Dominik Fischnaller, dopo un avvio promettente, si è letteralmente perso tra paure ed insicurezze, commettendo diversi gravi errori. Il 22enne di Maranza, ad ogni modo, resta un talento assoluto ed indiscutibile, frenato solo dall’inesperienza e, soprattutto, dal peso di un’eredità pesantissima come quella di Armin Zoeggeler. Su di lui e sul cugino Kevin, nonché sui doppisti Rieder-Rastner e Gruber-Kainzwaldner andrà costruito il futuro di un movimento che, a causa di una sempre più esasperata ricerca tecnologica (problematica per la nostra nazionale, non essendo in possesso di alcuna pista su cui effettuare test), non potrà più dominare come in passato, ma almeno ritagliarsi un ruolo più che dignitoso nel firmamento internazionale. Notte fonda nel bob, mentre nello skeleton vanno sottolineati i progressi del giovane Mattia Gaspari.
Altro sport in crescita è lo speed skating. Andrea Giovannini si installato ormai stabilmente tra i migliori 15 al mondo delle lunghe distanze, oltretutto risultando quasi sempre il più giovane tra i concorrenti che occupavano le zone alte della classifica. Il tempo è tutto dalla parte del trentino, così come del team-pursuit che ha compiuto un deciso salto di qualità, agguantando un quinto posto iridato che fa davvero ben sperare. La mass start, inoltre, ha visto emergere Fabio Francolini, fuoriclasse del mondo delle rotelle che ha conquistato un argento ai Mondiali.
E’ chiaro, naturalmente, che non sono tutte rose e fiori. Preoccupante appare l’involuzione del salto con gli sci, soprattutto al femminile: Elena Runggaldier ed Evelyn Insam, sino alla scorsa stagione atlete da top15, in grado sporadicamente di lottare anche per il podio, hanno vissuto un’involuzione tale da faticare a qualificarsi tra le migliori 30. Da dietro spinge la promettente Lara Malsiner, addirittura classe 2000. E’ ancora troppo bassa, inoltre, la competitività nel freestyle, dove qualcosa si buono si è visto solo con Silvia Bertagna nello slopestyle e Debora Pixner e Sabine Wolfsgruber nello skicross. Si difende il pattinaggio artistico: l’addio (con annessa squalifica) di Carolina Kostner pesa come un macigno, tuttavia il Bel Paese resta al vertice nella danza con Anna Cappellini e Luca Lanotte, mentre nelle coppie Valentina Marchei ed Ondrej Hotarek potrebbero sorprendere. Attenzione poi al curling: la nazionale maschile, dove l’esperto Joel Retornaz ha affiancato il talentuosissimo Amos Mosaner (classe 1995), ha colto uno storico quarto posto agli Europei e tra qualche giorno sarà chiamata all’esame iridato.
Nel complesso, dunque, l’Italia degli sport invernali è nuovamente sbocciata grazie a diverse promesse finalmente consacratesi, oltretutto con un’età media molto bassa nella stragrande maggioranza delle discipline. Tutti fattori che lasciano ben sperare in vista delle prossime Olimpiadi ed anche oltre.
I campioni su cui puntare verso Pyeongchang 2018
Arianna Fontana (short track)
Dominik Paris, Stefano Gross, Giuliano Razzoli (sci alpino)
Alessandro Pittin (combinata nordica)
Michela Moioli, Luca Matteotti, Omar Visintin, Roland Fischnaller (snowboard)
Federico Pellegrino (sci di fondo)
Karin Oberhofer, Dorothea Wierer (biathlon)
Anna Cappellini-Luca Lanotte (pattinaggio artistico)
In rampa di lancio (aspiranti campioni)
Francesco De Fabiani (sci di fondo)
Marta Bassino (sci alpino)
Mirko Felicetti, Christoph Mick, Edwin Coratti, Nadya Ochner (snowboard)
Dominik Fischnaller (slittino)
Lisa Vittozzi (biathlon)
Andrea Giovannini, Fabio Francolini (speed skating)
Le speranze
Maicol Rastelli (sci di fondo)
Debora Pixner (freestyle)
Kevin Fischnaller, Ludwig Rieder-Patrick Rastner, Florian Gruber-Simon Kainzwaldner (slittino)
Amos Mosaner (curling)
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federico.militello@olimpiazzurra.com
Luca46
18 Marzo 2015 at 00:04
Tra le speranze metterei anche Lollobrigida, Nenzi, Goggia, Pichler, Zingrle e De Aliprandini, ed Hofer nel biathlon.
Francesco Duca di Modena
17 Marzo 2015 at 22:50
Di salto con gli sci ho già parlato molto. Spendo quindi due paroline sullo sci alpino femminile.
Articolo uno: la Goggia avrebbe bisogno di un esorcismo. Scherzi a parte, spero davvero che le sue ginocchia “bioniche” si degnino di funzionare per una stagione intera senza troppe rogne, perché se come credo Schladming 2013 non è stato un caso, Sofia sarebbe un tassello importante per la “via italiana alle porte larghe” in salsa femminile.
Passando alle “certezze”, Federica Brignone dovrebbe lasciare stare lo slalom speciale e darsi con più costanza al superG, dove ha dimostrato di reggere il passo delle migliori: guadagnerebbe solo dei bei risultati. Idem spero che Nadia Fanchini continui ad insistere col gigante, dove può ancora togliersi soddisfazioni.
Tra le emergenti, quelle che mi intrigano di più sono altre due gigantiste col vizietto della velocità: Bassino e Pichler. Soprattutto Marta, che tra le under 20 in coppa del mondo quest’anno è seconda solo alla marziana Shiffrin (che però è soprattutto slalomista) e ha fatto già vedere sprazzi di gran classe, che mi richiamano alla mente la nostra grande Denise Karbon. Con la differenza che la Bassino mi sembra fisicamente più solida, con tutti i benefici che ne conseguono.
ale sandro
17 Marzo 2015 at 15:37
Editoriale molto esaustivo sulla situazione. Secondo me la cosa più positiva è stata vedere la conferma dei progressi in ognuno o quasi degli sport invernali, che avevano già evidenziato nel biennio passato un potenziale importante in molti atleti giovani.
Questa conferma è riscontrabile anche in ciò che è accaduto,parlandone più freddamente in termini di podi, nelle manifestazioni come caratteristiche più vicine a un olimpiade, e cioè i mondiali. Escluso lo sci alpino a zero negli ultimi 30 anni solo a vail/beaver creek + morioka e ai giochi casalinghi, se non mi sto sbagliando, tutti gli altri sport hanno fruttato nelle gare che saranno olimpiche 3 ori 1 argento 8 bronzi. Non male se pensiamo che 6 sport hanno portato un podio e potrebbero essere 7 con l’argento di Francolini nella mass start di pattinaggio velocità. E sarà utile vedere anche le indicazioni dal mondiale di pattinaggio artistico che ancora non si è disputato per capire a che punto sono gli azzurri. Certo un anno post-olimpico dà risultati che vanno sempre presi con le molle, ma è indubbio che ci sia ottimismo per cambiare ritmo rispetto al recente passato.